Da gennaio alla guida di Infinidat, Philippe Bullinger si porta appresso una lunga esperienza nel mondo dello storage enterprise (Western Digital e Dell Emc) ed è stato “il rispetto” per la strategia di Infinidat (“legata alla unicità della Infinibox Platform, alla sua capacità di storage e all’attenzione alla soddisfazione del cliente”) che lo hanno portato in azienda alla fine di un anno orribile a causa della pandemia, ma di festeggiamenti per i dieci anni di vita del vendor. Non è un dettaglio la scelta di un Ceo americano per un’azienda israeliana, non solo perché conferma l’ampliamento della strategia seppure già internazionale, ma perché ribadisce il peso che il mercato Usa ha nel business di Infinidat (“primo mercato, seguito da una Europa strategica per crescita”). E’ di fatto la prima volta di un Ceo diverso dal fondatore (Moshe Yanai, da Inno3 intervistato lo scorso anno) e per di più americano. Non un cambiamento da poco.

Commenta così la sua nomina Bullinger invitato al nostro Ceo Cafè, ci separa più che un oceano: “Un’opportunità, che in questo momento difficile ha visto confermare Infinidat come partner a livello globale delle aziende enterprise, con una accelerazione significativa registrata negli ultimi quattro trimestri che ha portato l’azienda a raggiungere i 7,1 Exabyte di capacità di storage installati a livello globale. Anche il primo trimestre del 2021 ha mostrato segnali positivi, un dato che conferma come il cambio di management internazionale, pur in una fase transitoria, abbia garantito una forte resilienza e la spinta a crescere”. Poteva non essere così scontato procedere nel segno della continuità (fresco di nomina da gennaio 2021 anche il Cfo, Alon Rozenshein).

Data economy

Ma il contesto in cui opera Infinidat è ben delimitato. Si parla sempre più di data economy (“i dati sono cruciali per prendere velocemente decisioni, per connettersi con il clienti”) e le aziende manifestano una forte necessità di dotarsi di storage più veloci, grandi, efficienti e sicuri, con budget limitati.

Phil Bullinger, Ceo di Infinidat
Phil Bullinger, Ceo di Infinidat

La trasformazione digitale e la pandemia hanno accelerato le strategie data driven delle aziende, enfatizzando la ricerca di soluzione di cloud ibrido e di data mastery.In questo scenario ibrido noi ci posizioniamo come un primary storage player, specializzato in soluzioni di data storage enterprise multi-petabyte, per qualità e economicità. La nostra soluzione competitiva si indirizza alle grandi aziende in particolar modo del mondo finance, Tlc e ai cloud service provider. Una soluzione pensata per le grandi aziende che vogliono costruire la propria infrastruttura in un cloud privato ma con la stessa esperienza di utilizzo di un cloud pubblico, con pagamenti as a service, gestiti a consumo. Un modello dinamico, che risponde a una logica di Opex e non di Capex, che privilegia investimenti flessibili legati alla produttività, al contesto, alle necessità contingenti. L’aumento della capacità storage installata a livello globale riflette il desiderio di un numero crescente di aziende di migliorare l’efficienza operativa, di accelerare la trasformazione digitale e di adattarsi alle mutevoli esigenze dello storage di classe enterprise”. La flessibilità risponde alla crescita della applicazioni, all’aumento dei workload critici e delega all’esterno l’amministrazione dello storage, semplificandone l’utilizzo. “I clienti vogliono essere sollevati dalla gestione della tecnologia, senza entrare in meccanismi di configurazione, gestione delle soluzioni di cloud ibrido – argomenta Bullinger -. Ma nello stesso tempo sono consapevoli che devono gestire sempre più dati per prendere le migliori decisioni”.

2021, alleanze ed ecosistema

Se il 2020 è stato per il Ceo una anno “resiliente, forte, con buoni risultati finanziari, con la conferma di essere leader nel quadrante di Gartner for Primary Storage Arrays 2020, il 2021 vedrà crescere l’impegno nei confronti delle alleanze e dell’ecosistema. “La relazione con gli Isv è fondamentale per affrancarsi presso le aziende. Tra queste le alleanze con Veeam, Veritas, Red Hat oltre che con i grandi del mercato come Aws. L’intensione è di crescita organica investendo sulle nostre tecnologie, ma aprendo alle alleanze”.

Recente il rafforzamento dell’alleanza con Vmware per supportare la crescere richiesta di soluzioni storage multi-petabyte nelle aziende. “Vmware è uno dei principali innovatori nello sviluppo di soluzioni software enterprise – precisa Bullinger e quasi tutti i nostri clienti enterprise utilizzano Vmware come piattaforma preferita per l’infrastruttura di datacenter software-defined. Ora ci troviamo in una posizione ottimale per nuovi utilizzi nel campo del Next Generation Cloud, per un numero maggiore di aziende. L’ampliamento di questa collaborazione contribuisce a rafforzare la posizione di Infinidat in qualità di storage provider all’interno dell’ecosistema Vmware”.

