Con la crescita di interesse per i sistemi di interazione via chat che sfruttano le intelligenze artificiali – ChatGpt già “pubblica”, Google Bard in “divenire” – si è animato anche il dibattito intorno al futuro dei browser, all’evoluzione possibile nel loro utilizzo ed al loro destino associato a quello dei motori di ricerca più noti così come li abbiamo conosciuti fino ad oggi.
Strumenti, questi, dai quali nessuno di fatto può prescindere quando interagisce con le risorse di tutte le reti. Motori e browser legati all’utilizzo di Internet accompagnano la nostra esperienza da 23 anni, da quando nel 1991, proprio con il nome WorldWideWeb, Tim Berners-Lee, fondatore del World Wide Web Consortium (W3C) battezzò così il primo browser che all’epoca funzionava solo con un sistema operativo di derivazione Unix NextStep e per questo motivo fu conosciuto con il nome di Nexus.
Oggi siamo ere geologiche avanti, ma resta vivo ancora il “connubio” browser/motore di ricerca, che in altri anni ha suscitato infinite querelle soprattutto tra Google/Microsoft e gli altri attori in relazione al tema dell’abuso per posizione dominante. Risolviamo il passaggio in breve: browser e motori di ricerca sono i primi strumenti di profilazione disponibili, consentono di conoscere chi naviga, cosa cerca, come si muove, di profilarlo “a puntino” e per questo generano i maggiori profitti per la vendita pubblicitaria. Si sono rivelati negli anni vere miniere d’oro: per dirla in numeri l’advertising online in Italia nel 2022, secondo gli ultimi dati presentati in occasione di Iab Forum valeva oltre 4,5 miliardi di euro.
Facile immaginare come più “spinta” e pervasiva potrebbe arrivare ad essere la conoscenza dei singoli utenti basata sui sistemi di intelligenza artificiale che gli utenti stessi alimentano con le loro query/conversazioni. Per questo è interessante capire come si stanno muovendo i protagonisti di questi mercati, ma soprattutto come lo stanno facendo proprio a partire da browser e motori di ricerca, potenziati ed integrati dall’AI.
Lo scenario
Partiamo dallo scenario di mercato. Secondo Statista, Google Chrome negli ultimi dieci anni ha raddoppiato e quasi triplicato market share, passando dal 26% del gennaio 2012 ad oltre il 65% delle pagine “catturate” nel gennaio appena concluso. Il secondo browser più utilizzato è Safari, quello proposto da Apple, intorno al 18%, solo al terzo posto Microsoft Edge (circa 4,5%) e a seguire Firefox (3%) e gli altri. Circa una settimana fa è tramontata definitivamente l’era di Microsoft Internet Explorer, nato nel 1995, e browser dominante per tantissimi anni, nonché motore alla base anche della gestione dei file di Windows.
Se guardiamo però la sfera di cristallo di Internet non per lo strumento utilizzato per navigarla, ma attraverso quello con cui si fanno le ricerche ecco che le posizioni si estremizzano ulteriormente. A gennaio 2023, con Google è stato portato a termine il 92,9% delle search (fonte: Statcounter), con Bing appena il 3%, con il cinese Baidu appena lo 0,62%.
Microsoft Edge e Bing, per diversi anni e sotto diversi punti di vista, hanno rappresentato per Redmond una voce di spesa, più che di guadagno; proprio l’integrazione annunciata delle potenzialità dell’AI in Edge e Bing possono ora cambiare lo scenario di mercato, anche in breve tempo, perché – lo abbiamo imparato negli anni – il browser/motore che lavora meglio poi conquista velocemente posizioni.
Le mosse di Microsoft
Da qui il cambio di passo in casa Microsoft. Chiusa definitivamente l’era Explorer, Satya Nadella, Ceo di Microsoft ha accelerato per potenziare sia browser (Edge) sia motore di ricerca (Bing) con l’AI, offrendo anche l’anteprima di Bing ed Edge già ad oltre un milione di persone in 169 Paesi. Dalle funzionalità di Search, Answers, Chat e Creation, Microsoft ha ricevuto il 71% di feedback positivi su ricerche e risposte, e questo aiuta, senza dubbio, la crescita veloce anche dell’intelligenza del sistema.
Ora questi strumenti sono disponibili anche via mobile (su iOs e Android), un passaggio vitale per Microsoft che – senza smartphone con a bordo il proprio sistema operativo (dopo la chiusura definitiva dell’avventura Windows Phone che risale oramai al 2016) – ha bisogno di “occupare” il mercato delle ricerche tramite smartphone che da solo vale oggi il 64% di tutte le ricerche Web.
Proprio per il mobile, pensiamo che l’accesso vocale alle ricerche con Bing sia un passo avanti importante, così come pensiamo sia strategico – a conferma anche di quanto scritto fino ad ora – la mossa per l’anteprima di proporre l’esperienza della ricerca con Bing direttamente a partire dall’homepage del browser Microsoft Edge. L’estensione alla ricerca nella collaboration si avvia con l’introduzione di Bing per Skype, ma destinazione finale è senza dubbio Microsoft Teams, per cui l’integrazione con Skype è da leggersi come semplice tappa di passaggio evolutivo.
Più articolato, invece, sembra il passaggio che dovrebbe permettere di guadagnare posizioni anche nel mercato del search puro. Per rispondere alle richieste della comunità di tester che ha espresso la volontà di sfruttare le capacità di Bing anche in conversazioni estese, Microsoft ha deciso di ripristinare chat più lunghe con Bing (con fino a sei chat , in modo da poter effettuare ricerche più efficaci e interagire meglio con la funzione di chat, allo stesso tempo – considerato anche quanto impegnativi siano in termini di calcolo gli sforzi dell’AI – sta testando un’opzione aggiuntiva per consentire agli utenti di mettere a fuoco la richiesta in chat, da Precise (quando si vogliono ottenere risultati e risposte brevi, focalizzate sulla ricerca tradizionale) a Balanced e a Creative, per le risposte più lunghe ed articolate.
L’obiettivo è quello di offrire un maggiore controllo sul tipo di comportamento della chat per soddisfare al meglio le esigenze degli utenti. Infine è stato portato a 6 il numero di chat disponibili per sessione per i beta tester, per una “capacità” di 60 chat totali al giorno con l’obiettivo di alzare presto il limite giornaliero a 100 chat.
I passi di Google
Per quanto riguarda invece il browser e l’ecosistema di ricerca di Google, Alphabet procede in questa fase con un approccio a 360 gradi anche se le mosse sul pubblico sembrano in questa fase più orientate ad una strategia per piccoli passi, anche in relazione alla maturazione di Bard (la sua AI conversazionale).
L’AI impatta già per esempio su tutto l’ecosistema Google Cloud, su Google Maps con l’annuncio in questi giorni dei servizi di visualizzazione immersiva per esplorare i luoghi, ed ancora le soluzioni di realtà aumentata di Live View, anche al chiuso, per cui nel tempo sarà possibile anche orientarsi meglio nei luoghi pubblici come le stazioni, gli aeroporti ed i centri commerciali di diverse città, ed infine negli stessi avanzamenti di Google Lens non mancano novità interessanti.
Nelle ultime settimane poi sono arrivate diverse novità per Google Chrome sia sui dispositivi mobile, sia su pc (proprio in questi giorni).
Si tratta in questo caso, ancora, di novità più legate all’esperienza tradizionale cui gli utenti sono già abituati, migliorata nella gestione di tab, password, gestione memoria e batteria dei dispositivi. Non sono invece ancora disponibili al pubblico sistemi di searching potenziati dall’AI di Bard.
Mercati in evoluzione
Serve una riflessione di fondo, quella che a nostro avviso più potrebbe impattare proprio sul mercato dell’advertising cui si faceva riferimento inizialmente e sulle economie dei diversi siti.
Il dubbio riguarda proprio l’utilizzo dell’AI tramite i servizi conversazionali. Perché, una volta che i chatbot saranno in grado di fornire direttamente le informazioni richieste senza un necessario rimando ai siti Web, proprio l’attività dei siti Web potrebbe subire contraccolpi significativi in termini di revenue da adv. L’intelligenza, certo, attinge anche alle informazioni dei siti per fornire le informazioni e non è detto quindi che l’utente abbia lo stesso bisogno attuale di ricorrere poi all’accesso diretto siti dei diversi fornitori per soddisfare il bisogno di conoscenza. Si andrà verso il rafforzamento e l’evoluzione di diversi modelli di business, in quali direzioni dipenderà in concreto dai ritmi di accelerazione nell’introduzione dell’AI e dalla bontà delle proposte.
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