“L’emergenza sanitaria ha portato alle aziende, come nella vita di tutti, una serie importante di cambiamenti. Per le organizzazioni di ogni genere ha rappresentato il momento chiave per una presa di coscienza effettiva sull’importanza dei progetti di trasformazione digitale, anche solo per consentire, in un momento critico, la business continuity. Non è il momento questo di fermare i progetti, ma casomai di spingere sull’acceleratore. Le aziende hanno l’opportunità di velocizzare tutta una serie di iniziative già in fase di studio o implementazione. Devono coglierla”.
Così Gianni Anguilletti, vice president Med di Red Hat, inquadra la situazione attuale a poche settimane dalla conclusione di Red Hat Summit 2020, virtuale, che ha visto oltre 56mila partecipanti effettivi per poco meno di 120mila partecipazioni complessive alle sessioni live e oltre 80mila iscritti.
Segno di un vivo interesse per le proposte open source del vendor, per un approccio aperto e condiviso funzionale ai progetti di trasformazione dal cloud, all’edge, negli scenari ibridi, sia sui sistemi virtualizzati, sia su quelli containerizzati. Tre gli abilitatori tecnologici, secondo Red Hat: il framework (1) per lo sviluppo di applicazioni moderne cloud-native, in grado di sfruttare ML, AI, AR e architetture serverless; le tecnologie in grado di abilitare la realizzazione di cloud ibridi e aperti per sfruttare al meglio tutte le risorse computazionali (2); e gli strumenti per la gestione e l’automazione delle infrastrutture informatiche in grado di abbattere i costi delle operation e renderle più affidabili e intelligenti (3).
Sono gli stessi pilastri alla base della proposizione del vendor basata su tre direttrici strategiche: completezza funzionale, per offrire quanto necessario per le architetture IT aperte e scalabili; apertura, per fare in modo che clienti e partner siano liberi di scegliere l’intero stack Red Hat (o solo alcuni dei componenti) in modo da salvaguardare gli investimenti e avvicinarsi con un approccio graduale allo stack e flessibilità, che poi è declinata nel mantra “tutte le applicazioni, pronte per ogni workload, su qualsiasi piattaforma, e sempre accessibili da qualsiasi dispositivo”.
Red Hat OpenShift e Ansible al centro
Sul palcoscenico virtuale di Red Hat Summit 2020, riflettori puntati sulle novità che ruotano intorno alla proposizione Red Hat OpenShift, la piattaforma per applicazioni cloud che semplifica lo sviluppo, il deploy e la scalabilità applicativa. Per esempio quelle legate ad Advanced Cluster Management per la visione e la gestione di cluster e container eterogenei ospitati su risorse non omogenee, architetture virtualizzate, cloud privati e pubblici. Con la possibilità di controllare in modo ancora più granulare i costi nell’utilizzo delle diverse risorse. E ancora la possibilità di gestire con OpenShift non solo i container, nella loro accezione più classica, ma anche macchine virtuali, grazie ad un ulteriore strato di astrazione, per una visibilità più completa.
Anguilletti richiama inoltre l’attenzione sugli annunci riguardo le possibilità di automazione dello storage e gli “use cases” di frontiera in ambito serverless ed edge computing. Altri importanti annunci a Red Hat Summit 2020 sono: il rilascio della release di Red Hat Linux Enterprise 8.2; Kogito come framework per applicazioni cloud native per la business automation; la disponibilità del Red Hat Marketplace, per l’accesso alle tecnologie a contorno di OpenShift Container Platform da un unico punto di accesso, aperto su tutto l’ecosistema, supporto compreso. E infine DataGrid 8.0 e Quarkus, quest’ultimo evoluzione in ambito microservizi e container di Java, da utilizzare come vero framework ultraveloce, per esempio per le applicazioni all’edge, per i bassi consumi di risorse.
Anguilletti: “Con la nostra proposta ci candidiamo ad essere partner di riferimento per qualsiasi progetto di DT attraverso la realizzazione di architetture cloud, ibride ed aperte, focalizzate su RH Enterprise Linux, come collante tra i footprint di tutte le risorse computazionali (bare-metal, virtualizzate, sucloud pubblici e privati). Vogliamo crescere su OpenShift e OpenStack ed investire per estendere il bacino di utenza della OpenShift Container Platform – fondamentale per le iniziative di digital transformation – e per abilitare la realizzazione e l’utilizzo di nuove architetture innovative come quelle all’edge”. Red Hat inoltre vuole far leva sulle nuove opportunità legate alle migrazioni delle applicazioni Sap su Sap Hana. Mentre dal punto di vista organizzativo insisterà su verticalizzazione e segmentazione delle strategie di go to market, e farà leva al meglio sulle sinergie possibili con Ibm.
