In un mondo del lavoro che ha radicalmente cambiato le proprie modalità di interazione, il concetto di hybrid workspace è oggi la regola. Cresce in ogni contesto la domanda di soluzioni tecnologiche che possano rispondere sia alle necessità dell’home office, sia alla trasformazione fisica e tecnologia di uffici e aziende. Ce ne parla Armando Trivellato, vicepresidente per il sud della regione Emea di Poly, azienda che da sempre opera nel mercato dei sistemi di communication e collaboration e che da quest’anno è entrata a far parte della compagine di HP. Un’operazione che consente a Poly di raggiungere nuovi canali e mercati, dando impulso all’offerta. 

In questo scenario, come evolve la strategia di Poly a fronte di un mercato italiano ed europeo che spinge nuovi modelli di lavoro e collaboration“Più che di cambiamenti della strategia corporativa, sarebbe corretto parlare della capacità di anticipare le tendenze per rispondere alle necessita dei nuovi modelli di lavoro in termini di progettazione, produzione e servizi – esordisce Trivellato –. Con un’esperienza consolidata nel settore audio e videoconferenza, Poly è da sempre attenta all’esperienza del cliente finale, creando soluzioni professionali finalizzate a migliorare la comunicazione e la collaborazione di aziende e persone. Proprio per questo possiamo dire che la nostra strategia di business è rimasta invariata durante gli anni, mentre ciò cambia sono le necessitàdegli utenti. L’accelerazione nella trasformazione degli stili di lavoro, mette al centro il concetto di hybrid workspace. Questo incrementa la richiesta di soluzioni ibride che, oltre ad offrire audio e video di qualità, siano facili da usare e da installare – il cosiddetto plug-and play-, per essere utilizzate facilmente in diversi contesti (in ufficio, da remoto o mentre ci si sposta). Inoltre, l’aumento delle videoconferenze ha fatto emergere la richiesta di prodotti in grado di garantire l’equanimità a tutti i partecipanti alle riunioni online, evitando differenze di fruizione tra chi si trova in una sala in ufficio e chi si collega da casa”.
Per risolvere queste criticità, i dispositivi di videoconferenza Poly incorporano per esempio tecnologie che utilizzano l’intelligenza artificiale e il machine learning per fornire transizioni automatiche in tempo reale, inquadrature di gruppo, monitoraggio dell’oratore e modalità di visione in formato presentazione o conversazione o altri sistemi che bloccano il rumore di fondo per fare in modo che tutti i partecipanti possono essere visti e ascoltati come se si trattasse di riunioni presenziali.

Armando Trivellato, vicepresidente di Poly per il sud della regione EMEA
Armando Trivellato, vicepresidente per il sud della regione Emea di Poly 

Si tratta dunque di un mercato dalle grandi prospettive di crescita, spiega Trivellato: “La domanda di prodotti e soluzioni professionali pensate per il lavoro ibrido è sicuramente destinata a crescere ancora nei prossimi anni. Le previsioni generali del mercato parlano infatti di un forte aumento della domanda di soluzioni tecnologiche che, all’interno delle nuove dinamiche del lavoro ibrido, siano in grado di rispondere sia alle nuove necessità dei lavoratori e aziende, che stanno riducendo le postazioni fisse per dare vita a nuovi spazi con sale riunioni, zone di concentrazione e aree di collaborazione”.
L’indagine “Recruit, Retain and Grow”, recentemente pubblicata da Poly, sottolinea infatti che il 77% delle imprese sta riprogettando i propri uffici e che le aziende che guardano al futuro stanno investendo nella tecnologia, mettendo al primo posto gli investimenti in soluzioni cloud e software di collaborazione (92% delle imprese su scala globale), seguiti da cuffie (89%), webcam (86%) e sistemi vivavoce (83%). Inoltre, nonostante la maggior parte delle aziende abbia all’interno dei propri spazi di lavoro delle sale riunioni, solo un 10% di esse è attrezzata per videoconferenze. Ciò significa che la richiesta di soluzioni avanzate in questo contesto crescerà. 

La tecnologia di comunicazione e collaboration nei nuovi contesti organizzativi riveste un ruolo chiave nel rispondere alle aspettative di flessibilità e benessere della forza lavoro, sottolinea Trivellato, che dichiara: “Se volessimo fare un paragone con l’architettura, potremmo dire che la tecnologia è uno dei pilastri principali del lavoro ibrido e flessibile, perché senza di essa questa nuova forma di lavoro non potrebbe sorreggersi. L’hybrid working senza la tecnologia non può esistere né funzionare, poiché è ciò che permette alle persone di potersi collegare e lavorare ovunque. Detto questo, non tutti i dispositivi tecnologici sono pensati per rispondere alle necessità della forza lavoro ibrida ed è questo ciò che a nostro avviso marca la differenza per i prodotti di Poly. In risposta ai nuovi obiettivi delle aziende e ad utenti sempre più “prosumer” ibridi, le nostre soluzioni sono disegnate per offrire collaborazione e comunicazione con strumenti audio e video evoluti, indipendentemente da dove ci si colleghi. Solo in questo modo si riesce ad eliminare qualunque barriera dovuta alle distanze fisiche e a offrire a tutti i dipendenti le stesse opportunità di partecipazione”.

