La settimana è stata di vertici. L’incontro sulla regolamentazione del lavoro agile che si è tenuto tra rappresentanze sindacali, imprese e Ministro del Lavoro (Nunzia Catalfo). La riunione sul 5G tra istituzioni e ministri del Mise (Stefano Patuanelli) e dell’Economia (Roberto Gualtieri). Il rinnovato patto Call for an AI Ethics in Vaticano, tra Accademia per la Vita, Microsoft, Ibm, Fao e Ministero dell’Innovazione (Paola Pisano). Temi tra loro molto diversi, ma se li leggiamo dalla nostra prospettiva, con unico filo conduttore.
Prima evidenza (non ci stancheremo mai di ribadirla sulla nostra testata). Il ruolo della tecnologia. Mai come ora la tecnologia tiene banco, è finalmente entrata nell’agenda di governi, ministeri e istituzioni. Oltre che nelle corde dei cittadini. Strategica, ma deve essere gestita in massima sicurezza (sia che si parli di strumenti per il lavoro agile, 5G, AI, reti).
Seconda evidenza. I tempi. Mai come ora si è percepita l’urgenza di prendere decisioni su lavoro, infrastrutture, contratti, reti. Le scadenze scandiscono i ritmi delle scelte: 15 ottobre per lo smart working agevolato nel privato, fine anno per lo smart working nella PA, aprile per il 5G. In tutti questi casi i tempi sono prossimi.
Terza evidenza. Mai come ora si aprono interrogativi sulla sovranità digitale, sulla neutralità delle tecnologie, in un assetto di raccomandazioni europee che spingano tutti i Paesi a beneficiare della potenzialità della tecnologia. E sull’etica della tecnologia stessa.
Passo in rassegna alcuni spunti emersi a valle dei vertici della settimana.
Smart working nel privato
Lavoro Agile nel privato. Si è tenuto rigorosamente in smart working l’incontro tra le parti pubbliche e private per dibattere di una tema ad oggi sentito da 2 aziende su 3. Cosa è emerso? Se dovesse proseguire lo stato di emergenza dovuto a Covid-19 oltre al 15 di ottobre, resteranno in vigore le regole sul lavoro agile “agevolato”, prolungando la validità dell’attuale disciplina semplificata introdotta dal Decreto Rilancio (in deroga alla legge 81 del 2017). Continuerà ad essere il legislatore, come ora, a fissare i protocolli aziendali di sicurezza e non i singoli datori di lavoro (con regole che potrebbero diventare ancora più stringenti se l’emergenza sanitaria non dovesse smorzarsi). Ma senza interventi specifici, dal 16 ottobre tornerà in vigore la legge 81, con la necessità di procedere ad accordi individuali per attivare il lavoro agile azienda per azienda.
Ma per molti è impensabile tornare come prima. Cito alcune dichiarazioni raccolte sulla stampa in queste settimane. Sandro Mainardi, ordinario di diritto del Lavoro all’Università Alma Mater di Bologna (Sole24ore): “Una mera proroga di termini dello stato di emergenza, a mio avviso, non richiede particolari modifiche ai protocolli aziendali vigenti. Discorso diverso invece se oltre alla proroga il governo intenda varare norme più restrittive per contrastare il virus. In questo caso, i protocolli aziendali andrebbero rivisti, per adeguarli alle nuove previsioni normative”. Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro all’università La Sapienza di Roma: “L’eventuale proroga dello stato d’emergenza e delle regole semplificate per il lavoro agile è condivisibile. Dal 16 ottobre è impensabile tornare alle vecchie regole, o introdurne di nuove, visti i numeri di contagi in aumento. Il lavoro agile semplificato, in questi mesi, ha contribuito ad evitare il diffondersi dell’epidemia, garantendo la sicurezza dei lavoratori”. I sindacati auspicano che la gestione semplificata continui fino al 31 dicembre senza la stipula di accordi individuali e richiedono la definizione di un protocollo con linee guida che incoraggino la contrattazione collettiva a livello nazionale e aziendale. Un nuovo incontro tra le parti sarà messo in agenda prima del 15 ottobre.
Smart working nella PA
Lavoro agile nella PA. Per quanto riguarda il mondo pubblico, il ministro della PA Fabiana Dadone nei giorni scorsi ha presentato un progetto di modernizzazione e innovazione che ha al centro lo smart working, ritornando sulla proposta dei Pola – Piani organizzativi del lavoro agile – a cui avevamo già accennato e che le pubbliche amministrazioni dovranno redigere e approvare a partire da gennaio 2021. Un progetto profondo di ristrutturazione, che prevede l’attuazione di percorsi formativi in ambito digitale, con risorse destinate a riorganizzare il lavoro, nuovi dispositivi, software, servizi acquistabili anche grazie ai fondi stabiliti da Recovery Fund.
Alla base dei Pola c’è la necessità di “rafforzare la capacità amministrativa, organizzativa e gestionale della PA, e di promuoverne la sostenibilità ambientale, sociale ed economica” precisa il ministro. In che modo? Saranno istituiti Poli territoriali avanzati, cioè spazi di co-working favorendo il decentramento di alcune attività, e verrà incentivato lo smart working laddove possibile (sono 3 milioni e 200.000 i dipendenti pubblici ad oggi). Due le condizioni poste dalla Dadone per l’attuazione del progetto: un piano nazionale di formazione permanente (sia dei dipendenti pubblici molti in età avanzata sia dei dirigenti) e un progetto organico di efficentamento degli edifici pubblici, con investimenti in connessione e tecnologia per permettere la flessibilità lavorativa.
5G e infrastrutture Tlc
5G e rete unica. Il rafforzamento del perimetro di sicurezza cybernetico nazionale e il rispetto delle raccomandazioni europee (in tema di costi per la realizzazione delle reti in fibra e 5G e di libera concorrenza tra i fornitori Tlc) sono punti fermi nella strategia italiana per il 5G dibattuti in sede governativa. Punti che anticipano il confronto di domani a Roma con il segretario di stato americano Mike Pompeo: tra i temi della discussione la posizione dell’Italia nei confronti dei fornitori cinesi di tecnologia, nello specifico di Huawei, colosso messo all’indice dal governo Trump. Le decisione che ne usciranno (spinte inevitabilmente anche dalla politica) determineranno le decisioni da prendere entro aprile 2021, data entro la quale il Mise dovrà decidere quali saranno le aziende accreditate a partecipare alla gara su 5G e fibra, con tanto di certificato di idoneità e garantendo condizioni di concorrenzialità sul mercato.
AI al servizio del bene comune
AI ed etica. Il vertice in Vaticano, che ritorna sul patto siglato il 28 febbraio pre pandemia tra tra Accademia per la Vita, Microsoft, Ibm, Fao e governo, si è concentrato sull’uso etico dell’intelligenza artificiale per combattere la fame del mondo, migliorando la sostenibilità della produzione agro-alimentare. “L’implementazione di tecnologie chiaramente occidentali nella produzione alimentare e nella trasformazione degli alimenti influisce in modo significativo sulle culture alimentari delle popolazioni della Terra. Dobbiamo sfamare tutti, ma non tutti devono necessariamente mangiare le stesse cose” argomenta l’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Presidente dell’Associazione Pontificia Accademia per la Vita. La tutela della diversità biologica (umana, vegetale, animale) deve essere al centro della nostra attenzione e deve guidare l’intero processo, dalle fasi progettuali (ethics by design) al modo in cui queste vengono proposte e diffuse nelle diverse realtà sociali e contesti culturali”.
L’intelligenza artificiale può ottimizzare lo svolgimento di alcune attività umane, come la semina e la raccolta, aumentando così la produttività, migliorando le condizioni di lavoro, e utilizzando le risorse naturali in modo più efficiente. In particolare robotica agricola, monitoraggio del suolo e delle colture e analisi predittiva, per raggiungere la sicurezza alimentare in modo sostenibile.
Gettate le basi per ogni contrattazione, gli sviluppi attendono decisioni celeri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA