La trasformazione digitale di Inail è parte di un progetto che si snoda negli anni, grazie a un piano triennale impostato nel 2020 che ora sta volgendo al termine ma che troverà continuità operativa nel prossimo strumento programmatico, pronto a fissare gli obiettivi per il triennio 2023-2025.
Un piano strategico in allineamento con le linee guida definite dall’Agid e dal governo fortemente caratterizzato da una ricerca di modernizzazione del parco applicativo con particolare riguardo alla possibilità di adottare il cloud come acceleratore della trasformazione e come supporto alla condivisione di tecnologie emergenti. Ma che oltre alla modernizzazione tecnologica guarda anche alla cultura e all’organizzazione aziendale.
Con Anna Sappa, Cto di Inail, avevamo già seguito parte dei progetti trasformativi messi in campo dall’ente pubblico, che anzitempo aveva valutato l’approccio al cloud prima che la pandemia lo accelerasse, grazie a soluzioni che permettessero ai dipendenti di accedere alla Vpn, di utilizzare il proprio pc virtualizzato in cloud, di condividere unità con più operatori, di collaborare grazie alla suite di produttività Microsoft 365, Teams incluso. “Senza interruzione di servizio, dal 9 marzo 2020, con l’inizio della pandemia, tutti i dipendenti Inail sono stati operativi da casa grazie a portatili, dispositivi personali fluidi, Chromebook, strumenti del workspace di Microsoft che avevano anticipato i tempi dello smart working forzato. La scrivania digitale era già in cloud” precisa Sappa.
Strategia trasformativa
Inail ha deciso di muoversi su due aspetti, che hanno permesso di proseguire la strategia di cloud ibrido e creare una piattaforma omogenea per l’erogazione di servizi digitali. “Innanzitutto abbiamo pensato al cloud come un paradigma, prima ancora di pensarlo come nuvola dove esternalizzare i dati. Come un insieme di tecnologie e di strumenti per organizzare il data center – esordisce Sappa –. In secondo luogo ci siamo posti il problema della validità della nostre applicazioni. Ci serviva uno strumento per riscrivere ex novo alcuni software dal momento che dovevamo gestire richieste nuove avanzate dagli utenti (nuove prestazioni o denunce di infortunio). Abbiamo cosi sviluppato nuovi servizi in visione human centrica, con Openshift di Red Hat come nuova piattaforma per lo sviluppo di applicazioni, adottando l’approccio DevOps per garantire processi di sviluppo agili e metodologie flessibili. Ma nello stesso tempo ci serviva capire se davvero servisse riscrivere il software in toto”.
Uno studio realizzato per verificare la maturità delle applicazioni in ottica di re-platforming ha portato alla decisione di non investire nella riscrittura completa del software ma di gestire i software esistenti in una logica di containerizzazione. “Ci siamo così mossi su due binari paralleli – spiega Sappa -. Abbiamo affiancato la logica del riutilizzo del parco software esistente a quella della riscrittura di applicazioni per non perdere troppo tempo, tenendo a bada problemi di convivenza tra vecchio e nuovo, pur sapendo di incorrere in una complessità importante da gestire. La logica del riutilizzo del parco applicativo esistente sta dando risultati importanti”.
La scommessa era semplificare il deployment e la messa a terra delle nuove applicazioni, portando in azienda una ventata di novità. “Per fa questo nello sviluppo delle nuove applicazioni abbiamo coinvolto gruppi di lavoro contigui, team agili e misti, che ragionano per finalità o obiettivi da raggiungere. Abbiamo trovato una forte integrazione nel team multidisciplinare, con il coinvolgimento delle direzioni di business accanto alla parte IT. Definire insieme come vecchie e nuove soluzioni trovino sbocco in nuove funzionalità consente alle persone di avere maggiore consapevolezza del cambiamento per fare il salto sulla nuova piattaforma”. Con Red Hat in questo anno Inail ha consolidato la piattaforma applicativa, che ha permesso anche di portare su Red Hat i servizi del ministero della Salute, che ha spinto la riscrittura di alcune applicazioni anche grazie al volano del Pnrr.
E precisa: “Noi manteniamo le applicazioni istituzionali on-premise e portiamo in cloud gli ambienti di collaudo grazie a Openshift. In futuro, nel nostro ideale di cloud ibrido, avremo data center automatizzati, per arrivare infine all’Infrastructure as a code. Red Hat ci supporterà per smaterializzare l’intera infrastruttura e ci consente di realizzare una infrastruttura hybrid cloud grazie all’impostazione open source, facilitando l’estensione dell’on-premise verso gli ambienti cloud, ma mantenendo una univocità con i processi, le competenze e gli strumenti utilizzati aperti anche alla collaborazione ed integrazione con i vari vendor del mercato. Questo ha richiesto un forte investimento in change management con una intensa partecipazione di tutta la squadra”.
Inail, Inps, Istat insieme
Oggi Inail è nella fase conclusiva del piano strategico 2020-2022 e sta lavorando al piano 2023-2025 nel quale la progettualità riguarderà la nuova entità in cui confluirà Inail, insieme a Inps e Istat: la 3-I spa, la prima software house pubblica a servizio del welfare che si occuperà di attività di sviluppo, conduzione e gestione di soluzioni software e di servizi informatici in favore dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale (Inps), dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (Inail), dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle altre pubbliche amministrazioni centrali. Nata con “l’obiettivo di garantire una gestione dei dati più efficiente e democratica e fornire servizi all’avanguardia per migliorare il benessere della collettività. Un passo avanti per la transizione digitale di tutta la pubblica amministrazione” aveva dichiarato il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando all’annuncio della costituzione della nuova entità, lo scorso 14 aprile.
Ma come integrare le tecnologie e i modelli operativi dei tre enti? “L’approccio è quello di farsi guardare dall’esterno – spiega Sappa -. Sono stati creati focus group con diverse categorie di settore per comprendere come impostare la strategia. Cloud, Iot, blockchain sono tecnicalità dietro le quinte, sono strumenti, dobbiamo capire cosa si aspetta il nostro stakeholder e finalizzare al meglio le aspettative esterne. Il nuovo piano strategico è molto orientato a cogliere le attese e indirizzare i bisogni di cittadini e azionisti, traducendole in azioni strategiche dal punto di vista digitale. Con Inps siamo la casa del welfare per gli italiani, perché siamo i due enti a cui si rivolgono cittadini, lavoratori, pensionati e seguiamo la loro vita dall’inizio del lavoro fino alla fine, erogando servizi e compensi. Ma andare attraverso una forma unificata verso i nostri stakeholder richiede una serie di progetti”.
Il primo progetto condiviso sarà infrastrutturale, perché implica il mettere in rete i data center. “Questo lo faremo spostando risorse, ad esempio il nostro data center confluirà in quello di Bari di Inps. Così come Inail a Roma ospita già il sito di Istat per garantire la business continuity nel caso di malfunzionamenti. Ma è importante definire tutto quello che dobbiamo fare, sia verso l’esterno sia verso l’interno, verso i dipendenti”.
C’è già un pregresso di grande interazione tra i tre enti, non solo per la condivisione di infrastrutture (“come se avessimo già creato dei mini Poli strategici nazionali tra di noi, con la condivisione dei nostri data center”), ma anche per la gestione dei dati, dal momento che Istat analizza e consolida dati che vengono raccolti e creati da Inail e Inps ogni giorno. “Stiamo sviluppando servizi comuni per sfruttare al meglio tutto il patrimonio di dati che generiamo – precisa – e siamo già realtà attente e allenate nello scambio di dati e infrastrutture. Metteremo a fattore comune i servizi digitali ma le radice delle nostre tre aziende già si toccano, grazie allo sharing di dati e risorse”.
Da settembre la scommessa 3-I partirà dal razionalizzare l’infrastruttura, la piattaforma, i metodi di lavoro, mettendo a fattore comune le esperienze e tutte le attività dietro le quinte. “Siamo interessati a scambiarci idee, ora ci siamo studiando reciprocamente – puntualizza -. La transizione dovrà infondere fiducia, spirito di squadra e avere obiettivi soddisfacenti”.
Nel perimetro del cloud nazionale
Lo spirito di innovazione che ha caratterizzato l’adozione del cloud in azienda trova riscontro nella Strategia Cloud Italia formalizzata dal ministro dell’Innovazione, Vittorio Colao, il 7 settembre scorso. “Il cloud è uno strumento per migliorare il nostro modo di erogare servizi digitali” precisa Sappa dando un giudizio positivo al piano Cloud Italia a partire dal fatto che si basa su partnership pubblico-privato per razionalizzare i 1.128 micro datacenter sparpagliati su tutto il territorio nazionale (da censimento Agid) gestendo anche le criticità. “C’è attesa verso una unica regia governativa che specifichi direttive, norme attuative, sicurezza dei dati, e funzionalità comuni del cloud pubblico italiano. La scommessa non sarà solo quella di ridurre il numero dei data center in Italia ma sarà trovare soluzioni il più possibile comuni e omogenee per razionalizzare la gestione dei servizi – argomenta Sappa – . Ci rassicura che le policy siano dettate dalle regole stringenti italiane, il che annulla l’alibi di guardare il cloud con sospetto. Si può costruire un cloud della PA sicuro e riusciremo a rassicurare tutti rispetto a questo tema delicato per la gestione dei dati dei cittadini”.
E precisa: “Voglio credere nel progetto del cloud nazionale, perché i dati rimangono in un contenitore posizionato nel nostro Paese in sicurezza, senza dare i dati a service provider stranieri. Credo che il Psn sia una misura garantita”.
Una partita ancora tutta da giocare, che sta definendo in queste settimane gli attori protagonisti per realizzare e gestire l’infrastruttura.
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