E’ il grande alleato di questa emergenza il Digitale. Senza dubbio. Nelle letture, nella spesa, nello smartworking, nella PA, nel lavoro quotidiano, nelle video chat con colleghi, famigliari, giovani e anziani. Entrato nelle corde di molti, con una dimestichezza il mese scorso insospettabile, anche nella PA ha accelerato il lavoro agile e un cambio di mentalità. Lo ripetiamo da settimane: il senso civico (in questa emergenza Covid-19 in cui medici e personale sanitario in prima linea raccolgono la nostra infinita gratitudine) trova nel Digitale un motore potente per portare avanti quarantena, attività, aziende, uffici pubblici, ospedali, economia, vita reale, relazioni, dando un senso di appartenenza unico.
E negli ultimi giorni?
Si continua a fare leva sulla solidarietà avviata dal Ministero dell’innovazione (che vede ogni settimana allungarsi la lista di aziende e di associazioni che mettono la tecnologia al servizio dell’emergenza sanitaria e dei cittadini), crescono le donazioni di aziende Ict, system integrator e associazioni di filiera a ospedali e ricerca (non ne cito alcuni per non dimenticarne altri, ma seguiamo con stima chi si impegna), si fanno concrete soluzioni ideate da startup per realizzare materiale sanitario (valvole per gli ospedali, mascherine, guanti).
Da ieri la lista dei solidali si è allungata, annoverando anche i grandi player che entrano nelle nostre case quotidianamente – Amazon, Youtube, Netflix – rispettosi delle ultime direttive emanate nel weekend che riguardano la chiusura delle attività non essenziali in Italia e in molti Paesi europei. Ecco le loro decisioni.
Netflix (regina dello streaming online) abbassa la qualità dei propri film da HD a standard per garantire a Internet un funzionamento ottimale per attività primarie, lavorative, sanitarie, più cruciali dell’entertainment.
Lo stesso fa Google con Youtube, rispondendo all’appello della Commissione Europea, di ridurre il bit rate sui flussi di streaming in Europa per 30 giorni, per decongestionare il traffico dati, fondamentale per lavorare da remoto. Seguono Facebook, Instagram, Apple TV, Disney + al lancio…..
Amazon (regina indiscussa dell‘e-commerce) fa un passo indietro nella consegna dei beni non primari e uno salto avanti nella consegna dei soli beni di prima necessità a partire da domenica 22 marzo, limitando tutti gli ordini, in Italia e Francia.“Apprezziamo la tua comprensione in questo momento in cui diamo priorità ai prodotti di cui i clienti hanno più bisogno – precisa l’azienda di Bezos sul proprio sito -. Così come i clienti utilizzano l’e-commerce come strumento utile ai loro sforzi di distanziamento sociale, anche noi abbiamo adottato misure specifiche di distanziamento all’interno dei nostri centri di distribuzione affinché i nostri dipendenti possano lavorare in sicurezza. La combinazione di questi due elementi ci richiede di concentrare la nostra capacità disponibile sui prodotti che hanno la massima priorità e, a partire da oggi, smetteremo temporaneamente di accettare ordini su alcuni prodotti non di prima necessità sia su Amazon.it che su Amazon.fr. Questa decisione consente ai nostri dipendenti dei centri di distribuzione di focalizzarsi sulla ricezione e spedizione dei prodotti di cui i clienti hanno più bisogno in questo momento”. Potranno ancora essere acquistati, senza limitazioni di spedizioni e consegne, articoli per bambini, apparecchiature per la salute, articoli per la bellezza e la cura della persona, beni alimentari, prodotti per la casa, forniture industriali e scientifiche, materiale e cibo per animali domestici e i clienti potranno ancora ordinare dai partner di vendita che effettuano direttamente le spedizioni.
Il tutto in una settimana in cui l’e-commerce, ha visto impennare le vendite del +97,2% e la grande distribuzione organizzata ha registrato una crescita del +16,4% rispetto allo stesso periodo 2019 (fonte Nielsen), con comportamenti impennati al Sud (+28,4%), a Nord-Est (+18,6 %), Centro (+16,8%) e Nord-Ovest (+10,1%). Comportamenti dettati, secondo gli analisti di Gfk, dalla crescente preoccupazione legata al coronavirus (+11%) che spinge per uno scontrino medio più alto del solito (+26%) accompagnato da una maggiore oculatezza negli acquisti. Ne uscirà un consumatore ridefinito, “post-traumatico”, che deciderà in base a nuove abitudini, nuove paure, nuovi stili di vita anche oltre l’emergenza. Anche online.
Credo che le aziende Digital stiano questa volta facendo in modo che la tecnologia faccia davvero il suo compito: dare risposte utili ai bisogni umani. E quel “apprezziamo la tua comprensione” scritta sul sito di Amazon io lo avrei spinto oltre: “Guai a te se non comprendi”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA