Vem Live 2023 si conferma per il system integrator di Forlì un momento di condivisione e confronto con l’ecosistema di clienti, business partner, associazioni e istituzioni. Il contesto in cui si svolge l’evento è quello del Grand Hotel Rimini, a riprova del radicamento di Vem sistemi sul territorio ma anche luogo simbolo dell’immaginario felliniano come richiamo costante al tema della visione perché sia fonte di ispirazione anche nel mondo digitale. “Impact” è il claim della giornata, ovvero immaginare un’evoluzione della tecnologia capace di influire positivamente su diversi aspetti della vita, umana e aziendale, perché “il business del futuro si farà in modo ibrido, come combinazione di innovazione tecnologica, sostenibilità, responsabilità sociale ed integrazione”.
Lo afferma nel suo discorso di apertura Stefano Bossi, amministratore delegato e general manager di Vem sistemi, proponendo le strategie da intraprendere per passare dalla visione all’azione. “Oggi fare scelte tecnologiche nel digitale è più difficile – esordisce -. In un confronto con tematiche nuove, un elevato livello di complessità anche a livello normativo e un futuro poco chiaro, sono molti i fattori esterni che impattano sul quotidiano ma anche sulla tecnologia e sul modo in cui la pensiamo”. Per trasformare l’incertezza in opportunità serve capire come favorire e assistere i processi che migliorano i benefici ottenibili, suggerisce Bossi –, “lavorando con orizzonti temporali diversi su tre direttrici principali: efficienza, intesa come “more and better” a parità di risorse umane e di asset tecnologici; crescita, da rendere sostenibile e responsabile anche finanziariamente; evoluzione, come svolta innovativa. Per guidare queste tematiche, dobbiamo reinventare i business model, anticipare i trend, adottare un nuovo modo di declinare il cloud e le tecnologie pioneristiche con investimenti sostenibili e responsabili”.
A fronte di questa complessità e scarsa visibilità futura, semplicità è la parola che identifica la mission di Vem sistemi, definita un decennio fa per facilitare l’integrazione e aiutare i clienti a focalizzarsi sul business. Interviene sulle potenzialità di semplificazione del cloud Marco Bubani, direttore Innovazione Vem sistemi: “Usare tecnologie molto complesse in modo semplice favoriti dal cloud computing che continua a crescere al ritmo del 18% anno su anno e resiste a tutte le crisi. Le imprese stanno premiando il cloud, anche pubblico, con le componenti storiche – PaaS, SaaS, IaaS – che crescono di più, adottate in modo crescente e inaspettato anche nel manifatturiero così come nella PA”.
Una strategia cloud che si rafforza oggi con l’acquisizione del managed cloud provider Neen messa a segno lo scorso luglio. Vem sistemi lavora a quattro mani con Neen per fondere le competenze e scegliere il percorso verso il cloud da tarare sulle necessità di business delle imprese. Marco Zani, amministratore delegato di Neen, commenta così l’operazione:“Vem sistemi arriva dal basso, dalla parte del network e dell’infrastruttura, Neen arriva storicamente (è nata nel 2005) dalla parte applicativa, dal mondo DevOps e dello sviluppo, per passare poi nel 2020 al cloud in modo intensivo; con Vem sistemi ci si incontra a metà strada, in quell’ambito che rappresenta la nostra vecchia passione di tecnologia e infrastruttura dove speriamo di fare insieme grandi cose”. La nuova realtà conta 20 dipendenti circa e porta così a 380 il numero dei dipendenti di Vem sistemi.
“Oggi possiamo dichiarare completa quella che definiamo la 4 pillar strategy – composta da Vem sistemi, Certego, Mydev e Neen –, includendo il tassello mancante della cloud integration che rafforza il ruolo di system integrator ma anche di advisor per la progettazione, realizzazione e gestione di architetture IT più scalabili, sostenibili, resilienti, ibride e indipendenti”, dichiara Bossi. Strategia che prosegue con pinvestimenti in tecnologie e formazione – con un’Academy sul territorio per supportare l’ecosistema dei partner nello sviluppo e ricerca dei talenti -, della digitalizzazione degli stabilimenti industriali e dell’OT security, ma sempre all’insegna dell’autonomia decisionale.
Modelli digitali di sostenibilità
Le due sfere, digitale e sostenibilità, devono andare di pari passo se vogliamo che lo sviluppo soddisfi i bisogni di oggi senza compromettere le generazioni future. E’ questo il messaggio sottolineato da Valentina Ciurlante, sustainability specialist: evolution guide & community catalist di Nativa che parla di sostenibilità ambientale in uno scenario globale drammatico e sfidante. “27 anni ci separano da quella neutralità climatica che la comunità europea ci ha posto come obiettivo difficilissimo entro il 2050 e che richiede un’ondata di evoluzione importante per arrivare all’equilibrio tra le quantità di gas serra immesse nell’atmosfera e quelle assorbite. Bisogna far sì che il riscaldamento globale si attesti sotto il +1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali per garantire la vivibilità del pianeta Terra. 1,75 sono le terre che consumiamo in un anno come umanità e l’earth overshoot day, il giorno dell’anno in cui terminiamo le risorse a disposizione, arriva sempre prima; negli anni 70 bastava una terra a soddisfare le nostre necessità, oggi quella data arriva in piena estate. Allora deve cambiare il modello di business – incalza Ciurlante – basato ad oggi su una crescita infinita a fronte di risorse limitate, per diventare un business rigenerativo, ovvero input minore di output. Molte aziende, con l’Italia pioniera, stanno già andando in questa direzione, adottando un benefit model che crea valore per gli azionisti e gli stakholder con l’impegno sulla misurazione degli impatti, per perseguire un beneficio comune”.
“Il digitale può restituire produttività alle comunità in cui operiamo, migliorando l’aspettativa e la qualità della vita e diventando più sostenibile – dichiara Gianmatteo Manghi, amministratore delegato Cisco Italia –. Questa è la promessa del digitale che Cisco vuole contribuire a mantenere insieme a partner, clienti, istituzioni, startup, università e tutti i soggetti coinvolti che vogliono partecipare alla trasformazione”. Sono cinque le aree di investimento sulle quali Cisco si sta concentrando: le applicazioni, diventate i nuovi strumenti per l’erogazione del business e dei servizi ai cittadini e per questo da monitorare con full-stack observability (l’acquisizione di Splunk va in questa direzione); il modello di lavoro del futuro che deve favorire un maggiore coinvolgimento delle persone con uffici fisici o remoti sempre più collaborativi; le infrastruttura di rete basate su un approccio network as a plaftorm; la cybersecurity, fulcro dell’attività di Cisco e dei suoi 500 ricercatori, la cui offerta punta alla semplificazione; e la sostenibilità come tema trasversale per un’innovazione di processo e prodotto con sistemi di economia circolare.
“Qualunque sforzo sarà necessario dovrà essere fatto – afferma Gianluca Dettori, chairman & Partner Primo Ventures Sgr –. Dovremo cambiare il modo in cui viviamo, lavoriamo, produciamo cibo, consumiamo le risorse; tutto il mondo intorno a noi dovrà essere reingegnerizzato. E ciò dovrà accedere su tre aspetti: cultura, soldi e tecnologia. Sul tema dei finanziamenti, Dettori fa un provocatorio parallelo tra unicorni e zebre, ovvero quantità e qualità, e afferma: “I metodi Esg sono le tre macro aree di analisi su cui la finanza analizza le imprese e le startup perché è dimostrato che chi opera sulla base di questi elementi performa meglio e attrae i migliori talenti”.
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