Si chiude una settimana che, più di altre, ha alzato il vociare su blockchain, ovunque. Se ne parla a convegni, come di un fenomeno non più sinonimo di bitcoin (orami è chiaro a tutti), in cerca di maggiore concretezza, ancora di nicchia ma destinato a diventare di massa in tempi brevi. E’ vero, la blockchain sta crescendo a partire dal mondo bancario e finance, inizialmente scettico, che la valuta per cambiare l’approccio nei confronti del cliente, ripensando ai servizi. O nel mondo Agrifood, dove la tracciabilità alimentare è un elemento sempre più importante. O nel mondo Energy…. Un po’ ovunque, perché blockchain poggia su tre fattori che cittadini, consumatori, aziende cercano: fiducia, trasparenza e autenticità.
Ma la nostra attenzione questa settimana cade su due iniziative, una in dirittura d’arrivo e una ai nastri di partenza, che allargano la visione di blockchain a progetti diversi, non solo legati a grandi vendor di tecnologia o a grandi aziende multinazionali. Perché c’è sempre più la sensazione che la blockchain vera possa esser fatta da attori diversi, sconosciuti ai più.
La prima iniziativa riguarda la blockchain per il sociale.
Si chiudono in questi giorni (il 25 giugno) le candidature per il premio messo in palio dall’Unione Europea, di 5 milioni di euro ripartiti in 5 premi da 1 milione, per progetti destinati al bene comune, aperto a tutti, startup, centri di ricerca, organizzazioni della società civile. Il premio “Blockhains for social good” ha criteri stringenti di selezione, per progetti che abbiano impatto sociale positivo per la comunità, in termini di trasparenza, responsabilità, sicurezza, privacy: progetti di democrazia partecipativa, di economia collaborativa, di inclusione finanziaria, di trasparenza della spesa pubblica… Recita la nota descrittiva europea: “Internet ha abilitato la creazione di piattaforme centralizzate, come quelle utilizzate per i social network, i motori di ricerca o il cloud. Ma questa centralizzazione espone potenzialmente i dati personali ad abusi sia con obiettivi commerciali sia con obiettivi politici da parte di chi detiene o controlla le piattaforme. Le tecnologie blockchain supportano metodologie decentralizzate per condividere, memorizzare e rendere sicure le transazioni senza intermediari attraverso reti distribuite, come è Internet stessa. I meccanismi di decentralizzazione sicura basati su blockchain sono quelli che possono consentire ai cittadini di mantenere il pieno controllo sui loro dati personali”.
La seconda iniziativa porta la data del 19 giugno: il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre) ha stabilito di istituire l’Osservatorio Italiano sulle politiche in materia di blockchain, “che rappresenterà il punto di riferimento italiano per la promozione di progetti relativi allo sviluppo della tecnologia blockchain in Italia e in Europa”.
Una decisione in controtendenza alla non adesione dell’Italia alla European Blockchain Partnership lanciata ad aprile con 22 paesi aderenti, che ha visto aggiungersi questo mese anche la Danimarca, a testimoniare che si può anche cambiare idea nel corso del tempo. Presto per dire se questa mossa italiana possa essere di avvicinamento al progetto europeo, nato per promuovere la collaborazione in campo blockchain tra i vari paesi dell’Unione. Vedremo.
Certo è che la mappa dei progetti in corso su blockchain, creata dall’European Blockchain Observatory & Forum lo scorso febbraio, la dice lunga sul fermento in atto (il Commissario Europeo per l’Agenda Digitale l’ha definita “uno degli archivi più completi sulla blockchain“).
Guardatela: è una mappa interattiva, con filtri di ricerca per tipo di iniziativa (open source, aziendale, governativa, consorzi, no profit, accademici… ), attività (cybersecurity, beni comuni, previsioni, governance, votazioni…), stato del progetto (pilot, live, Poc…). Spesso il puntatore è su Lussemburgo, ma anche sulle altri capitali europee. Roma inclusa. Giocateci un po’ e leggete i profili delle aziende che fanno i progetti, per lo più sconosciute, come molti sponsor (poche le aziende IT). Si apre un mondo.
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