La crescita esponenziale della data economy ha avuto il boom nell’ultimo decennio ma secondo il Ceo è importante non fermarsi sui dati raccolti, già in cascina, ma guardare alla loro evoluzione. Bisogna concentrarsi non tanto sui dati vecchi archiviati, dati cool, ma sui dati caldi, attivi, in continuo divenire. Si, aiutiamo le aziende a archiviare il loro storico, ma soprattutto a trarne valore non solo in relazione al momento contingente ma per definire le strategie future. Una dinamica necessaria per capire come il business possa evolvere. Se il public cloud è il grande driver per lo storage enterprise, le aspettative sono alte in temini di scalabilità, agilità, modello pay as you go anche per il cloud ibrido. Perché ogni azienda deve essere agile e pronta a gestire qualsiasi crescita di dati e cambiamento di modello di business”.

Ma ci saranno anche investimenti in ricerca e sviluppo sul tema della data protection, parte integrante della data economy (“la data protection è per tutti i workload strategici elemento fondamentale per la scelta del vendor, vista la crescita esponenziale di ransomware e attacchi malevoli“). La necessità di ripristinare velocemente i dati compromessi si sposa con la ricerca di soluzioni che aumentino la capacità di cyber difesa. “Noi abbiamo una soluzione dedicata alla sicurezza (InfiniGuard) ma vogliamo ulteriormente rafforzarla e lavorare sul backup delle soluzioni per garantire la business continuity e il restore dei data in tempi brevi. Investiremo in ricerca e sviluppo nell’ambito data security”.

Lo spaccato italiano

Se la grande azienda enterprise è il focus principale d Infinidat, la metrica di misura con cui l’azienda valuta i clienti non è il loro fatturato ma bensì il numero di terabyte di dati che ha da gestire. “Possono essere Smb o large enterprise, ma è la quantità di dati di cui dispongono, asset sui cui fare business, il vero parametro che prendiamo in considerazione” precisa Bullinger sottolineando come negli ultimi due anni anche le aziende di piccole o medie dimensioni per numero di addetti hanno gestito un notevole numero di dati.

Donato Ceccomancini, country sales manager Italy di Infinidat
Donato Ceccomancini, country sales manager Italy di Infinidat

“Lo stesso sta accadendo anche in Italia – precisa Donato Ceccomancini, country manager di Infinidat Italia, collegato da questa parte dell’oceano -. Una evidenza chiara nei cloud system integrator o provider che sono il mercato interessante che noi indirizziamo. Per Engineering, ad esempio, siamo provider di storage per i loro datacenter distribuiti in tutta Italia che indirizzano molteplici use case. Lo storage gestito come servizio, as a service, fa si che i clienti vedano solo i vantaggi della soluzione e questo approccio piace molto anche a una parte delle pmi del mercato italiano”.

In Italia accanto al finance e ai system integrator, la filiale locale aperta nel 2016 ha ben lavorato anche con il mondo della pubblica amministrazione, che sarà un settore presidiato nel 2021 anche in vista degli investimenti legati al Recovery Plan e alle decisioni europee del Next Generation Eu. “Il mondo dell’healthcare ha subìto una accelerata quest’anno – precisa Ceccomancinie ci ha visto operativi in un grande progetto realizzato con il partner Ifom, che fa ricerca oncologica all’interno per l’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) utilizzando la nostra infrastruttura storage per il sequenziamento genomico, con il vantaggio della flessibilità e della scalabilità della piattaforma”.

Il punto di contatto con i clienti italiani rimane il canale a 2 tier, gestito dall’unico distributore Arrow, e se in Italia il business è 100% indiretto a livello mondiale entra in gioco anche Infinidat stessa. “Il 70% del business globale è raccolto attraverso il canale, rimane importante il contatto diretto con molti nostri clienti” precisa il Ceo ribadendo però un unico programma di canale a livello mondiale, con training sulla tecnologia.

In Italia, il 2020 è stato a sua volta un anno molto positivo, nonostante fosse molto difficile raggiungere i clienti e gestire i loro data center. “Ma se in passato accedere a un data center implicava autorizzazioni e approvazioni di più giorni, durante la pandemia accedere da remoto ai data center ha messo in evidenza quanto il modello di storage gestito fosse valido e come fosse possibile entrarvi da remoto. Un modello che possiamo sintetizzare nell’approccio “zero risk low touch” e che abbiamo potuto applicare in quando la modalità di gestione remota faceva già parte del nostro approccio. Eravamo già pronti”. Il 2021 sta confermando il trend positivo del 2020, ma molte le attese legate all’attuazione del Pnrr e all’andamento del mercato digitale,  la cui crescita è stata stimata da Anitec-Assinform attorno al 3,5%. 

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