Il percorso verso la trasformazione digitale è irto di ostacoli, qualsiasi azienda si sia messa in gioco per modernizzare processi e attività lo sa. I primi ostacoli non sono certo dati dalla mancanza di tecnologie e soluzioni, quanto piuttosto dalla carenza di competenze, dall’impegno continuo richiesto per aggiornare procedure e modalità lavorative – secondo le normative per operare in modo “conforme” – e dalla sicurezza.
Tra gli abilitatori digitali il cloud ibrido, dati alla mano, risulta tra i più importanti, ma le aziende devono fare i conti con la complessità di far funzionare, insieme, tutti gli ambienti cloud adottati e solo una minoranza di esse è in grado di gestire i propri ambienti in modo organico, con il rischio di creare punti ciechi e mettere a rischio i dati.

E’ la ricerca Ibm Transformation Index: State of Cloud a offrire il supporto dei numeri a queste evidenze. La ricerca, basata su interviste a poco più di 3mila professionisti di business e IT – con una profonda conoscenza sulla strategia cloud di aziende di diversi vertical (finance, manifatturiero, PA, telco e sanità, tra questi) con fatturato superiore ai 500 milioni di dollari – è stata condotta nel corso dell’estate da The Harris Poll ed interessa 12 Paesi (Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Francia, India, Giappone, Cina, Brasile, Spagna, Singapore, Australia).

Ibm Cloud Index 2022
L’ approccio hybrid cloud delle aziende e relative difficoltà (fonte: Ibm Transformation Index: State of Cloud, 2022)

Circa il 77% degli intervistati dichiara che la propria organizzazione ha effettivamente adottato un approccio al cloud ibrido per guidare la trasformazione digitale, ma a fronte del gap di competenze e ostacoli di conformità meno del 25% riesce a gestire i propri ambienti in modo olistico ed oltre la metà è preoccupata per la sicurezza e pensa che garantire la conformità del cloud sia molto difficile (53%), troppo.
Non solo, se poco più del 70% degli intervistati fatica a capire il pieno potenziale di una trasformazione digitale senza una strategia di cloud ibrido, poco più di un quarto dichiara che la propria azienda mostri le caratteristiche necessarie per essere considerato in fase avanzata nel percorso di trasformazione digitale.
Più nel dettaglio, per quanto riguarda la carenza di competenze, la ricerca documenta che quasi sette intervistati su dieci affermano di non disporre in azienda di quelle necessarie per essere profittevoli e, per un quarto degli intervistati, la mancanza di competenze e talenti ostacola gli obiettivi cloud. Un aspetto, questo, che frena anche le possibili integrazioni di ecosistema con i partner, essenziali per moltiplicare i benefici dell’adozione cloud. 

Carenza di Competenze e Cloud
Carenza di competenze, gli effetti sulla possibilità di beneficiare del pieno potenziale dell’hybrid cloud (fonte: Ibm Transformation Index: State of Cloud, 2022)

Sulla sicurezza, per quanto nove su dieci delle realtà intervistate adottino approcci e strumenti di cybersecurity evoluti (per esempio l’autenticazione a più fattori e sistemi di confidential computing), uno su tre indica anche la sicurezza come la principale barriera per integrare i carichi di lavoro tra tutti gli ambienti e più del 25% dichiara che i problemi di sicurezza rappresentano un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi di business nel cloud.

Problemi che si amplificano quando si pensa poi all’integrazione con le infrastrutture dei partner con il 49% degli intervistati che vede nella governance dei dati la maggiore sfida nel riuscire a raggiungere questo obiettivo. Infine, per quanto riguarda il tema della conformità oltre rilevare che garantire la conformità nel cloud sia troppo difficile per quasi un terzo i problemi di conformità normativa sono una barriera fondamentale nell’integrare i carichi di lavoro negli ambienti IT privati e pubblici.

Howard Boville
Howard Boville, head of Ibm Cloud Platform

Howard Boville, head of Ibm Cloud Platform: “Assistiamo ad un aumento dei requisiti normativi in tutto il mondo e per questo la conformità è tra le prime preoccupazioni per i leader aziendali, soprattutto se operano in settori altamente regolamentati. Allo stesso tempo, il panorama delle minacce in forte crescita rende complesse la gestione e la difesa di ambienti eterogenei rispetto ai rischi causati da terze parti”. 

Nei prossimi mesi l’indice potrà essere utilizzato dalle aziende per quantificare i propri progressi sulla scorta di metriche affidabili e vagliare ulteriori opportunità e crescita. Sulla base dell’indice infatti sarà disponibile anche uno strumento interattivo per consentire alle organizzazioni di misurare i progressi nella trasformazione digitale e identificare le aree in cui la trasformazione è in stallo e quelle in cui potrebbe avanzare meglio, permettendo di diagnosticare e agire con efficienza anche rispetto alla complessità del cloud journey.

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