Trivellato si sofferma poi su alcuni passi avanti nella roadmap di Poly, come evolve in termini di prodotti, alleanze e partnership. “Con il concetto di lavoro ibrido al centro dell’attenzione – afferma il manager -, i nostri prodotti vogliono rispondere alle nuove necessità di professionisti e aziende in ogni luogo, ma ciò non significa che le nostre soluzioni siano solo prodotti portatili. Al contrario; abbiamo soluzioni pensate per adattarsi alle diverse necessità e spazi, che rendono possibile un’esperienza fluida nelle sale riunioni di tutte le dimensioni”. All’Ise di Barcellona dello scorso mese di maggio, tra le novità presentate, Trivellato cita Poly Studio R30, una video bar intelligente progettata per sale riunioni di piccole dimensioni, un dispositivo plug-and-play dotato di tecnologia Poly DirectorAI che consente a tutti i presenti nella sala di essere visti e ascoltati chiaramente. Per le sale più grandi, invece, prodotti come la videocamera Poly Studio E70 e la barra video Studio X70 apportano una nuova modalità di inquadratura delle persone, riprendendo i primi piani dei partecipanti presenti nella stanza e visualizzandoli sullo schermo in modo galleria. Assieme a queste novità, il portfolio di Poly continua a comporsi di cuffie specifiche per le diverse necessità degli utenti, così come da soluzioni per personal conference che migliorano il lavoro da remoto. 

“In questo contesto – prosegue Trivellato –, la nostra posizione consolidata in Italia, dove operiamo da decenni (ricordiamo che Poly operava in passato come Plantronics fino all’adozione del nuovo nome dopo avere acquistato Polycom), ci permette di lavorare con i principali distributori del paese ed essere riconosciuti come un partner strategico per il canale, visto che anche i nostri prodotti sono certificati da Microsoft e Zoom e funzionano con tutte le principali piattaforme (Webex, GoTo Meeting, etc.).

Molti clienti italiani hanno intrapreso un percorso di trasformazione del modello organizzativo con le soluzioni Poly. Trivellato ne racconta le dinamiche, suggerendo le strategie da intraprendere per competere con maggiore efficacia sul mercato: “In Italia ci sono molte aziende che utilizzano le nostre soluzioni per poter trasformare la loro maniera di lavorare all’interno di un contesto sempre più ibrido. Sarebbe però difficile fare esempi concreti del loro percorso di trasformazione, visto che ogni azienda ha delle necessità specifiche e ha dovuto compiere processi differenti per adattarsi ai cambiamenti che stiamo vivendo. Molte delle grandi compagnie, per esempio, avevano già intrapreso, da prima della pandemia, un processo di trasformazione del loro modo di lavorare per cui il loro percorso è stato sicuramente più graduale e agile rispetto a quello di molte piccole e medie imprese – che sono la grande maggioranza in Italia – le quali, invece, hanno dovuto affrontare il cambiamento in maniera più repentina e dirompente. In generale, comunque, possiamo dire che l’iter che devono compiere tutte le aziende parte dal domandarsi quale sarà il modello organizzativo che vorranno implementare a seguito dell’hybrid working per poter sviluppare un piano, mettendo le persone, la tecnologia e gli spazi in primo piano. Si tratta, insomma, di analizzare le necessità e gli stili di lavoro dei dipendenti per poi definire chiaramente il ruolo dell’ufficio: quali spazi saranno necessari, se c’è bisogno di creare più aree per diminuire le distrazioni e facilitare la collaborazione, etc…”.

Un’analisi condotta da Poly sulla trasformazione del modo di lavorare ha identificato a questo scopo sei profili di lavoratori che nell’insieme rappresentano il 92% dei tipi di utenti presenti normalmente in un’azienda (assistente d’ufficio, lavoratore flessibile, lavoratore da remoto, office communicator, manager sempre connesso e “re dell’asfalto”) e a partire dai quali è possibile definire le nuove esigenze tecnologiche delle imprese. “Individuando le caratteristiche, i punti deboli e le necessità di comunicazione e collaborazione di ognuno di loro, sarà possibile scegliere in maniera più efficiente i dispositivi e le tecnologie che meglio si adattano agli stili di lavoro e alle necessità dei dipendenti. È l’unica maniera per fare in modo che tutti abbiano le stesse esperienze e possibilità, indipendentemente da dove si colleghino. È solo in questo modo che il lavoro ibrido funziona davvero”, conclude Trivellato.

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