La trasformazione digitale in atto non può fare a meno del cloud computing ma vede allo stesso tempo le aziende mantenere alto il livello di attenzione nei confronti dei mainframe. Dove sono richiesti l’elaborazione di grandi volumi di dati, alte prestazioni elaborative, affidabilità e sicurezza, una serie di organizzazioni sia pubbliche che private (si pensi al finance, ma non solo) preferisce ricorrere ai mainframe per l’accuratezza nella progettazione volta a mantenere applicazioni e dati disponibili, alta sicurezza sulle risorse di sistema, ma anche agilità, perché il mainframe oggi non è certo paragonabile a quello anche solo di 5/10 anni fa.
Le aziende quindi vedono nel mainframe un elemento vitale e critico anche per la moderna impresa digitale: ma cambia la velocità per la governance delle operations e l’innovazione passa attraverso DevOps. Le tecnologie mainframe devono a loro volta evolvere in questa direzione. AI e machine learning, insieme all’automazione, non sono affatto tecnologie sconosciute a questo mondo, anzi, si rivelano funzionali ad abilitare quell’ideale di Autonomous Digital Enterprise, per cui il mainframe rappresenta ancora una componente essenziale delle strategie, per esempio per il “core” banking in ambito finance, come nel retail enterprise.
Lo conferma anche la quindicesima edizione della survey Bmc sul tema. “Le prospettive positive e la crescita della piattaforma sono in gran parte dovute alla necessità di creare esperienze digitali intuitive e incentrate sul cliente – commenta John McKenny, Svp Mainframe Innovation and Strategy di Bmc– e il mainframe continua a brillare e ad essere riconosciuto come innovativo, agile e sicuro, una componente vitale per la riuscita dei progetti digitali”. Leggiamo allora i numeri.
Lo studio, condotto a livello globale attraverso interviste ad oltre 1.000 dirigenti e professionisti sulle loro priorità, sfide e opportunità per quanto riguarda questa piattaforma, mette in evidenza come il mainframe rappresenti, ad oggi, per oltre il 90% degli intervistati una piattaforma fondamentale per la crescita e per le applicazioni, anche nel lungo termine. Ed il 63% degli intervistati (più alta la percentuale italiana con il 68%) afferma che sicurezza e compliance restano ancora oggi le principali “priorità” per una scelta di piattaforma di questo tipo. Con qualche dato particolarmente curioso.
Per esempio forse può sorprendere che ancora oggi, oltre i due terzi delle grandi catene retail ospitano più della metà del proprio patrimonio di dati in questo ambiente, che giocherà quindi ancora un ruolo da protagonista anche nel business “digitale”. E ancora è curioso, ma nemmeno tanto se si pensa ad uno degli aspetti critici del cloud, che proprio il tema del recupero dei dati rappresenta una priorità nella conferma sulle scelte del mainframe con una percentuale che dal 39% del 2019 addirittura balza al 46% nel 2020, senza abbassare l’attenzione per i costi che resta fondamentale per il 52% degli intervistati, una percentuale però in calo rispetto al 2019.
Allo stesso tempo gli intervistati riconoscono come la modernizzazione del mainframe sia una priorità (lo riconosce quasi un intervistato su due), e individuano proprio in AI e ML gli abilitatori in grado di contribuire alla crescita della piattaforma. E’ chiaro che, tra le priorità “evolutive”, quella degli aggiornamenti applicativi è tra le più sentite. Con il 78% degli intervistati che desidera poter aggiornare le applicazioni mainframe più frequentemente di quanto sia attualmente possibile, mentre i vantaggi delle metodologie DevOps, anche in questo ambito, si trovano a dover fare i conti con le esigenze di orchestrare la complessità multipiattaforma tipica di questi ambienti.
Mainframe, percorso verso DevOps
La ricerca mette ben a fuoco il tema e sottolinea come l’approccio DevOps al mainframe debba rappresentare un percorso e non sia possibile semplicemente “switchare” i modelli. DevOps per il mainframe è pratica già in atto per il 56% degli intervistati, era il 50% nel 2019, ad evidenziare una crescita decisa, ma non fulminea.
E tuttavia circa il 77% degli intervistati afferma di avere messo in atto metodologie DevOps e di lavorarci, mentre questa percentuale nel 2018 era appena del 33%.
Stabilità, qualità applicativa e sicurezza i tre vantaggi principali cui fanno riferimento i responsabili IT nella survey. Con il 74% di essi che riporta di aver registrato un ritorno sugli investimenti significativo nel giro di un anno o anche meno.
Una serie di sfide è ora da indirizzare in un contesto demografico aziendale tuttavia diverso. Mentre le generazioni “storiche”, che hanno visto il mainframe praticamente come l’unico ambiente enterprise disponibile, stanno lasciando poco alla volta il passo alle nuove generazioni, queste ultime – il 35% degli addetti ha un’esperienza sui mainframe inferiore ai 5 anni, il 54% tra i 30 e i 49 anni ed il 40% sono donne – oggi comprendono le potenzialità della piattaforma, ma allo stesso tempo, per oltre il 46% degli intervistati, esperti e competenze rappresentano una priorità al punto che il 59% dei partecipanti al sondaggio è impegnato nell’assicurarsi il passaggio di “consegne” necessario. Con le nuove generazioni pronte a leggere il bisogno di trasformazione della piattaforma per supportare un cloud ibrido moderno.
Adattamento, Automazione e Protezione sono le tre parole chiave nel solco delle quali è importante concentrare gli sforzi. Per il primo punto, l’utilizzo di AIOps è ritenuto dai team fondamentale per migliorare la business continuity, tanto più a fronte di richieste crescenti e più stringenti da parte del management. Proprio per quanto riguarda la data recovery, AIOps applicata all’ambiente mainframe è ritenuto un fattore differenziante, da oltre il 60% del campione.
Sebbene il mainframe sia considerata piattaforma “naturalmente” sicura, gli intervistati vedono la necessità di rafforzare ulteriormente le difese e la sicurezza prevalere come criterio sull’ottimizzazione dei costi e rappresentare la principale priorità per la prima volta nei 15 anni di storia dell’indagine.
Oggi, solo il 13% del campione non considera l’utilizzo del mainframe associato al Siem (Security Information and Event Management), mentre il 65% già ne beneficia o sta valutando con interesse una proposizione di questo tipo. Solo nel 2019 questa percentuale era appena del 57%. Non solo, le aziende valutano con attenzione l’integrazione del mainframe con la sicurezza enterprise tout court portando i dati Siem relativi ai mainframe all’interno del Soc (Security Operations Center).
Oggi però ancora solo il 38% del campione integra i dati Siem del mainframe con quelli degli altri sistemi enterprise, ed il 34% sta valutando di farlo. Queste percentuali erano rispettivamente del 36% e del 28% nel 2019. Ed anche per quanto riguarda la scansione delle vulnerabilità i dati evidenziano come sia pratica consueta solo per il 36% del campione, risultati in contrasto con le practice di regolare revisione in cui l’84% di coloro che hanno gestito un audit interno (il 92%) dichiara di aver scoperta almeno una vulnerabilità.
Perché le verifiche non vengano condotte con regolarità resta poco chiaro, ma tra i motivi è probabile la carenza di competenze per questi ambienti. Un motivo in più per leggere un maggiore utilizzo di soluzioni intelligenti e automatizzate per questo scopo come una via per difendere dalle minacce il mainframe, considerato hub ancora essenziale per l’innovazione.
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