Le infrastrutture digitali sono alla base dell’evoluzione economica, sociale e ambientale. E tra quelle considerate critiche le reti di comunicazione occupano necessariamente i primi posti, perché abilitanti la possibilità di utilizzare infrastrutture IT, logistiche, di servizio. In questo scenario, Ericsson conferma il ruolo strategico della propria attività di ricerca e sviluppo in Italia che occupa un ruolo di rilievo nel panorama globale dell’azienda, grazie ai tre centri di eccellenza di Genova, Pagani (in provincia di Salerno) e Pisa, che impiegano complessivamente circa 600 persone e costituiscono uno dei più grandi team di R&S del settore Ict privato italiano. La direzione della Ricerca e Sviluppo italiana è affidata ad Alessandro Pane, che guida un ecosistema di innovazione capace di integrare competenze scientifiche, progettuali e industriali, in sinergia con il mondo accademico e con partner pubblici e privati. E il contributo dei ricercatori italiani si rivela essenziale nello sviluppo dei portafogli di soluzioni globali dell’azienda nei settori Networks e Cloud Software & Services. Da questi laboratori nascono, infatti, alcune delle soluzioni più avanzate per efficienza energetica, sicurezza, compattezza e bassa latenza, adottate dai principali operatori di telecomunicazioni a livello mondiale.

Più nello specifico, il centro R&S di Genova, attivo dal 2006 rappresenta un ecosistema di innovazione che ospita università, startup e centri di ricerca come l’Istituto Italiano di Tecnologia. Ericsson è stata tra le prime aziende a credere nel potenziale di quest’area, contribuendo a creare un polo di ricerca di livello europeo. Al suo interno operano laboratori hardware, una centrale 5G e un Innovation Garage dedicato alle attività di co-innovazione. Vengono sperimentate tecnologie emergenti per rendere le reti mobili più intelligenti, flessibili e sostenibili, e per sviluppare modelli di collaborazione tra industria, ricerca e territorio. A Pisa si concentra invece la ricerca più avanzata sulla rete di trasporto e sulla fotonica integrata, elementi strategici per le prestazioni delle reti di nuova generazione. Il centro, ospitato nel campus del Cnr, rappresenta un laboratorio di sperimentazione per le architetture di rete che evolveranno verso il 6G, un ambito in cui l’Italia contribuisce direttamente alle roadmap globali di Ericsson, mentre Le competenze in ambito ottico e fotonico permettono di affrontare temi cruciali come l’aumento esponenziale della capacità trasmissiva e la riduzione dei consumi energetici.

Infine, il centro di Pagani, in Campania, è uno dei siti più longevi e specializzati della rete Ericsson, con una storia di oltre 35 anni. I ricercatori di Pagani guidano a livello mondiale l’innovazione delle tecnologie Axe, sono i sistemi di commutazione digitale che permettono di gestire e instradare in modo efficiente il traffico voce e dati su reti fisse e mobili. Negli ultimi anni il centro ha assunto anche un ruolo di riferimento nel campo della cybersecurity applicata alle telecomunicazioni, contribuendo allo sviluppo di soluzioni di sicurezza end-to-end per la protezione dei sistemi di rete dal 2G al 5G e per la connettività IoT. Inoltre, il team di Pagani è responsabile della piattaforma Ericsson per la distribuzione di software nei nodi di rete (licensing), che consente agli operatori di adottare modelli di business più flessibili e cloud-based e di integrare tecnologie emergenti come blockchain. Le collaborazioni con le Università di Napoli Federico II e di Salerno consolidano ulteriormente il legame tra il centro e il tessuto accademico del territorio.
Sono i numeri a documentare l’importanza del lavoro svolto. I tre centri di ricerca Ericsson in Italia incarnano un modello di innovazione distribuita e collaborativa. Le ricercatrici rappresentano il 23% del totale, e dal 2000 a oggi sono stati depositati oltre 1.000 brevetti, con una media di 50-60 nuove invenzioni all’anno. Undici brevetti riguardano l’applicazione dell’intelligenza artificiale e del machine learning alle telecomunicazioni, e nel 2025 è stato creato un team multidisciplinare dedicato proprio a questi ambiti, che unisce competenze dei tre poli per accelerare l’adozione di AI nella gestione e ottimizzazione delle reti.
Innovation Days, i progetti del team ricerca e sviluppo Ericsson
E’ proprio Pane a raccontare i progetti più recenti, presentati in due giornate di confronto tra ricercatori, partner industriali e mondo accademico, in occasione della XIV edizione di R&D Italy Innovation Days di Ericsson – ospitata per la prima volta presso il centro di Pagani. Sono progetti che parlano di innovazione tecnologica, sostenibilità e sicurezza, reti, piattaforma 5G (verso il 6G). Progetti che coniugano AI e machine learning nei sistemi di rete, condotti in collaborazione con università e partner internazionali, per trasformare la ricerca in soluzioni concrete con un’infrastruttura digitale più aperta a misura di futuro. Tra le aree chiave: cognitive networks, AI per le telecomunicazioni, sicurezza delle reti 5G per l’industria e per la sanità. Entriamo nei dettagli.
“Le reti mobili sono il motore invisibile dell’economia digitale, e l’intelligenza artificiale oggi ne è il nuovo acceleratore – spiega Pane. E la ricerca che portiamo avanti nel nostro Paese contribuisce a rendere le reti sempre più programmabili, sicure e sostenibili, con benefici per persone, imprese e società”.
Molti di questi progetti nascono negli Innovation Garage – i laboratori tecnologici di Ericsson aperti a dipendenti, studenti, startup e imprese del territorio, nei quali si mette a sistema la stretta collaborazione di Ericsson con l’ecosistema di innovazione italiano. E tra i progetti presentati a Pagani, spiccano le applicazioni della ricerca per la gestione autonoma delle reti “cognitive”. “Abbiamo mostrato come una rete possa riconfigurarsi da sola in funzione dei bisogni – racconta Pane –. In un evento sportivo, ad esempio, la rete ideata può essere in grado di incrementare automaticamente la capacità delle celle intorno allo stadio, evitando congestioni e garantendo prestazioni costanti”. In un altro caso, la simulazione di un sistema di raccolta rifiuti intelligente ha dimostrato come la rete possa integrare i dati provenienti da sensori IoT per ottimizzare percorsi e ridurre le emissioni di CO₂, traducendo la digitalizzazione in un beneficio ambientale immediato.

Un’altra dimostrazione di grande impatto riguarda l’integrazione tra 5G e connettività satellitare. “Abbiamo realizzato una sperimentazione in cui un utente, imbarcato su una nave da crociera, continua a comunicare senza interruzioni anche in mare aperto, grazie allo scambio automatico di segnale tra rete terrestre e satellite – spiega Pane –. È la prova di come la connettività possa diventare davvero illimitata e globale”.

La sicurezza rimane un altro pilastro della ricerca italiana. A Pagani è stato sviluppato un progetto che utilizza machine learning e AI generativa per individuare comportamenti anomali all’interno delle reti, potenziando l’approccio zero trust e la protezione contro gli attacchi informatici. “Gli attacchi alle infrastrutture di rete sono quotidiani – sottolinea Pane –. L’intelligenza artificiale ci consente di anticiparli, identificare i nodi vulnerabili e proteggere in modo proattivo i servizi più critici, dalle comunicazioni d’emergenza alla guida autonoma”. Le applicazioni più vicine al sociale mostrano invece come le tecnologie di rete possano migliorare concretamente la vita delle persone. La culla intelligente Kokono, nata in collaborazione con De-LAB e STMicroelectronics, integra sensori biometrici e sistemi IoT per monitorare la salute dei neonati (per esempio è già stata sperimentata nelle aree rurali dell’Uganda), segnalando automaticamente eventuali sintomi di malaria o polmonite. “È un progetto che ci sta molto a cuore – afferma Pane – perché dimostra come la connettività possa salvare vite, anche dove la tecnologia è scarsa”.

Dalla sanità alla mobilità, l’approccio è lo stesso: usare la rete come piattaforma per innovare. In collaborazione con il Bourelly Group, Ericsson ha equipaggiato ambulanze con sistemi 5G e algoritmi di intelligenza artificiale in grado di analizzare in tempo reale gli elettrocardiogrammi dei pazienti e confrontarli con migliaia di tracciati preesistenti. “L’obiettivo è aiutare il medico a formulare diagnosi più rapide e precise già durante il trasporto verso l’ospedale”, spiega Pane. La ricerca non si ferma qui. A Pisa, i laboratori stanno sperimentando soluzioni basate su fotonica integrata per aumentare la capacità di trasmissione e ridurre i consumi energetici delle reti di trasporto. A Genova, l’Innovation Garage e il laboratorio hardware all’interno del Parco degli Erzelli favoriscono la co-innovazione con startup e università, mentre a Pagani continua lo sviluppo delle tecnologie di cybersecurity e software licensing per reti mobili e IoT. “Il nostro obiettivo – conclude Pane – è far sì che ogni idea possa diventare un prototipo, e ogni prototipo un passo concreto verso le reti del futuro. L’Italia è oggi una delle punte di diamante della ricerca Ericsson nel mondo: abbiamo dimostrato che talento e innovazione non conoscono confini geografici, ma soltanto la capacità di fare sistema”. Dati alla mano i centri di ricerca Ericsson in Italia sono a livello mondiale al terzo posto per numero di brevetti validati, ma il nostro Paese avrebbe bisogno di un maggior supporto da parte delle istituzioni perché i fondi per la ricerca erogati da Ericsson vengono distribuiti in relazione all’ecosistema accademico – buono -, all’accoglienza del territorio – favorevole -, ma anche in relazione poi al sostegno degli enti pubblici per la ricerca… E su questo si potrebbe fare meglio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA











































