Nel bel mezzo di due momenti importanti per sensibilizzare il mondo sul consumo di energia, suolo, risorse, nasce InnoGreen.
Da una parte l’Earth Hour, l’ora al buio promossa dal Wwf lo scorso 25 marzo che “accende” i riflettori sul consumo di energia del pianeta invitando, ogni anno, amministrazioni, aziende e cittadini a spegnere monumenti, uffici e case per un’ora, per costruire un futuro più sostenibile e combattere la crisi climatica.
Dall’altra lo Zero Waste Day che ci attende il 30 marzo e che celebra la giornata mondiale istituita dalle Nazioni Unite per promuovere uno sviluppo sostenibile attraverso iniziative con zero rifiuti. Un dato su tutti: i rifiuti elettronici (o anche e-waste) superano i 50 milioni di tonnellate ogni anno, una quantità di pattume che va ripensata, rigenerata, reimmessa sul mercato. Un discorso molto articolato che impatta su strategie e comportamenti di fornitori e utenti.

Ed eccoci a InnoGreen, il verticale di Inno3 dedicato alla sostenibilità, che nasce oggi ma che avrebbe potuto debuttare in qualsiasi momento dell’anno per la sensibilità sempreverde sul tema. Perché se Earth Hour e Zero Waste Day cadono a fine marzo, molte altre sono le iniziative che i 17 obiettivi di sostenibilità proposti dall’Onu motivano (qui il documento completo Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile). Ci attende ad esempio il 22 aprile, l’Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra che le Nazioni Unite celebrano a favore della sostenibilità ambientale e della salvaguardia del pianeta da più di 50 anni, il giorno dopo l’equinozio di primavera. Una celebrazione che ha coinvolto via via sempre più Paesi, dai 36 iniziali della prima manifestazione a San Francisco nel 1970 oggi se ne contano 193, con iniziative in crescita (come mostra la cartina in apertura).

Ma fermiamoci qui. Torniamo a InnoGreen.

Tre spunti. E’ sotto gli occhi di tutti che l’attenzione alla sostenibilità sia un tema al centro delle strategie di università, vendor, associazioni, PA, aziende, governi che sono allertati dalla spinta verso le necessarie transizioni energetica e digitale di questi ultimi anni (anime gemelle per molti analisti). L’allarme è evidente, il tempo stringe per cambiare rotta, per salvaguardare il pianeta.
Ma, rispetto a questo primo approccio, sta crescendo nell’ultimo anno la consapevolezza che le aziende attente agli standard Esg (environment, social, governance) registrano una migliore redditività, sono più attrattive per dipendenti e investitori, aprono nuovi percorsi di carriera (la figura del chief sustainability officer inizia a farsi strada), sfidano se stesse con obiettivi green al 2030.
Un ultimo sprone: il prossimo anno la direttiva Eu sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (Csrd) richiederà a migliaia di organizzazioni di pubblicare un report Esg. Molte dovranno approfondire quello che hanno iniziato, molte altre dovranno cimentarsi per la prima volta in questa attività, seguendo una serie di passaggi fondamentali che fanno leva su analisi dei dati e strumenti digitali.

Ecco il perché di InnoGreen che sente la necessità di raccontare e monitorare le iniziative e gli impegni di tutti gli attori del mercato sul tema della sostenibilità, guardando dentro alle iniziative già in essere, ai bilanci, con l’aiuto di giornalisti, analisti, esperti, vendor, aziende finali.

Un esempio su tutti: il tam tam sui data center degli ultimi mesi e sulla corsa delle grandi big tech americane ad aprire region data center in Italia parla di sostenibilità e di “cloud pulito”.
Solo la scorsa settimana (23 marzo) Google Cloud ha annunciato l’apertura della seconda Google Cloud region in Italia a Torino, che si affianca a quella inaugurata lo scorso giugno a Milano, “per fornire servizi cloud ad alta disponibilità e sostenibili con funzionalità di data sovereignty e di residenza dei dati, per rispondere alle esigenze delle aziende italiane”. Aruba Enterprise, sulle pagine del Sole24ore nello stesso giorno, ha ufficializzato nelle parole di Giorgio Girelli, general manager di Aruba Enterprise, “la prossima realizzazione di cinque nuovi data center nel Tecnopolo Tiburtino a Roma – due dei quali saranno già attivi durante quest’anno – e che vedranno un investimento di ulteriori 300 milioni di euro” dopo avere allargato da poco quelli di Ponte San Pietro “che puntano alla piena sostenibilità”. Microsoft prima dell’estate aprirà la propria region data center a Milano, come ribadito nel Sustainability Summit di poche settimane fa (7 marzo). Ma ne parlano anche chi fa cloud pur senza aprire region data center (come Sap, nel suo Sap Executive Summit del 17 marzo a Cernobbio).

Insomma, non c’è vendor che non parli di “impegno sostenibile”, che non si sia dato obiettivi di zero waste o zero emission, che non dichiari di aiutare le aziende a ridurre le emissioni di carbonio e migliorare l’impronta digitale, con strumenti di governance per essere più sostenibili. Anche la neonata associazione Ida (Italian datacenter association) ufficializzata il 16 marzo allerta sul tema e alza l’attenzione su riqualificazione di siti esistenti, collaborazione tra pubblico e privato, coordinamento europeo per definire normative comunitarie che creino un’industria dei data center sostenibile.

Voleva essere solo un esempio molto attuale quello legato al mondo dei data center, ma si intuisce come sposi la questione sostenibilità piuttosto bene. Ciò non toglie rilevanza al fatto che tutti i temi IT che riguardano migrazione al cloud, attenzione alla cybersecurity, sviluppo di applicazioni mission critical, disaster recovery, automazione, IoT, OT, edge computing, intelligenza artificiale tocchino temi di consumi di energia importanti che vanno governati.
Ogni vostra segnalazione di progetti, analisi, bilanci di sostenibilità, lavori in corso ben venga. La Biblioteca della sostenibilità su InnoGreen ne terrà traccia. Per muoverci insieme verso una stessa direzione. Buona lettura.

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