Circa 350 milioni di euro di fatturato, 1.800 dipendenti e poco meno di 300 allevamenti (soprattutto nel centro Italia). Sono i numeri del Gruppo Fileni, che conosciuto ai consumatori con il marchio Fileni Bio, è produttore di primo piano nel mercato italiano delle carni bianche biologiche. Un comparto, quello agroalimentare, che proprio per le specificità può avvantaggiarsi in modo significativo con le tecnologie per la digital transformation e in cui puntare sull’innovazione è di fatto mandatorio per migliorare la qualità, con attenzione verso la sostenibilità ambientale e l’allevamento sano degli animali. Ambiti che vedono impegnata l’azienda da decenni. Sul mercato da 40 anni, nel 2001 Fileni ha acquisito la certificazione di agricoltura biologica su tutta la filiera produttiva e dal 2013 è partner strategico dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo

Il contesto ed il bisogno

Facile immaginare la complessità di una realtà come questa che è tenuta al controllo di tutti i passaggi della propria filiera, dall’approvvigionamento del mangime, fino al prodotto finale sugli scaffali, e che ovviamente vede la collaborazione di diverse aziende, da quelle agricole fino alla grande distribuzione. Proprio in questo contesto nasce il bisogno di definire una strategia di trasformazione digitale ma anche di semplificazione volta ad eliminare per quanto possibile la complessità tecnologica legata al necessario controllo richiesto da parte dell’headquarter su un gruppo così eterogeno di aziende incluse nella filiera, a partire dalla rete. Ce ne parla così Roberta D’Angelo, head of Information Technology Fileni: Fileni aveva la necessità di rivedere la rete Lan esistente per sostituirla con un network che rispondesse alle crescenti necessità di scalabilità, flessibilità, sicurezza e adattamento alle nuove esigenze del business“, in crescita. L’azienda punta quindi a sviluppare “un nuovo network in grado di garantire una maggiore semplicità nel controllo e nella gestione con la possibilità di avvalersi di un supporto post vendita adeguato e garantito”.

Il metodo e la soluzione

In Fileni, anche in precedenza, erano già presenti tecnologie Cisco, “l’azienda – spiega D’Angelo – decide di proseguire ad utilizzarla per sfruttare il know how acquisito fino a quel momento, agevolare l’integrazione, e perché Cisco garantisce un sistema di assistenza e una qualità dei prodotti che nel corso degli anni ha sempre soddisfatto. Nel momento in cui all’interno del team IT nasce l’esigenza di cambiamento, “viene consultata Vem Sistemi che era già un partner della società con un rapporto consolidato”.

Roberta D'Angelo Head of Information Technology Fileni
Roberta D’Angelo Head of Information Technology Fileni

I professionisti di Vem Sistemi comprendono che, sulla base delle esigenze e delle richieste del gruppo, la tecnologia che avrebbe meglio interpretato le necessità è Cisco Dna. Questa scelta porta Fileni a “rafforzare ulteriormente il rapporto con Vem Sistemi sulla base del bisogno di un partner con competenze e conoscenze sulla specifica infrastruttura a cui affidare il controllo della rete”, spiega D’Angelo. Il progetto viene quindi seguito ancora proprio da Vem. Dall’assessment iniziale che consente di valutare modalità di intervento e impatto operativo e piano dei lavori, alla sostituzione degli apparati di rete nei singoli armadi dati, fino alla sostituzione nel data center centrale. 

Entra nello specifico delle scelte tecnologiche così Piero Perticaroli, IT Infrastructure manager di Fileni: Gli apparati Cisco selezionati, famiglia Catalyst 9K che Nexus 9K, con tecnologia Dna ready garantiscono performance adeguate alle nuove necessità di business: Fileni infatti è in una fase di transizione verso un nuovo Erp e aveva necessità di portare 10 Gbyte sulle dorsali del network“. La nuova rete intuitiva “ha la capacità di stabilire e applicare policy dall’accesso fino al cloud in modo trasversale a tutti gli elementi della rete: utente, device e applicazione, incrementando di molto la semplificazione. Una architettura basata quindi su ruoli e non su indirizzi IP, le policy di accesso seguono l’identità dell’utente in maniera consistente su tutta la rete e in ogni punto di accesso, e al ruolo di ogni utente possono corrispondere policy distinte”. Non solo, la soluzione Cisco scelta “permette di definire anche modelli infrastrutturali precisi caratterizzati da velocità, scalabilità, semplicità oltre che ad affidabilità e garanzia di funzionamento 365 giorni all’anno 24 ore su 24″.

I vantaggi e la roadmap

Il network ora è sotto la supervisione del Noc (Network Operation Center) di Vem Sistemi, con una struttura dedicata al supporto per monitorare, controllare e gestire eventuali malfunzionamenti e le problematiche in maniera proattiva. Questo permette al team IT di Fileni di concentrarsi su progetti più legati al business, alla produttività, alla governance e a i progetti evolutivi. E di avere controllo sull’affidabilità di tutta la filiera della supply chain e di evitare fermi operativi che rappresentano una perdita economica.

Piero Perticaroli IT Infrastructure Manager di Fileni
Piero Perticaroli IT Infrastructure Manager di Fileni

Con una serie di altri vantaggi, che Perticaroli dettaglia. Per quanto riguarda la velocità di applicazione delle nuove dinamiche, l’upgrade consente di ora di prevedere in maniera proattiva i cambiamenti repentini, richiesti dall’introduzione in azienda di nuove tecnologie, comporta una sempre più spinta attività volta a prevedere nuovi modelli che garantiscano scalabilità ed elasticità, che impattano pesantemente sulle attività della rete”. Con il paradigma Cisco Dna che permette di adattarsi rapidamente ai cambiamenti richiesti dall’introduzione di nuove tecnologie, dando la possibilità al comparto IT di focalizzare le attività sui risultati che si vogliono ottenere e non sul solo funzionamento della rete.

Per quanto riguarda scalabilità e semplicità invece, con l’introduzione della tecnologia Cisco Dna, Fileni guadagna “la possibilità di rendere sicuro l’accesso degli utenti al sempre più frequente utilizzo di applicazioni miste (cloud-onprem), riuscendo ad ottimizzare l’esperienza d’uso e, al tempo stesso, mantenendo e gestendo questi nuovi carichi di lavoro ibridi in maniera semplice e affidabile. Si è raggiunta quindi una maggiore agilità e semplicità nella gestione della rete, delegando alcuni compiti a modalità Network as a Service. Perticolari infine sottolinea i vantaggi di una “tecnologia robusta da presentare come modello alle realtà acquisite, presso le quali può essere implementata in modo da sfruttare le economie di scala e i vantaggi dell’avere un unico vendor, rispetto a una parcellizzazione che comporterebbe più complessità e costi maggiori”. Con affidabilità e garanzia di funzionamento come caratteristiche che non tutti i vendor sono in grado di garantire ma necessari per per evitare i fermi operativi.

“Ora in roadmap – conclude Perticarolisi prevede di fare altri passi verso la cosiddetta rete “intuitiva” Cisco Dna che ci permetterà di configurare un unico punto di gestione del network centralizzato da cui poter verificare il funzionamento della rete attraverso analytics, settare le policy in maniera veloce, semplice e orizzontale a tutta la rete, automatizzando i processi di configurazione in maniera flessibile e in virtù delle esigenze e della strategia di business”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: