I dati diventano sempre più critici nell’assicurare la riuscita del business, e la loro protezione è una sfida complessa da sostenere per i team IT. Le aziende si preparano ad affrontarla puntando su un massiccio uso di servizi e infrastrutture cloud-native in uno scenario relativo ai cyber attacchi in espansione che richiede le necessarie contromisure per implementare una strategia di “modern data protection“.
In particolare l’88% dei leader IT si attende che i budget per la protezione dei dati crescano in proporzione superiore rispetto a quelli previsti ad altri investimenti IT, mentre più di due terzi pensano di preferire servizi basati sul cloud per proteggere quelli essenziali. Lo dicono i numeri del report Veeam Data Protection Trends 2022, sulla base delle interviste commissionate a Vanson Bourne ed effettuate su un campione di oltre tremila decisori IT e imprese globali (realtà con oltre 1.000 dipendenti in 28 Paesi) per comprendere le  strategie di protezione dati che le aziende intendono adottare nei prossimi 12 mesi. Entriamo quindi nei dettagli a partire proprio dai rischi per i dati legati all’incremento degli attacchi cyber, la più importante causa di interruzione dei processi di business per il secondo anno consecutivo.

Danny Allan, chief technology officer di Veeam
Danny Allan, chief technology officer di Veeam

Il 76% delle aziende dichiara di aver subito almeno un evento ransomware negli ultimi 12 mesi e che le strategie di protezione sono al momento inefficaci a prevenire, rimediare e riprendersi dagli attacchi ransomware. Lo prova il dato secondo cui per ogni attacco le organizzazioni non sono state in grado di recuperare ben il 36% delle informazioni. Un punto su cui così interviene Danny Allan, Cto di Veeam: “Con i cyberattacchi che diventano sempre più sofisticati e ancora più difficili da prevenire, le soluzioni di backup e ripristino sono le fondamenta essenziali per una strategia di modern data protection. Ma i rischi per i dati arrivano anche a causa degli errori umani e tecnici –  la causa più frequente di interruzioni di servizio – con una media del 53% degli intervistati che ha avuto esperienza di malfunzionamenti nell’infrastruttura/networking, hardware e software di server. Malfunzionamenti nel 46% dei casi dati da errori di configurazione degli amministratori, mentre nel 49% si sono registrate cancellazioni accidentali, sovrascrittura o corruzione dei dati causata dagli utenti.

Ransomware - Come penetra nelle aziende
Ransomware, come penetra nelle aziende (fonte: Veeam Data Protection Trends, 2022)

Allo stesso tempo l’89% degli intervistati riferisce di un divario tra la quantità di dati che si può permettere di perdere dopo un guasto rispetto a quanto frequentemente si proceda a un backup dei dati. Un divario cresciuto di oltre il 10% negli ultimi dodici mesi. Ed accentuato inevitabilmente dalla crescita del volume dei dati più che raddoppiata. Quando il volume di dati è esploso, lo hanno fatto anche i rischi associati alla protezione dei dati stessi, ed i ransomware ne sono l’esempio principale: “la ricerca mostra che le aziende riconoscono queste sfide e stanno investendo in maniera massiccia, spesso perché non hanno fornito agli utenti la protezione di cui avevano bisogno”, commenta Anand Eswaran, chief executive officer di Veeam. Allarmante resta il dato secondo il quale nonostante il backup sia una parte fondamentale di ogni strategia di protezione di dati, del 18% dei dati di aziende globali non c’è una copia di sicurezza.

La percezione aziendale di un reality gap
La percezione aziendale di un reality gap (fonte: Veeam Data Protection Trends, 2022)

Si tratta di far fronte alla situazione per cui i sistemi di produzione, digitalizzati in crescita a velocità maggiore rispetto a quelli di protezione, richiedono ora un impegno più intenso, anche considerato il livello di complessità crescente delle piattaforme utilizzate e degli scenari cloud adottati. I numeri della “complessità” dicono infatti che il 67% delle aziende usa già servizi cloud come parte della propria strategia, mentre il 56% attualmente utilizza container in produzione o prevede di farlo nei prossimi 12 mesi. La ricerca poi spiega anche che la diversificazione delle piattaforme sarà ancora in crescita anche nel 2022, con un rapporto tra centri dati e server cloud del 52% vs. il 48%, ed in continua riduzione. 

“Per la massima tranquillità alle aziende serve la certezza che il 100% dei propri backup sia stato completato nella finestra definita, e che i recuperi vengano forniti all’interno degli Sla richiesti” – riprende Allan – che sottolinea come il rimedio richieda di investire in una soluzione automatizzata e organizzata, in grado di proteggere le diverse piattaforme data center, e di un approccio di protezione basato sul cloud.

Le aziende si prevede spenderanno circa il 6% in più ogni anno nella protezione dei dati rispetto agli investimenti generali in IT ed anche se questo solo in qualche modo contribuisce a invertire le necessità sulla protezione dei dati, è comunque positivo vedere che i Cxo siano coscienti del necessario cambio di passo e delle direzione in cui muoverlo. Il 21% delle organizzazioni, infatti, dichiara come la capacità di proteggere carichi di lavoro ospitati su cloud sia il fattore di acquisto chiave per la protezione dei dati delle imprese nel 2022 e quasi 4 decision maker su 10 credono che le capacità IaaS/SaaS siano un attributo decisivo per la modern data protection.

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