La sanità nazionale ha il potenziale per offrire ai cittadini nuovi servizi, a patto di completare la transizione da “sanità analogica” a “sanità digitale”. Un passaggio che davvero consentirebbe di risparmiare sulla spesa per fare meglio e che è possibile anche grazie al Pnrr. Tuttavia vi sono alcuni punti chiave su cui occorre lavorare subito: le competenze, gli abilitatori digitali, l’interoperabilità dei dati, la realizzazione dei progetti con il paziente al centro dell’ecosistema. Ne parliamo con Lucio Marottoli, Market Line manager Healthcare & Public Sector di Deda Next.
Un ecosistema complesso ruota attorno al mondo della Sanità. In che modo è possibile facilitare, grazie alle tecnologie digitali, la relazione tra tutti gli interlocutori (pazienti, medici, presidi, enti)? Quali competenze servono e in che modo accrescerle?
Una serie di termini identifica il percorso di transizione digitale che il mondo della sanità sta vivendo: Fascicolo Sanitario 2.0, sanità territoriale, telemedicina. Tutte queste leve di innovazione del mondo della sanità si inseriscono e, al tempo stesso, sono il risultato di un ecosistema organizzativo e tecnologico complesso, che integra il territorio con i sistemi e gli interlocutori a livello regionale e nazionale, e che ha il cittadino/paziente al suo centro.
Dall’integrazione dei vari livelli sanitari e sociosanitari – dai medici di base, alle Asl e ospedali, ai sistemi regionali, fino alle piattaforme nazionali – deriva infatti la possibilità di offrire ai cittadini servizi nuovi, pensati per andare incontro a quelle che sono le istanze di una sanità nativamente digitale. Servizi come, per esempio, la possibilità di prenotare una visita o di consultare i propri referti medici, direttamente all’interno del proprio fascicolo sanitario digitale. Servizi che consentono al cittadino di avere a disposizione anche al di fuori del proprio territorio di competenza tutta la propria refertazione e i propri dati clinici, confluiti all’interno del fascicolo sanitario della sua regione di appartenenza. Ma anche servizi di telemedicina, che permettono ai medici di monitorare con maggiore costanza ed efficacia i pazienti affetti da malattie croniche, o di assistere più da vicino le donne in gravidanza, favorendo di conseguenza anche la prevenzione. Tutto questo rappresenta un superamento dei limiti della sanità analogica e porta enormi vantaggi ai cittadini, ma anche ai medici che hanno a disposizione sempre e ovunque tutte le informazioni necessarie a elaborare la terapia migliore per i propri pazienti. Ecco, tutto questo è possibile solo grazie all’interoperabilità dei dati. È questa che abilita l’integrazione tra i vari livelli e facilita la relazione tra tutti gli interlocutori del mondo sanitario.
La sanità sta vivendo una forte fase di accelerazione (e attenzione) legata anche ai fondi del Pnrr dedicati alla Missione Salute. Dal vostro osservatorio, quali sono le urgenze che devono essere ancora sanate e quanto è stato fatto in questo ultimo anno.
Il Pnrr, insieme alla pandemia da Covid-19, ha impresso una forte spinta alla sanità digitale.
Ci proiettiamo verso una spesa sanitaria per il digitale che nel 2026 traguarderà oltre 2,5 miliardi di euro, con un’accelerazione importante, che non si era mai vista prima, in tutti i sistemi: da quelli amministrativi e di presa in carico del paziente, a quelli della sanità territoriale e regionale, fino alle piattaforme nazionali, stimolando l’adozione di soluzioni che abilitano la telemedicina, la costruzione della cartella clinica digitale, l’integrazione dei sistemi clinico-ospedalieri, ma anche l’introduzione all’interno del mondo sanitario di tecnologie di frontiera, come l’intelligenza artificiale e strumenti di machine learning e di data analytics.
Tutto questo è importante per rendere il nostro sistema sanitario più digitalizzato e integrato, ma non può prescindere da un elemento fondamentale di cui ho parlato prima: l’interoperabilità dei dati. È questa, infatti, la base di partenza per la costruzione di un sistema sanitario che abiliti la comunicazione e collaborazione tra tutti gli attori interessati, per realizzare una sanità che avvicini e interconnetta. Ed è questo l’elemento su cui dobbiamo lavorare con maggiore urgenza, per costruire un sistema sanitario che, supportato dalle tecnologie e dal digitale, abbia davvero il cittadino/paziente al centro, e rendere possibile una nuova dimensione di sanità, passando dalla cura della salute a quella del benessere.
Quali sono le strategie della vostra azienda in questo scenario complicato di trasformazione? Come si rimodella la vostra offerta?
Noi siamo attori ma anche spettatori del processo di trasformazione digitale, e per questo dobbiamo saper intercettare le nuove esigenze e adattarci al cambiamento, principalmente attraverso due strumenti: il potenziamento delle nostre competenze nel campo della digital health, e la costruzione di soluzioni innovative.
Riguardo al primo aspetto, come abbiamo visto, la sanità non può prescindere da un’evoluzione digitale e noi, che siamo un system integrator a livello nazionale, con una presenza profonda e radicata sul territorio, abbiamo una visione pervasiva di ciò che accade nel mondo sanitario, dalla Valle D’Aosta alla Sicilia. Ma non possiamo accompagnare con piena efficacia questo processo di crescita e di digitalizzazione se non lavoriamo sulle competenze interne. Quindi, un elemento cruciale per noi è la formazione del nostro capitale umano, attraverso percorsi rivolti ai più giovani, come la nostra Dedagroup Digital Academy – Health Tech Edition, ma anche a professionalità più mature, lavorando su una trasformazione di pensiero: dalla sanità alla sanità digitale. Riguardo al secondo aspetto, invece, investiamo in un’attività continua di ricerca e sviluppo. È fondamentale, per noi, lavorare alla costruzione di soluzioni innovative, come TreC+, la cartella clinica del cittadino che abbiamo realizzato insieme a TrentinoSalute 4.0, e che dà oggi ai cittadini trentini la possibilità di accedere alla propria refertazione, alle televisite e al portale di prenotazione delle visite mediche attraverso un unico dispositivo: il cellulare. La nostra offerta, quindi, evolve e si rimodella basandosi sempre su una visione chiara: per noi il cittadino/paziente è al centro dell’ecosistema. Da una parte quindi puntiamo a una crescita digitale, grazie all’utilizzo delle tecnologie più avanzate, dall’altra miriamo a un umanesimo digitale, un fattore che rispecchia i nostri valori e quelli del Gruppo di cui facciamo parte.
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