Finito febbraio, partono i tavoli di lavoro dei comitati che gestiscono transizione digitale e smart working nella pubblica amministrazione. Con un elemento in più disponibile per capire l’urgenza sul da farsi: le PA centrali che hanno presentato il Pola (Piano Organizzativo Lavoro Agile) entro la scadenza fissata al 31 gennaio sono oggi solo un terzo del totale (33,3%), lasciando in sospeso il ridisegno del modello organizzativo di lavoro per il 66,7% delle amministrazioni, che ad oggi hanno come unico riferimento quanto stabilito dal decreto del 20 gennaio: la proroga al 30 aprile 2021 dello smart working agevolato nelle pubbliche amministrazioni (come da primo decreto del 19 ottobre 2020).
Andiamo per punti, per gruppi di lavoro.
Citd, digitale da coordinare
Partiamo dal Comitato interministeriale per la transizione digitale (Citd) istituito venerdì scorso 26 febbraio, sotto la presidenza del consiglio dei ministri: avrà il compito di assicurare il coordinamento e il monitoraggio dell’attuazione delle iniziative di innovazione tecnologica e transizione digitale delle diverse pubbliche amministrazioni ordinariamente competenti. Un compito articolato quello che spetta al ministro senza portafoglio per la transizione digitale (Vittorio Colao) che deve “promuovere, indirizzare e coordinare le materie dell’innovazione tecnologica, dell’attuazione dell’agenda digitale italiana ed europea, della strategia italiana per la banda ultra larga, della digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e delle imprese, nonché della trasformazione, crescita e transizione digitale del Paese, in ambito pubblico e privato, dell’accesso ai servizi in rete, della connettività, delle infrastrutture digitali materiali e immateriali e della strategia nazionale dei dati pubblici”.
Il comitato interministeriale per la transizione digitale conta 60 persone, di cui 25 esperti dalla pubblica amministrazione e 35 non appartenenti alla PA (“con elevata competenza nello studio, supporto, sviluppo e gestione di processi di trasformazione tecnologica e digitale”) e avrà a disposizione fino a 2,2 milioni di euro per il 2021, mentre per il prossimo anno il budget da allocare passerà a 3,2 milioni di euro. Da supervisionare.
Osservatorio del lavoro agile e Piani Pola
Al lavoro, dal 3 marzo, anche la Commissione tecnica dell’Osservatorio nazionale del lavoro agile (di cui avevamo già seguito la nomina dei 40 esperti) che avvierà i lavori coordinati da Antonio Naddeo (con mandato dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta).
“Lo smart working è stato certamente fondamentale durante la fase acuta della pandemia e ha segnato un cambiamento culturale da cui bisogna trarre tutte le conseguenti analisi – precisa il neo ministro -. Ora occorre ricondurlo ad essere uno degli strumenti di organizzazione del lavoro delle singole amministrazioni, strettamente connesso al livello di qualità dei servizi da fornire a cittadini e imprese. Sarà un punto all’ordine del giorno della nuova contrattazione, per quanto riguarda la regolazione. Un tema su cui le parti sociali pubbliche e private sono chiamate a riflettere. Il fenomeno va studiato a fondo e servono grandissimi investimenti dal punto di vista progettuale, di relazioni sindacali, regolativi, infrastrutturali e di intelligenza sociale anche alla luce della sfida della transizione digitale che l’Europa ci chiama a raccogliere”.
A che punto è la PA oggi sul tema smart working? Se si guarda lo stato attuale sono 54 su 162 le amministrazioni centrali che hanno pubblicato il loro piano organizzativo per impostare il lavoro agile, monitorate dal dipartimento della funzione pubblica e pubblicate il 26 febbraio sul sito del ministero. Più di altri si è mosso il mondo dell’istruzione con piani presentati da 26 università/istituti su 67. Seguono 6 enti di regolazione dell’attività economica su 10, 5 ministeri su 14, 6 parchi nazionali su 25. Nessun piano da avvocatura di stato, enti previdenza e assistenza, organi di rilevanza istituzionale. Rimane uno strumento strategico da redigere il Pola perché oltre a definire le modalità attuative del lavoro agile e quali attività possono essere svolte da remoto, prevede che almeno il 60% dei dipendenti possa avvalersene, senza penalizzazioni ai fini del riconoscimento della professionalità e della carriera.
La data per ripensare e avviare la strategia pubblica è prossima visto che il 30 aprile rimane la scadenza fissata per il lavoro agile agevolato nella PA. Stessa data anche per il settore privato, slittata dal 31 marzo al 30 aprile, con la conversione in legge del decreto Mille proroghe.
Certo pubblico e privato sono due mondi che viaggiano separati per contratti e accordi, ma le decisioni prese dalla commissione tecnica di esperti che avvierà i lavori dopodomani possono contaminare anche il mondo privato, con modelli, contratti, governance, idee operative. E viceversa. Per arrivare pronti al 1 maggio, festa dei lavoratori.
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