L’obiettivo della sostenibilità entra oggi in tutti i contesti dell’economia, e quello dell’edilizia non fa eccezione. Sono numerose infatti le costruzioni che cercano di rispettare l’ambiente per non danneggiarlo, attraverso l’uso di energie rinnovabili e materiali naturali, per realizzare costruzioni che siano a basso consumo energetico e salutari sia per l’uomo che per l’ambiente circostante. La sostenibilità dell’edificio è infatti da mettere in correlazione con altri fattori, come la mobilità di prossimità, strettamente legata alla collocazione dell’edificio stesso.

Con il fine ultimo di ridurre le emissioni di CO2, che nel settore incidono significativamente sull’ambiente, gli enti normativi comunitari lavorano per incoraggiare l’uso di soluzioni a basso impatto ambientale. L’utilizzo di tali soluzioni non è però ancora diffuso e non è uniforme all’interno dei vari paesi europei, dove emergono delle evidenti differenze sui livelli di adozione di queste tecnologie.

Ad attestarlo è uno studio di Otovo, azienda norvegese attiva nel fotovoltaico residenziale, che analizza il livello di penetrazione di pannelli solari, pompe di calore e veicoli elettrici a livello europeo, analizzando in particolare 13 i Paesi, incluso il nostro, ovvero: Olanda, Belgio, Svizzera, Austria, Polonia, Germania, Regno Unito, Italia, Portogallo, Svezia, Francia, Spagna e Norvegia

Otovo
Otovo –  Livello di penetrazione di pannelli solari, pompe di calore e veicoli elettrici nelle famiglie europee

Cresce il fotovoltaico

Le installazioni di pannelli solari per uso residenziale registrano una crescita costante in tutta Europa, con le famiglie che scelgono di investire nel solare per la propria casa, sia per risparmiare sui costi energetici che per contribuire al benessere dell’ambiente. Nei 13 paesi analizzati da Otovo, la media delle famiglie con impianti fotovoltaici residenziali è dell’8,5%

Guida la classifica l’Olanda (25%), dove già dagli anni ‘90 grandi misure governative hanno sostenuto gli investimenti in energie rinnovabili, creando un clima favorevole all’espansione del solare, garantendo tempi di rientro degli investimenti di circa 7 anni, grazie anche a piccoli sussidi e prestiti a bassi interessi.

L’Italia si posiziona al 9° posto della classifica, con una percentuale di famiglie che utilizzano impianti fotovoltaici residenziali per l’approvvigionamento energetico della loro casa del 5% circa. Nel nostro Paese, negli ultimi anni l’avanzamento delle tecnologie per la progettazione e la realizzazione di pannelli fotovoltaici ha migliorato le performance degli impianti e ridotto costi e tempi di rientro degli investimenti, ma nonostante ciò, il mercato del fotovoltaico trova ancora dei freni e limiti, soprattutto nelle normative italiane, con differenze sostanziali tra regione e regione. Tra questi limiti, ad esempio, la necessità di particolari benestare per la tutela del patrimonio culturale italiano che rallentano spesso gli iter autorizzativi. 

Questi trend si inseriscono in un mercato italiano del fotovoltaico che per il 2022 l’Ufficio Statistico di Terna identifica come la fonte di energia rinnovabile per eccellenza, con oltre 28 Twh di produzione, in aumento del +12,3% sul 2021 e con un un incremento anche della potenza prodotta di (+10,9%) a 25,1 GW (22,6 GW nel 2021). Il trend positivo in Italia è inoltre evidente anche nel primo semestre del 2023 dove sia il numero di impianti fotovoltaici installati (200.138), sia gli autoconsumi (3.635 GWh) registrano un incremento rispettivamente del +171% e del + 12,2% rispetto al primo semestre 2022. 

Pompe di calore, le famiglie investono

La diffusione delle pompe di calore in Europa è aumentata negli ultimi anni, grazie alla crescente attenzione per la sostenibilità e l’efficienza energetica. I governi e le istituzioni europee promuovono l’adozione di questa tecnologia a basso impatto ambientale attraverso incentivi fiscali e politiche energetiche mirate. Nei 13 paesi europei, la media delle famiglie con pompe di calore in casa è del 14,5%. La Norvegia guida la classifica e da sola registra una percentuale del 70% in un mercato nel quale ha fatto da pioniera, adottando tali tecnologie fin dal 1978. Ad oggi, il governo norvegese, complice anche il divieto di utilizzo di sistemi come le caldaie a gasolio, ha incentivato la diffusione di questa tecnologia in tutto il Paese.

La penetrazione delle pompe di calore in Italia è tra le più alte in Europa e con un potenziale di crescita ancora più significativo, attesta l’analisi di Otovo. Con il 12% delle famiglie che scelgono di installarle nella propria abitazione, il nostro Paese si posiziona al 4º posto nella classifica europea, insieme alla Francia. Il miglioramento e l’evoluzione di queste tecnologie negli anni permette oggi al mercato di offrire agli acquirenti prezzi più competitivi, potendo contare anche su incentivi statali come sconti fiscali, contributi economici e agevolazioni finanziarie per l’acquisto e l’installazione di pompe di calore. L’installazione combinata di fotovoltaico e pompe di calore garantisce inoltre un risparmio pari all’86% sulle bollette. Ma a fronte di tali benefici, l’espansione di questa tecnologia in Italia è ancora limitata dalla scarsa consapevolezza sulle potenzialità di questi strumenti, sia in termini ambientali che di efficientamento energetico e di ritorno economico per le famiglie.

Fabio Stefanini, Regional Manager di Otovo
Fabio Stefanini, regional manager di Otovo

“Nel settore residenziale italiano il percorso di efficientamento procede lentamente, piuttosto in ritardo rispetto agli standard europei e agli obiettivi previsti dalla direttiva europea Casa Green spiega Fabio Stefanini, regional manager di Otovo. D’altro canto la costruzione di case sempre più sostenibili è in crescita, con il 70% degli edifici di nuova generazione in classi energetiche A e B. E questo è un chiaro segnale della volontà degli italiani di andare verso l’efficienza e l’autoproduzione energetica, incoraggiati non solo da una consapevolezza ambientale, ma anche da incentivi statali che permettono di accedere più facilmente alle tecnologie green”.

e-mobility, l’Italia è ancora indietro

In Europa, cresce la diffusione dei veicoli elettrici e le grandi case automobilistiche stanno già lavorando per adattarsi agli obiettivi EU di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030. Nei paesi analizzati da Otovo, la percentuale dell’intero parco auto alimentato da energia elettrica è del 3,7%. Anche in questo caso, la Norvegia registra il maggior numero di veicoli elettrici in utilizzo (24%), percentuale superiore alla media europea, grazie anche agli incentivi governativi erogati negli ultimi anni oltre al fatto di poter contare su una rete nazionale di stazioni di ricarica con oltre 24.000 colonnine distribuite sul Paese, promuovendo programmi di finanziamento per l’espansione delle stazioni di ricarica rapida.

L’Italia è invece molto indietro su questo fronte e la diffusione dei veicoli elettrici è molto sotto la media europea (0,4%), con le immatricolazioni diminuite tra il 2021 e il 2022 del 15%. Uno dei maggiori inibitori per l’acquisto sembra essere l’effettiva diffusione dell’infrastruttura di ricarica. La nostra rete di ricarica pubblica e privata non è infatti ancora sufficientemente sviluppata e rende l’utilizzo di veicoli elettrici meno conveniente per molte persone, specialmente per chi non vive fuori dalle grandi città, in zone più disagiate e tendenzialmente nel Sud. Inoltre, non è ancora diffusa una vera consapevolezza sui benefici degli EV chargers (stazioni di ricarica per veicoli elettrici), data anche la forte tradizione nell’industria automobilistica italiana verso i veicoli alimentati a benzina e diesel.

“Il percorso di decarbonizzazione del settore residenziale richiede coinvolgimento e informazione corretta ai cittadini, semplificazione delle procedure, incentivi maggiori e mirati, nell’ottica di una visione di lungo termine sono gli ingredienti che le nostre istituzioni dovrebbero adottare per determinare una corretta transizione energetica. Tassello dopo tassello, l’Italia, uno dei Paesi più favorevoli a livello climatico in Europa per l’utilizzo di energie rinnovabili, può contribuire a migliorare la qualità dello stile di vita dei cittadini, anche in un’ottica green”, conclude Stefanini.

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