Anche durante le fasi più complesse della pandemia, le aziende utility e multiutility, a prescindere dalla dimensione, hanno garantito ai cittadini con continuità servizi essenziali come energia, acqua, e gestione rifiuti. Lo scenario di rilancio nazionale e internazionale post-pandemico include la sostenibilità e la transizione verde tra i temi fondamentali per uno sviluppo con sempre minore impatto sulle risorse del pianeta.

In questo contesto, il settore utility ricopre un ruolo strategico per il raggiungimento degli obiettivi green, soddisfacendo al contempo le esigenze di cittadini e territori. Mentre l’innovazione tecnologica sarà sempre più a supporto di questo cambiamento, dalla gestione dei processi operativi all’ottimizzazione dei costi.

Utility: un settore resiliente

L’impatto della pandemia Covid-19 sul settore utility è stato importante, ma di minore rilevanza rispetto ad altre settori contigui come il mondo oil, dove per la prima volta nella storia il 2020 ha fatto registrare prezzi negativi. Come erogatore di servizi essenziali, il settore power e utility ha potuto operare in continuità anche nel corso del primo lockdown 2020.

La domanda di energia elettrica e gas nazionale ha visto una riduzione significativa dei consumi del comparto industriale per i primi sei mesi del 2020, causata dalle restrizioni collegate al lockdown, con impatto diretto sull’andamento del settore solo parzialmente compensato dalla stabilità dei consumi collegati al segmento residenziale. Il settore è stato in parte impattato anche da provvedimenti per la tutela dei consumatori come la moratoria delle bollette, l’interruzione delle azioni legali, il rinvio della scadenza e conseguente proroga del cosiddetto “bonus sociale” per i clienti considerati vulnerabili. La crisi sanitaria ha avuto un impatto anche nel mondo dei rifiuti. Per esempio, il blocco delle attività industriali si è tradotto in una drastica riduzione del quantitativo di rifiuti speciali da trattare.

Impatto Covid sul comparto utility
Impatto Covid sul comparto utility (fonte: NetConsulting cube su fonti varie, 2021)

La ripresa della produzione industriale nell’ultimo trimestre 2020 ha permesso in ogni caso a molte delle principali aziende utility e multiutility italiane di chiudere il bilancio in positivo, o con perdite contenute rispetto al 2019, dimostrandosi un settore resiliente nei confronti di una crisi sanitaria ed economica senza precedenti.

Tuttavia, alcune delle sfide che il settore dovrà affrontare, da oggi al medio-lungo periodo, includono temi di rilevanza globale, come la sostenibilità e la transizione ecologica, che la pandemia Covid-19 ha avuto modo di accelerare sia dal punto di vista della compliance normativa, sia dei finanziamenti e degli investimenti in innovazione.

I macro trend nel comparto utility
I macrotrend nel comparto utility (fonte: NetConsulting cube su fonti varie, 2021)

Il tema della riqualificazione energetica, della sostenibilità e della ricerca di nuove efficienze, rientra sicuramente al primo posto tra le priorità strategiche del settore, da qui al 2050. I prossimi decenni includono infatti alcuni importanti “pietre miliari”: tra queste, il programma European Green Deal, recentemente approvato dalla Commissione Europea, include una serie di iniziative con l’obiettivo principale di fare dell’Europa il primo continente climaticamente “neutrale” entro il 2050. Per conseguire l’ambizioso risultato, la strategia prevede 50 diverse azioni che spaziano dal mercato del carbonio agli investimenti green, dall’economia circolare alla mobilità sostenibile.

Il primo e più importante sarà quello di rendere più pulita la produzione di energia elettrica, che al momento è responsabile del 75% dell’emissione dei gas serra all’intero dell’Unione Europea. Questo significa soprattutto potenziare la diffusione delle energie rinnovabili a discapito dell’uso di combustibili fossili, ma tra gli obiettivi principali rientrano anche il miglioramento del processo di recupero e trattamento dei rifiuti, così come la riduzione delle perdite del sistema idrico.

La transizione sostenibile è un pilastro chiave anche per la ripresa economica e sociale europea del piano Next Generation EU, che include lo European and Resilience Facility (Errf) per sostenere l’attuazione di piani nazionali, riforme ed investimenti pubblici anche per la transizione verde e digitale, e l’incremento a 40 miliardi del Just Transition Fund. In Italia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) stanzia complessivamente 68,6 miliardi di euro  per la missione Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica. Il punto include investimenti e riforme per l’economia circolare, in cui il Governo è pronto migliorare la rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e realizzare nuovi impianti di trattamento/riciclo. Il piano prevede inoltre rilevanti investimenti nelle fonti rinnovabili, semplificando le procedure di autorizzazione nel settore, così come anche il sostegno alle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15%.
Misure che ovviamente influenzeranno anche i piani d’investimento delle aziende utility, già comunque orientate da anni verso una riqualificazione sostenibile.

Il tutto si inserisce in un processo di profonda trasformazione del mercato, dalla progressiva crescita dell’elettrificazione dei consumi – come nel caso dell’automotive e della mobilità locale – all’ingresso di possibili nuovi entranti, come Amazon che ha lanciato il suo Climate Pledge Fund, due miliardi di dollari da investire in tecnologie per la sostenibilità e le energie rinnovabili che hanno già portato l’azienda a finanziare quattro società operanti in questi ambiti. La stessa Amazon, il più grande acquirente al mondo di energia rinnovabile, ha annunciato 26 nuovi investimenti in progetti di energia eolica e solare su larga scala, tra cui due parchi fotovoltaici nel Sud Italia. Il passo da acquirente a produttore e rivenditore di energia pulita potrebbe non essere così lontano.

In un contesto così mutevole, le aziende del settore iniziano a sviluppare anche nuovi prodotti e servizi a valore aggiunto, dai punti di ricarica per la mobilità elettrica in ottica smart city a, più semplicemente, quelle multiutility locali che offrono servizi post-contatore come programmi di assistenza e manutenzione caldaie  o di supporto nella riqualificazione energetica degli edifici, sfruttando gli attuali incentivi fiscali disponibili.

Per il raggiungimento di molti di questi obiettivi sfidanti, l’innovazione tecnologica ricopre e ricoprirà un ruolo fondamentale.

Il supporto della tecnologia al business utility

Secondo le annuale rilevazioni della Cio Survey di NetConsulting cube, l’impatto del digitale sul settore energy & utility vede al primo posto, in una scala da 1 a 10 in termini d’intensità, la necessità di migliorare l’efficienza operativa – anche in ottica di maggiore sostenibilità – a cui segue l’opportunità di ottenere informazioni rilevanti dai dati, “materia prima” che il settore raccoglie sul campo con grandi volumi.

L’analisi dei dati continua a rappresentare un’area strategica per il settore in tutte le principali aree di business, dalle operation alle vendite. L’obiettivo è sicuramente trasformare l’elemento “dato” in insight rilevanti per il business.

Principali priorità business indirizzate dai progetti di digitalizzazione nel settore (fonte: NetConsulting cube, Cio Survey, 2020)

Dal momento che il settore è composto da organizzazioni che rappresentano infrastrutture critiche per il Paese, obiettivo fondamentale indirizzato dalle iniziative di digitalizzazione è anche l’ambito sicurezza e compliance, sia fisica che logica. Seguono la necessità di migliorare agilità e velocizzare il time to market (sempre in ottica di competizione con altre realtà) e di migliorare l’engagement con i dipendenti, tema evidenziato nel 2020 dalla crescita del fenomeno remote working, e dalla ridefinizione dei posti di lavoro legata alla pandemia.

Queste priorità si riflettono nei principali progetti indirizzati dal settore fino al termine del 2021.  Il cloud – IaaS, PaaS, SaaS – risulta essere uno degli ambiti a maggiore trazione sia in termini di progetti previsti nel 2021, che già effettuati nel 2020. Questi investimenti guidano la crescita del settore nel biennio, abilitano il processo di trasformazione dell’IT (modernizzazione infrastrutturale e applicativa) e del business verso modelli più agili e flessibili. Il cloud rappresenta inoltre l’abilitatore per eccellenza di altri progetti d’innovazione.

Energy-Utility: intensità progettuale delle iniziative tecnologiche in corso e previste, 2020-2021
Energy-Utility: intensità progettuale delle iniziative tecnologiche in corso e previste, 2020-2021 (fonte: NetConsulting cube, Cio Survey, 2020)

Molto rilevanti nel 2020 le iniziative progettuali emergenziali in soluzioni di remote working e collaboration, che proprio per questa ragione saranno considerate anche nel 2021 (come nel cambiamento dei modelli organizzativi di gestione dei posti di lavoro), anche se in leggera decrescita rispetto allo scorso anno. Già presenti, ma rilevanti anche nel 2021, i progetti nel mondo 4.0: manutenzione predittiva e asset management abilitato dall’IoT,  così come le iniziative nel mondo Edge per fornire intelligenza distribuita sul campo, tutte iniziative fondamentali per una gestione moderna delle operation.

Tra le iniziative in crescita al 2021, rientrano anche le attività di modernizzazione applicativa, spesso tramite la sostituzione del legacy con applicazioni in cloud, e gli investimenti in soluzioni orizzontali, come Erp, soluzioni per l’HR Management, o strumenti di Enterprise Perfomance Management.

Sempre rilevante è anche l’importanza associata al mondo dati: data lake e piattaforme di big data restano una priorità per il comparto utility, in associazione con l’implementazione di algoritmi avanzati di analisi (advanced analytics, machine learning e, più in generale, intelligenza artificiale), mentre più consolidata è la componente di business intelligence/reporting, in particolare per le grandi aziende del settore.

La forbice legata al livello di digitalizzazione tra grandi e medie organizzazioni è infatti ancora notevole: dove le prime sono maggiormente propense ad investire in tecnologie innovative e cloud computing, le seconde, spesso anche legate a contesti di forte regolamentazione come nel caso del settore idrico, restano ancorate a soluzione tradizionali on premise e ad attività volte solo alla compliance con le authority. I nuovi finanziamenti dall’Unione Europea possono costituire un ulteriore stimolo ad investimenti in innovazione per un settore che nei prossimi anni andrà incontro ad un forte cambiamento.

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