In questi giorni di emergenza sanitaria Covid-19, lo smart working rappresenta, laddove possibile, un valido rimedio al blocco produttivo imposto alla gran parte delle imprese. In Italia, in particolare, milioni di cittadini stanno utilizzando questa modalità di lavoro agile che, per alcuni era già acquisita, molti altri la sperimentano solo oggi.
Ma una volta passata questa fase critica, lo smart working è destinato a consolidarsi nel tempo? E l’Italia è in grado di superare questo test generale?
Lo chiediamo ad Armando Trivellato, VP Iberia, Italy, Russia CIS, Itsag, Middle East e Africa di Poly, da sempre a contatto diretto con queste dinamiche, come membro di un’azienda che ha la propria mission nella comunicazione a favore della collaborazione umana.
Lo smart working che avanza
“Quello attuale è il più grande esperimento globale di telelavoro al mondo, che porterà senza dubbio ad un’evoluzione radicale dell’approccio al lavoro – esordisce Trivellato -. Lo smart working è praticato da tempo a livello globale, adottato inizialmente dalle grandi aziende e regolamentato negli Usa sin dal 1998. Molte altre nazioni sono arrivate dopo; come l’Italia, dove di lavoro agile si parla da anni registrando anche un suo maggiore utilizzo, ma dove la regolamentazione è arrivata solo nel 2017 quando l’onda era già partita. Nel nostro Paese permane una resistenza culturale, unita ad una scarsa conoscenza degli investimenti necessari per implementare questa nuova modalità lavorativa, soprattutto nelle Pmi, che ne ostacolano una più ampia diffusione”.
Gli strumenti sempre più evoluti, in grado di fornire piattaforme per conference call, interazioni, lezioni a distanza, videoconferenze, dimostrano però proprio in questo momento che il telelavoro funziona e rende più produttivi, diventando un fattore imprescindibile per il business delle imprese e per l’intera economia nazionale. “La risposta è dunque sì, penso che registreremo un cambio di tendenza e che lo smart working si consoliderà alla fine di questa crisi e diventerà una costante, modificandosi e radicandosi sempre più. Si supererà anche la logica attuale che vede la sua adozione legata soprattutto alla riduzione dei costi per le imprese, per andare verso un suo apprezzamento come tramite per un benessere collettivo”.
Concetto di spazio produttivo
Per Poly, smart working significa essere produttivi ovunque, concetto che si lega a quello della trasformazione dello spazio. Uno spazio che in questi giorni è rappresentato sostanzialmente dagli ambienti domestici, ma che non ha una connotazione unica, spiega Trivellato.
Uno spazio in cui si è anche esposti a suoni o distrazioni esterne. La cancellazione del rumore acustico nell’ambiente circostante è un altro elemento estremamente importante da considerare secondo Poly, che su questo si focalizza da tempo.
“La tecnologia non deve ostacolare la collaborazione, ma favorirla – dichiara il manger -. Nella nostra filosofia, lavorare in modo flessibile significa farlo dove si ritiene più opportuno. Un sistema lavorativo che mettiamo in pratica anche all’interno della nostra azienda da moltissimi anni (quando, prima di divenire Poly, Plantronics e Polycom erano ancora due realtà distinte), con una serie di benefici collaterali, che vanno dal migliore equilibrio tra lavoro e vita privata dei dipendenti, alla riduzione dei tempi per gli spostamenti, ad un minore impatto sull’ambiente”.
Per rendere realizzabile tutto ciò, le aziende hanno però bisogno di connettersi su wi-fi protetti e strutture di rete che consentano di lavorare da remoto, che si tratti di ufficio, casa, ma anche macchina, bar, strada, o qualsiasi altro luogo.
Vanno pertanto garantite sia la compatibilità tecnologica tra dipendenti che tra loro e clienti, partner o interlocutori al di fuori della rete, attraverso piattaforme di comunicazione unificate. Non tutti infatti usano ad esempio le stesse configurazioni di video conference, e bisogna pertanto assicurarsi che le piattaforme si integrino con tutta la gamma di tecnologie di UCC. Nella videoconferenza, in particolare, investire in soluzioni che puntino su qualità audio e chiarezza visiva diviene strategico. “I risultati dimostrano che i team, che utilizzano la videoconferenza per collaborare, non solo condividono le informazioni più velocemente, ma riducono anche il time-to-market per l’implementazione di prodotti o servizi”, spiega Trivellato.
Unified communication semplificata
I sistemi di videoconferenza e collaborazione non richiedono oggi grossi investimenti, costose programmazioni per complessi touch-panel e non necessitano neppure di professionista IT per gestirli, spiega Trivellato. Il loro standard virerà sempre più sulla facilità d’uso. Un nuovo trend favorito dal crescente uso di artificial intelligence e machine learning, sistemi intelligenti in grado di arricchire e migliorare le soluzioni stesse.
Poly risponde con sistemi di videoconferenza che abbiano due caratteristiche fondamentali: siano facili da usare e compatibili con più servizi di videoconferenza, tra cui Zoom, Microsoft Teams, Skype for Business e Cisco Webex, in modo che chiunque possa aderire indipendentemente dall’applicazione che utilizzano.
In particolare, la nuova linea di dispositivi video, è progettata per semplificare l’esperienza di entrare nelle sale virtuali di Poly Studio X30 e Poly Studio X50 e iniziare una riunione in modo semplice e immediato. Spiega Trivellato: “soluzioni che abbinate all’esperienza nativa di Zoom semplificano l’implementazione per gli amministratori IT, fornendo al contempo agli utenti finali un’esperienza ottimizzata”.
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