L’azienda intanto ha chiuso il primo trimestre dell’anno fiscale 2020 con risultati positivi, in crescita a doppia cifra (+20% i ricavi anno su anno e +40% per le proposizioni OpenShift e Ansible). Ibm l’ha “aiutata” abbracciando la proposizione OpenShift per “ristrutturare” il proprio portfoglio di soluzioni, e oggi la piattaforma è operativa su oltre 2.200 clienti. Il momento attuale non porta preoccupazione ed incertezza, perché secondo il management l’accelerazione non sarà messa in gioco. Chiude Anguilletti: “Solo una cosa è peggiore della preoccupazione, reagire con altrettanta preoccupazione ed incertezza. Serve invece una sana ‘energia cinetica’ per cogliere le opportunità sia attuali sia a lungo termine che la nuova normalità porterà”.
La tattica in Italia
Dettata la strategia, spetta a Rodolfo Falcone, country manager Red Hat Italia, pensare alla tattica: “Stiamo lavorando, oggi, come avremmo fatto forse solo tra 30 anni. Covid in questo senso ha accelerato in modo davvero importante la DT. Chi non va in questa direzione resterà tagliato fuori. Le aziende devono pertanto prepararsi a situazioni difficili e la medicina che proponiamo, che fa parte del Dna di Red Hat, è l’open source“. Significa di fatto avere la certezza di assenza di lock-in nei progetti, ampie possibilità adattative, fare parte di una community globale in grado di risolvere le situazioni critiche ed accelerare.
Red Hat ha valorizzato nell’emergenza le sue capacità di supporto basate sulla Business Continuity Management Policy (sotto il controllo diretto del VP Finance) e su Business Continuity Plans, che sono gli stessi strumenti di supporto utilizzati, anche internamente, nei momenti di crisi, a testimoniare prontezza e flessibilità, grazie anche all’approccio open che permette la soluzione di criticità in modo tempestivo nei settori più critici (finance, health, etc).
Il trimestre ha rappresentato un momento importante inoltre anche per le attività di formazione. Red Hat ha proposto l’iniziativa FreeLabs Academy, corsi Linux su Solidarietà Digitale, ha posticipato la scadenza delle certificazioni, estendendo anche le finestre di esame, e si è preparata per le certificazioni elettroniche (opportunità che sarà attiva nel giro di un mese e mezzo).
“Il contesto attuale – spiega Falcone sulla scorta dell’analisi Idc – vede i clienti consapevoli di come la DT gioca ora e giocherà – post Covid – un ruolo fondamentale. Business Continuity e Risk Management si sono rivelati centrali nei progetti, con i dipartimenti IT a fare da “pivot” per i progetti aziendali. Tanto che chi si era in fase avanzata nello sviluppo dei progetti di DT si è trovato effettivamente avvantaggiato”. Software e app per il cloud enterprise social networking e process automation al centro dei progetti.
Red Hat in Italia, in questo ultimo trimestre, ha triplicato infine energie e sforzi con nuovo personale tecnico e di vendita ed ha investito nel mid market (le aziende fino a 5mila dipendenti) e Smb, con la nomina di un manager dedicato in modo specifico a seguire solo questo mercato. “Per i partner sul territorio – conclude Falcone – abbiamo incrementato gli investimenti. Prossimo l’annuncio del nuovo responsabile di canale per Red Hat Italia, e una maggiore focalizzazione su system integrator e local reseller, che rappresentano un’importante risorsa per i clienti locali. Tutto con un nuovo approccio, in modo da essere considerati più che semplice fornitore di soluzioni vero trusted advisor: un consulente di trasformazione per le aziende, in grado di accompagnare il cliente in tutti i passaggi, dalla scelta del sistema operativo alla preferenza del più ampio numero di soluzioni dello stack necessarie per abilitare i progetti di trasformazione e di business continuity“.
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