Sul sistema agrifood si sviluppa una componente importantissima della competitività del nostro Paese. Agricoltura e industria alimentare pesano infatti per oltre il 4% sul Pil nazionale e, includendo i settori collegati al commercio, alla ristorazione e a tutti i servizi legati al cibo, il sistema incide per il 15%, con un valore complessivo di circa 522 miliardi di euro (Fonte: Crea-Istat – 2019). Un comparto che durante la pandemia dimostra reattività e resilienza, evidenziando però la capacità di tenuta delle filiere come requisito fondamentale per la continuità del business.

L’innovazione rappresenta indubbiamente un valido alleato per l’agrifood, dove il digitale può supportare sia la tutela che la valorizzazione, lo sviluppo e il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità del settore. La sfida, anche alla luce delle prospettive che si aprono con il Pnrr, è quella di attivare una collaborazione forte tra sistemi di innovazione digitale e sistema agroalimentare, per sostenere lo scambio di punti di vista con le catene produttive che affrontano la digital transformation. Di questo si discute nell’incontro online con gli attori della filiera, partendo dall’analisi del white paper “Il Digitale e l’innovazione tecnologica a supporto del settore agrifood italiano”, realizzato da Anitec-Assinform e Confindustria Digitale. Un documento aperto agli sviluppi tecnologici e applicativi che avverranno in futuro. 

Agricoltura 4.0, focus sui digital enabler

Marco Gay, presidente Anitec-Assinform
Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform

“L’innovazione può rendere più efficiente il mondo dell’agrifood nel quadro della strategia europea, sfruttando al meglio le tecnologie in un’ottica di sostenibilità, accessibilità dei prodotti e riduzione dei costi di produzione – esordisce Marco Gay, presidente Anitec-Assinform. L’impiego del digitale nel quadro di modelli di agricoltura 4.0 appare necessario per poter coniugare i fabbisogni crescenti di produzione di cibo a livello mondiale, per preservare la qualità tipica dei prodotti dell’agroalimentare italiano e ridurre l’impatto ambientale delle produzioni”.

Emerge nello scenario la necessità di adottare un approccio olistico ai processi della filiera, che faccia leva su un impiego diffuso delle tecnologie digitali e su un nuovo modello di business orientato all’utilizzo dei dati. Prosegue Gay: “L’uso di tecniche predittive, nell’analisi dei dati e nella fase applicativa, attraverso quelli che definiamo i digital enabler della trasformazione digitale – big data, intelligenza artificiale e machine learning, IoT, cloud e blockchain, 5G mobile network – sono alleati preziosi per realizzare l’ottimizzazione delle filiere, servire al meglio il consumatore, migliorare la qualità e la resa della produzione agricola e garantire l’origine dei prodotti”.

Agostino Santoni, presidente Confindustria Digitale
Agostino Santoni, presidente di Confindustria Digitale

Il settore dell’agrifood sta attraversando profonde trasformazioni che si affiancano alle grandi sfide, come la sostenibilità e i cambiamenti climatici”, interviene Agostino Santonipresidente Confindustria Digitale, che circoscrive i tre elementi della strategia da cui partire per sviluppare un vero piano di Industria 4.0 del settore agrifood: “In primo luogo le infrastrutture, per abilitare una filiera che sta puntando sul digitale ma che da sempre è tra le più complesse, perché fortemente frammentata, e dove scalare su tutto il territorio è ancora oggi complicato; la semplicità della tecnologia, sia dal punto di vista applicativo che di comunicazione; e infine l’economia del talento nel medio periodo, perché c’è una grande scarsità di risorse in termini di competenze necessarie per immaginare il ripensamento dell’agrifood”.

Anche Riccardo Castellana, coordinatore GdL Agroalimentare di Confindustria Digitale, sottolinea l’importanza delle infrastrutture per definire una visione che ripensi i modelli economici dei processi produttivi e sfrutti tutte le risorse acquisibili dai dati: “Tutti i dati devono essere trasformati in informazioni utili attraverso infrastrutture che li rendano sempre disponibili per prendere decisioni in tempo reale”. Il manager segnala anche “l’urgenza di uno sforzo comune e l’importanza della condivisione di esperienze per perseverare sulla via dell’innovazione”. Agri-Gaia, nell’ambito del progetto Gaia-X, viene portata ad esempio virtuoso, come prototipo di piattaforme per lo scambio di dati tra player del settore.

