Sono le tendenze che davvero fanno tendenza, alle quali tutti i CxO guardano con curiosità e che ritroviamo nell’arco dell’anno citate da vendor, professori, analisti, corsi e ricorsi. Perché le 10 tecnologie emergenti del 2020 ribadite da Gartner la scorsa settimana, nel corso del Gartner IT Symposium/Xpo di Barcellona, sono le previsioni attese e ricorrenti, anno dopo anno, che nessuno snobba e che per molti fanno scuola.

Quali saranno i cambiamenti nel modo in cui le organizzazioni gestiscono e utilizzano i dati? Rispondono a questo quesito i 10 trend di Gartner, una domanda che sta a cuore a molti (la si ritrova nei reportage della settimana, dal Vmworld di Barcellona all’Oracle Cloud Day di Milano).

Chiariamoci. Gartner definisce una tendenza tecnologica strategica quella che ha un potenziale dirompente, perché è in una fase di passaggio dall’essere tecnologia emergente all’essere tecnologia con impatto sul mercato, di cui si stanno vedendo usi più ampi, che sta rapidamente crescendo e che si prevede raggiungerà un punto di svolta nei prossimi cinque anni.
Proviamo a leggere i trend, tenendo presente il nuovo mantra in voga tra i Cio (usato anche da Gartner stessa): il TechEquilibrium, la ricerca non tanto della felicità perduta (anche se qualcuno potrebbe obiettare che un tempo i Cio fossero davvero più felici) ma di quell’equilibrio tra business e tecnologia da trovare in tempi complessi, per ragioni interne o economiche, geopolitiche, tecnologiche.
Ecco le dieci tendenze strategiche. Capiamole.

Top 10 Strategic Technology Trends for 2020 - Fonte: Gartner
Top 10 Strategic Technology Trends for 2020 – Fonte: Gartner

1 – Hyperautomation. La combinazione di strumenti di machine learning, software, automazione per rendere il lavoro più automatizzato possibile. Un’evoluzione che non riguarda solo gli strumenti ma tutte le fasi dall’analisi di un processo (discover, analyze, design, automate, measure, monitor, reassess) e che ha come punto centrale la combinazione di tutti gli strumenti di automazione tra loro. Questo scenario ha preso il via dall’introduzione in questi anni delle tecnologie di Rpa (Robotic Process Automation), primo esempio concreto per supportare e replicare compiti dell’azione umana.

2 – Multiexperience. Per i prossimi dieci anni, l’esperienza dell’utente sarà determinante per capire come interagire con il mondo digitale. Basta guardare le piattaforme conversazionali, che stanno cambiando il modo in cui gli utenti utilizzano la tecnologia, così come virtual realityaugmented realitymixed reality che modificano la percezione del mondo e combinano percezione e interazione in esperienze multimodali e multisensoriali.

3 – Democratization of expertise. La democratizzazione della tecnologia permetterà alle persone di avere accesso sia a competenze tecnologiche (come machine learning e app) sia a competenze di business (ad esempio analisi economiche o dei processi di vendita) attraverso un’esperienza semplificata, senza più formazione costosa (lo sviluppo code). Secondo Gartner, la democratizzazione riguarderà 4 ambiti: dati e analytics (permetterà ai data scientist di accrescere le loro capacità), applicazioni (grazie a strumenti di AI, le app saranno create su misura), design (sviluppo low-code/no-code con automazione incorporata), infine la conoscenza (professionisti non IT avranno accesso a strumenti esperti al di là della propria formazione).

4 – Human augmentation. La tecnologia potrà essere utilizzata per apportare miglioramenti all’esperienza umana, sia a livello cognitivo (cognitive augmentation, con maggiore accesso alle informazioni) sia a livello fisico (phisical augmentation, con maggiore benessere, attraverso dispositivi tecnologici utilizzati dal corpo umano). Nel prossimo decennio, questi fenomeni creeranno nuovi effetti di consumerizzazione che – come in passato con l’avvento della mobility e dei social – avranno poi ricadute nel mondo del lavoro, nell’ufficio, dove le persone vorranno godere della stessa esperienza.

5 – Transparency e traceability. Gli utenti, sempre più consapevoli del valore delle informazioni personali, richiederanno una migliore protezione dei loro dati. La gestione della sicurezza di questi impatterà non solo sulla capacità di redigere normative severe in materia (gestione dei dati e tracciabilità) ma avrà risvolti etici legati all’uso dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie. Tre le aree sulle quali le aziende dovranno concentrarsi per garantire trasparenza e fiducia dei dipendenti: gestione di AI e ML, privacy dei dati con tutti gli aspetti legati alla proprietà e al controllo di questi, infine, aspetti etici con risvolti sul business.

6 – Empowered edge. I dati generati e processati laddove vengono raccolti, in periferia vicino alla fonte, porteranno a ridurre la latenza di elaborazione e richiederanno una grande capacità di calcolo nell’edge. Se oggi gran parte di questa attenzione è legata ai dispositivi IoT, in futuro l’edge computing diventerà dominante in tutte le industrie, richiederà maggiore capacità di archiviazione.

7 – Distributed cloud. I servizi di cloud pubblico saranno distribuiti su diversi cloud, anche se la responsabilità sarà sempre attribuita al cloud provider che gestirà operation, governance, update della tecnologia a nuovi servizi. Questo rappresenterà un significativo slittamento dal modello centralizzato del cloud pubblico verso un modello distribuito di servizi cloud che daranno vita a una nuova era per il cloud computing.

8 – Autonomous things. Gli oggetti autonomi automatizzeranno grazie all’AI funzioni precedentemente eseguite dall’uomo: robot, droni, veicoli autonomi, navi, elettrodomestici… La loro automazione andrà oltre a quella fornita da rigidi modelli di programmazione e sfrutterà l’intelligenza artificiale per fornire comportamenti avanzati che interagiscono in modo più naturale con l’ambiente circostante e con le persone. Man mano che la capacità tecnologica migliorerà, che i Paesi definiranno la normativa e che l’accettazione sociale aumenterà, gi oggetti autonomi si diffonderanno in spazi pubblici incontrollati. Gartner si aspetta “un passaggio da cose intelligenti autonome a uno sciame di cose intelligenti collaborative in cui più dispositivi lavoreranno insieme, indipendentemente dalle persone o con input umani”.

9 – Practical blockchain. La blockchain ha oggi alto potenziale per rimodellare le industrie, grazie alla tracciabilità di merci e servizi, ma soprattutto grazie alla fiducia e alla trasparenza che invoca. Secondo Gartner, avrà enorme potenziale anche nell’area dell’identity management o degli smart contract che ad esempio potranno attivare i pagamenti solo alla ricezione della merce. Secondo Gartner, oggi la blockchain rimane “immatura per le implementazioni aziendali a causa di una serie di problemi tecnici”, ma ha un potenziale molto alto sul ritorno di fatturato se implementata nelle attività dell’azienda.

10 – AI Security.  Il crescente utilizzo di strumenti di AI e di ML per facilitare il processo decisionale se da una parte porta a enormi potenzialità, dall’altra crea nuove sfide per il team di sicurezza, aumentando i potenziali punti di attacco (IoT, cloud computing, microservizi, sistemi connessi). Tre le aree chiave sulle quali i Ciso devono concentrarsi: proteggere sistemi basati su intelligenza artificiale, sfruttare l’intelligenza artificiale stessa per migliorare la sicurezza, anticipare in modo predittivo eventuali comportamenti malevoli grazie all’utilizzo della AI.

Per chiudere il cerchio della settimana, sulle previsioni, mi piace riportare due dichiarazioni a tema. Uno spunto dall’intervento ispirazionale di Stefano Epifani, docente e presidente del Digital Transformation Institute (sul palco di Oracle Day). “Non si può resistere al cambiamento dettato dall’intelligenza artificiale, dall’innovazione” ma nello stesso tempo “non si può ridurre tutta la digital transformation al tema della automatizzazione dei processi o alla loro reingegnerizzazione. La vera dimensione trasformativa è una rivoluzione di senso, così profonda che cambia le cose, la loro struttura e la loro natura”. L’altro spunto nelle parole di Pat Gelsinger, Ceo di Vmware (dal palco di Vmworld): “La tecnologia di per sé non è né buona né cattiva. Ma deve essere una forza per il bene”.  Da Gartner in giù, insomma: la questione rimane come usare le tecnologie perché siano funzionali a una società sostenibile.
Seguiremo con Inno3 i trend delineati nel corso dell’anno, a riprova del vero, tenendo però sempre a mente l’accortezza suggerita da Carlo Ratti, professore del Mit di Boston, dal palco dell’Hitachi Innovation Forum tenutosi nei giorni scorsi a Milano:Non possiamo predire il futuro: è aperto, potrebbe cambiare”.

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