I dati, la fotografia del mercato, gli andamenti racchiusi nel rapporto “Digitale per l’Italia 2020” tornano sui temi che raccontiamo da mesi. Ma con qualcosa di nuovo: non solo offrono una analisi approfondita dello scenario e delle aspettative per il prossimo anno (vi invito a leggere dati e previsioni commentate dagli analisti che hanno curato la ricerca) ma sottolineano anche gli assi di intervento necessari per una rinnovata politica digitale, che riguarda imprese e fornitori, PA e cittadini, domanda e offerta di tecnologia e servizi. Ne hanno parlato stamattina da un palco tutto virtuale esperti e analisti alla presentazione del Rapporto “Digitale per l’Italia 2020” realizzato da Anitec-Assinform in collaborazione con NetConsulting cube, che ogni anno fotografa il mercato in Italia. Quest’anno a valle dell’emergenza Covid-19, tutt’altro che conclusa.

Perché è sotto gli occhi di tutti quello che sottolinea Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim e vicepresidente di Confindustria con delega per il digitale.
La storia degli ultimi 100 giorni insegna: l’emergenza da una parte ha reso ancora più urgente colmare le lacune evidenti (digital divide, accesso alla rete anche nelle aree bianche, lentezza della burocrazia a danno del sistema produttivo, sanità poco digitale, PA e aziende non abbastanza preparate allo sforzo digitale richiesto) dall’altra ha messo in luce il grande potenziale nascosto. “Il digitale nell’emergenza non ha mai smesso di funzionare – esordisce Gubitosi -. Siamo partiti da condizioni di svantaggio ma abbiamo saputo reagire tempestivamente alle necessità”. “Ma dobbiamo fare presto – incalza -: la transizione digitale non può più essere rinviata, è un’urgenza del Paese, così come sono imprescindibili per questa trasformazione la rete a banda ultralarga e il 5GQuello che preoccupa non è solo l’intensità della crisi ma anche la sua durata, è importante che ci sia una ricostruzione creativa e in questa fase è necessario che la liquidità arrivi subito alle imprese. Il digitale va innestato ovunque: le tecnologie offrono massimo valore solo se integrate in tutto il sistema produttivo”.

Luigi Gubitosi, amministratore delegato di TIM - Giancarlo Capitani, presidente NetConsulting cube - Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform
Luigi Gubitosi, amministratore delegato di TIM – Giancarlo Capitani, presidente NetConsulting cube – Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform

La foto dell’intero sistema produttivo è scattata da una rilevazione Istat di marzo 2020, che delinea un quadro della gravità dello scenario in cui ci troviamo, guardando alle attività sospese a causa dell’emergenza sanitaria: l’impatto è stato molto forte nel comparto Industria in generale e in particolare nelle regioni a maggiore vocazione industriale, mentre il comparto dei Servizi (a base immateriale) sembra essere stato più resiliente in questa fase critica. “Tra l’incertezza sulla ripresa dei mercati e l’Ocse che arriva ad ipotizzare un -14% del Pil nell’ipotesi di scenario peggiore per quest’anno, non è certamente semplice fare previsioni sul futuro e sulla ripresa a valle di quanto accaduto. Certo è che l’impatto del Covid sull’economia italiana si sta facendo sentire” afferma Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting cube, prima di fotografare la caduta della spesa digitale quest’anno (-3,1%), anticiapandone però la ripresa nel 2021 (+ 3,7%).

Ma andiamo oltre. Cosa serve lato domanda e offerta. Lo puntualizza Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform (l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende Ict). Sul fronte della domanda serve rafforzare fondi d’incentivazione e allentare le scadenze per dare alle aziende la possibilità di non rallentare i processi di trasformazione digitale avviati o da avviare; serve semplificare gli iter autorizzativi per spingere le infrastrutture a banda ultralarga e la burocrazia per gare pubbliche, aumentando l’interoperabilità tra amministrazioni; serve definire infrastrutture e competenze per la scuola e spingere il digitale in sanità, garantendo interoperabilità tra sistemi e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico.

Lato offerta è necessario concentrare gli incentivi in ricerca e sviluppo sugli ambiti a maggiore potenzialità (identificando poli e atenei su cui far leva), supportare le startup tecnologiche, investire nella crescita delle competenze digitali (anche vista la pessima figuraccia dell’Italia nell’indice Desi 2020) nell’intero sistema formativo attraverso l’aggiornamento dei percorsi di studio in materie Ict.

I dati dicono che il mercato digitale in Italia nel 2020 accuserà un calo del 3,1% (dopo la crescita del 2,1% registrata nel 2019 per un valore di 71,9 miliardi di euro).“Purtroppo nel 2020 il mercato digitale tornerà ai valori di metà 2017 – continua Capitanima si tratta di un calo tutto sommato meno grave di quanto si temesse. La consapevolezza maturata in tempi rapidi dell’utilità cruciale dell’Ict presso il top management delle grandi aziende, ma soprattutto presso i piccoli e medi imprenditori del tessuto italiano, ha portato alla conseguente attivazione di numerosi progetti Ict che contribuiranno alla tenuta del mercato digitale nei prossimi anni.”

La stima di NetConsulting cube prevede una crescita del 3,7% nel 2021.  “Ma il 2019 non va dimenticato – invita Gay -. Ci ha consegnato un Paese ancora in ritardo nell’innovazione digitale, ma pur sempre in progresso e con una dotazione di sistemi, reti e servizi che ha permesso di attenuare gli effetti del lockdown… Il digitale ha la capacità di dare ossigeno all’economia nelle fasi più difficili. Deve essere messo al centro di una strategia di rilancio dell’economia che vada oltre il contingente, colga l’urgenza di ammodernare il Paese, renda sostenibile il nuovo debito, dia basi solide alla ripartenza, aiuti ad accedere ai fondi europei: non può essere l’accessorio delle visioni di sempre”. Leggete i dati, le tecnologie più promettenti (cloud, AI, quantum computing…). La consapevolezza maturata in questi tempi ha spinto la attivazione di numerosi progetti Ictsi spera contribuiranno alla tenuta e alla crescita del mercato digitale nei prossimi anni.

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