L’importanza del settore in un momento storico complicato e la sua capacità di essere abilitatore per altre industrie. La sottolinea Simone Marchetti, coordinatore Tavolo Filiere Produttive 4.0 di Anitec-Assinform: “L’agrifood rappresenta uno dei fiori all’occhiello del made in Italy, dall’impatto forte anche dal punto di vista culturale oltre che economico. In una Gdo che ha modelli di servizio completamente diversi dagli altri canali, la filiera è riuscita a gestire una fase di emergenza in cui le catene logistiche e di pianificazione si sono rimescolate e la domanda si è amplificata. Per il futuro, la tecnologia può rappresentare un forte contributo per costruire un sistema più performante, ma bisogna ripensare i punti del processo più stressati e rintracciare le tecnologie e le modalità organizzative per sviluppare una filiera più resiliente, attraverso uno sforzo importante da parte di chi opera nelle tecnologie”.

Testimonianze e strategie a fattor comune

Le tecnologie combinate possono creare casi di successo e generare valore attraverso nuovi modelli di servizio. Nel corso dell’evento, il dibattito si concentra sui campi di applicazione delle tecnologie, testimoniati dai player del settore insieme a responsabili delle politiche agricole, mettendo in evidenza criticità e strumenti colmarle.

Piero Gattoni, presidente Cib – Consorzio Italiano Biogas parla del ruolo che gioca il digitale verso la transizione agro-ecologica e fa riferimento al progetto “Farming for future” che individua le 10 azioni concrete attraverso le quali il settore primario può ridurre del 30% le proprie emissioni al 2030. “Prima la pandemia e poi gli eventi drammatici di questi giorni ci fanno capire che la sicurezza alimentare e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico sono tornati al centro dell’attenzione – dichiara Gattoni –. In questo scenario, l‘agricoltura, da parte del problema, diventerà parte irrinunciabile della soluzione sui temi di sostenibilità, cambiamenti climatici e approvvigionamento. Un salto di qualità che ha anche una ricaduta economica; oggi gestire la la fertilizzazione diventa elemento di competitività per le nostre aziende. Fare di più con meno è la sfida del futuro. La tecnologia è pronta, abbiamo già tutto, comprese eccellenze a livello italiano”.

Giovanni Sorlini, direttore Qualità, Ambiente e Sviluppo Sostenibile di Inalca
Giovanni Sorlini, direttore Qualità, Ambiente e Sviluppo Sostenibile di Inalca

“Sul tema della sostenibilità, ogni progetto di digitalizzazione in un contesto integrato alimentare deve nascere da un’idea comunicativa precisa”, sostiene Giovanni Sorlini, direttore Qualità, Ambiente e Sviluppo Sostenibile di Inalca, che chiede all’industria dell’innovazione maggiore attenzione. “Operando nel settore bovino, ci siamo concentrati su informazioni che generino valore, anche immateriale. Per noi i driver di precondizione su cui costruire le catene digitali e trovare le infrastrutture sono: il benessere animale, i temi del climate change, l’uso responsabile degli antibiotici, la sicurezza del lavoratore. Per raggiungere questi obiettivi, chiediamo che gli operatori del digitale siano ascoltatori attenti per capire le effettive esigenze dell’azienda prima ancora di proporre la loro scelta tecnologica. Troppo spesso manca infatti l’ascolto per calibrare meglio il progetto sugli obiettivi specifici dell’impresa agricola. Su tema della blockchain, chiediamo anche maggiore inclusività in una logica di comunicazione più avanzata sempre più legata alle specificità del made in Italy”.

Carmelo Troccoli, direttore generale Fondazione Campagna Amica segnala la necessità di tecnologie che intervengano sulle peculiarità del sistema produttivo del Paese, fondamentali per rendere il sistema agrifood più sostenibile: “Abbiamo soprattutto bisogno di agricoltura di precisione che sappia assecondare le caratteristiche del nostro sistema agricolo nazionale e andare nelle aree più periferiche del territorio. Ci sono aree rurali che evidenziano ancora un deficit di banda larga, soprattutto nel sud del Paese, e si rischia di intervenire con le tecnologie ma di abbandonare a se stessa una parte della produzione primaria. Con il crescente sviluppo del commercio online, dell’export agroalimentare e della logistica, il sistema va completamente rivisto e necessita di interventi di carattere tecnologico per mettere in contatto chi produce e chi consuma”. 

Elio Catania, consigliere del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
Elio Catania, consigliere del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali

A dar voce alla politica è Elio Catania, consigliere del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che auspica una visione sistemica e trasversale del settore, un next level per poter competere, essere capaci di valorizzare gli asset e acquisire capacità di resilienza. La parola chiave è integrazione afferma –, per dare all’agrifood e al digital agrifood il giusto ruolo all’interno dell’ecosistema dell’innovazione. Serve uno sforzo corale; il sistema è frammentato e a macchia di leopardo (il taglio medio di un’impresa agricola è di 2 ettari, sottolinea), con poche eccellenze che non riescono a fare sistema. Le tecnologie da valorizzare ci sono, la questione è tradurle in fatti concreti”. Anche Catania sottolinea come l’offerta tecnologica e digitale debba essere più vicina e attenta al mondo agricolo, “un mondo ancora troppo trascurato dall’IT”.

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