Sono passati appena pochi mesi dalla chiusura della seconda edizione di Open Trusted Cloud, a Parigi, e l’inizio dell’anno è occasione per fare il punto sull’iniziativa omonima di OvhCloud che ambisce allo sviluppo di un ecosistema dinamico attorno ad un cloud che sia aperto, sicuro, sostenibile, affidabile e saldamente innestato sui principi della sovranità digitale.
L’azienda è impegnata a collaborare con i fornitori di software indipendenti per aiutarli a crescere e valorizzare le tecnologie SaaS e PaaS sulle infrastruttura OvhCloud, e vede nell’allineamento alle regole dei Paesi europei un pilastro ed un punto di riferimento, che siano le linee guida di Agid in Italia, come SecNumCloud in Francia, C5 in Germania o G cloud in UK.
Sono già diversi anche i fornitori software che hanno aderito all’iniziativa Open Trusted Cloud, tra cui per esempio Nextcloud (i cui servizi sono disponibili anche in Italia), così come diversi sono i Paesi che possono già contare sulla disponibilità dell’implementazione della proposta SaaS Nextcloud su infrastruttura OvhCloud. Per esempio tra questi, in Italia, ItService-Net. Merita una segnalazione particolare anche la scelta Open Trusted Cloud da parte di Onda-Serco con OvhCloud come cloud provider per Onda Dias, la piattaforma cloud di Serco per l’osservazione della terra che evolve per fornire un nuovo modello di governance e con l’obiettivo di offrire una soluzione più flessibile e agile per le necessità dei clienti e sviluppare programmi congiunti di sostegno alle startup.
Sulla scorta di questi spunti si snoda il confronto con Khaled Allab, Software Vendor Program global director, OvhCloud che mette a fuoco le caratteristiche chiave dell’iniziativa rivolta ai player del settore IT invitati ad unirsi al programma Open Trusted Cloud, che vuole raggruppare soluzioni di fiducia basate su valori comuni e sulle infrastrutture OvhCloud nel rispetto, in particolare, della protezione dei dati loro e dei loro clienti.
“Prima di tutto, Open Trusted Cloud è da vedersi come un ecosistema, quindi può crescere sulla base di un approccio basato sulla cooperazione tra tutti gli attori e sullo sviluppo dei programmi con i partner – esordisce Allab -. Ed in Europa noi crediamo che già vi sia disponibile tutta l’innovazione necessaria per rispondere alle esigenze del settore, quando si parla di tecnologia”. Non solo, oltre alla spinta data dai regolamenti anche i clienti finali, quando acquistano servizi, oggi danno sempre più peso al tema della sovranità dei dati e della sostenibilità.
La collaborazione quindi è la parola chiave, se si tratta di costruire nuove soluzioni, pur riconoscendo ai membri la giusta focalizzazione sul proprio business. “Tre quindi i pilastri: innovazione, sovranità e sostenibilità. In una proposta che ha già raccolto un discreto successo, considerato che dal lancio lo scorso anno contiamo già oltre 70 aziende e marciamo spediti verso quota 100″.
Si tratta soprattutto di fornitori software di medie e grandi dimensioni i cui clienti apprezzano la possibilità di innovare e di accelerare il time to market nel deployment dei progetti. Sulla sostenibilità del cloud di Ovh già in altri contributi abbiamo avuto occasione di approfondire il tema, qui però serve ricordare il modello di sostenibilità “by design, a partire dalla produzione dell’hardware, dei sistemi di raffreddamento ad acqua e dei sistemi di riutilizzo dei componenti“, così come per quanto riguarda la sovranità dei dati, basterà anche solo fare riferimento alla completezza delle certificazioni europee – come quelle riportate in apertura – di cui “OvhCloud come unico vero hyperscaler europeo (fonte: Idc) dispone”.
E’ auspicabile da una parte vedere crescere attori importanti europei nel cloud, ma poter anche offrire una sempre più ampia gamma di servizi in ambito SaaS e PaaS a matrice europea. “L’offerta di un ecosistema cloud contribuisce già esso stesso, sulla base dei programmi disponibili, alla crescita di Open Trusted Cloud, e così anche il confronto tra i membri che dialogano tra loro – spiega Allab – ed aggiungono alla ‘costruzione d’insieme’ il proprio specifico contributo”.
L’Italia è in attesa della definizione di roadmap e coordinate per l’arrivo del primo data center OvhCloud nel nostro Paese, ma gli sforzi in atto sono già concreti ed Open Trusted Cloud è tra quelli strategici, sulla scorta di una tag-line che si sviluppa attorno all’acronimo Grow, “dove Green significa la possibilità di eseguire le applicazioni su infrastrutture eco-responsabili, e a seguire si indicano il rispetto delle Regolamentazioni e la conformità delle applicazioni alle normative locali, con la disponibilità di un ambiente IT Open e trasparente, potendo far conto su un ecosistema innovativo e globale (Wide) che apre quindi alla possibilità di scambi con le aziende di diverse aree geografiche”.
Il cloud, come soluzione necessaria per gestire grandi quantità di dati si rivela poi funzionale anche alla gestione dei progetti oggi più sfidanti, come quelli legati all’AI, che “solo in cloud possono trovare l’infrastruttura soddisfacente a supportare workload impegnativi ma che richiedono a loro volta attenzione e controllo, perché i benefici ricadano a vantaggio delle realtà europee che sono chiamate a collaborare”. Lo devono e possono fare anche per quanto riguarda il tema della cybersecurity. Allab: “Anche in questo settore non mancano certo le eccellenze europee. E’ vero che la cybersecurity è sfida cruciale, oggi ancora di più, ed anche in questo contesto mi sembra che riguardo a collaboration, confronto e condivisione si stiano muovendo passi importanti, anche nell’ecosistema cloud”.
La disponibilità di un’alternativa europea valida è il primo passo poi per contribuire alla crescita in salute del mercato, perché senza alternative non sarà possibile nemmeno immaginare di preservare davvero il pieno controllo dei dati. “Ma la parola d’ordine – chiude Allab – resta collaborare per crescere insieme ed avere un’alternativa che è già valida, su un ecosistema solido e sovrano” e che passo dopo passo dovrebbe rappresentare l’alternativa chiave da considerare anche per lo “shifting” dei progetti delle PA europee. E questo è davvero un altro capitolo.
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