Sono diversi i gradi di maturità con cui le aziende e le organizzazioni in generale abbracciano la trasformazione digitale. Questo perché l’effettiva operatività delle iniziative è ostacolata da una serie di barriere. Tra queste la carenza di competenze forse è la più importante, ma anche l’ostinazione a reiterare politiche e metodologie consolidate che di fatto sono obsolete. Mano a mano però che le tecnologie maturano si fa strada la possibilità di trovare un equilibrio tra i nuovi processi e i bisogni concreti.

Gartner, tra i progetti e le tecnologie in grado di offrire una spinta significativa in questo senso identifica blockchain. Ne conosciamo già i vantaggi nell’ambito che ha aiutato a farla conoscere, le cryptovalute e il fintech. Oggi sono riconosciuti anche diversi casi di utilizzo per quanto riguarda il controllo della filiera nell’ambito agroalimentare, meno invece si parla dei vantaggi di blockchain per quanto riguarda gli impatti sugli smart contract, i contratti intelligenti, soprattutto in relazione con i processi decisionali analitici e la qualità dei dati.

La pulizia dei dati con blockchain e smart contract

Con il crescere infatti del numero e della natura di fonti dati, quindi anche della tipologia di informazioni, ci si trova a sostenere sfide importanti anche solo nell’identificazione puntuale e nell’inventario più adeguato delle risorse di dati distribuiti. La qualità in questo senso rappresenta una discriminante importante, anche solo poi per il bisogno di soddisfare i requisiti normativi. Chi si preoccupa degli investimenti nell’ambito data&analytics ha bisogno di trovare una soluzione per queste sfide.

Lydia Gartner
Lydia Clougherty Jones, senior research director di Gartner

Lydia Clougherty Jones, senior research director di Gartner, spiega a questo proposito: “Quando un’organizzazione adotta contratti intelligenti blockchain – sia come scelta interna di processo, sia quando si tratta di una scelta imposta dall’esterno (per esempio per adeguarsi alla filiera) beneficia di un incremento della qualità dei dati, un ritorno da qui al 2023 destinato a crescere del 50% entro il 2023″. Proviamo a spiegare. 

Tra le funzionalità più interessanti di blockchain, la possibilità di sfruttare libri mastri decentralizzati permette non solo di registrare i dettagli delle transazioni ma anche di facilitare la gestione e l’implementazione delle transazioni stesse.

Gli smart contract, semplicemente software/programmi per computer o anche solo protocolli basati su blockchain facilitano, verificano ed eseguono processi aziendali innescati da specifici eventi, da transazioni a catena, o anche da interazioni con altri contratti intelligenti.

Per questo sono in grado di distribuire i dati tra gli utenti autorizzati a riceverli nel sistema di rete peer-to-peer. Si elimina burocrazia, si tutelano gli attori coinvolti, si garantisce l’integrità dei dati.

Vi sono ovviamente condizioni e clausole da rispettare perché il contratto si attiva solo quando tutte le condizioni sono ottemperate, ma tutto avviene in automatico, senza bisogno di interventi dall’esterno. Precisione, risparmio e sicurezza sono salvaguardate. In uno scenario ideale i contraenti identificano l’ambito del patto, stendono il contratto intelligente con condizioni ed effetti, lo inseriscono sulla blockchain ed è la blockchain a garantire il rispetto delle regole, infine con l’esecuzione del contratto si aggiorna anche la catena. 

Come funzionano gli smart contract

Gli smart contract infatti “assemblano” i documenti e riducono al minimo l’immissione dei dati. Il software di automazione provvede poi anche a “rigenerare” per alti scopi le informazioni contenute, per esempio attraverso la predisposizione da parte degli utenti di una query ad hoc. La più antica definizione rintracciabile in merito, è forse quella di Nick Szabo (studioso di diritto ed informatico) che nel 1994 li definì come “protocolli di transazione informatizzati che eseguono i termini contrattuali”. Come dire: quello che si stipula è fissato in modo informatico e come tale non ha bisogno di interpretazioni da parte di terze parti.   

E’ all’interno degli smart contract stessi che sono definiti i termini e le condizioni che dettano la disponibilità dei dati generati dalle successive transazioni del contratto, dati che possono essere disponibili o meno ma che in ogni caso determinano la posizione di svantaggio di quelle aziende che non partecipano all’evoluzione dei processi con la blockchain.

Gartner però avverte che proprio in relazione alle caratteristiche di garanzia degli smart contract anche la disponibilità complessiva dei dati potrebbe diminuire del 30% da qui al 2023. “Gli smart contract migliorano la trasparenza, la velocità e la granularità stessa del processo decisionale – prosegue l’analista – e quindi alla fine anche la qualità del processo decisionale”, perché il processo di verifica continua sui dati, intrinseco nella tecnologia li rende anche più accurati e affidabili.

Gli smart contract su blockchain sono inoltre non revocabili e immutabili e impongono impegni vincolanti attraverso il codice binario. In ambito finance/fintech permettono di automatizzare le funzioni di intermediazione e quindi contribuiscono anche alla riduzione delle commissioni.

Per questa serie di motivi secondo gli analisti gli smart contract sarebbero da implementare anche solo per abilitare semplici processi aziendali, per esempio per distribuire i dati di pertinenza alle specifiche figure professionali in azienda, ma anche per la stesura e la stipula di piccoli contratti di esecuzione. Un vantaggio ancora più esteso è immaginabile pensando al coinvolgimento dei partner che fanno parte di un ecosistema predefinito e predefinibile, quindi non solo in ambito bancario, ma anche per le contrattazioni immobiliari, assicurative, i contratti con le utility.  

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