Due anime quelle di OvhCloud nelle fiandre francesi, che si rimpallano tra Croix e Roubaix.
Da una parte l’anima del produttore di server, il lavoro primordiale di OvhCloud che ha a Croix la sua prima fabbrica, centro di ricerca e sviluppo, punto di riferimento per l’occupazione territoriale, per l’indotto generato e la formazione di nuove professioni. Dall’altro l’anima del fornitore di servizi, quella legata prima al boom di Internet, con la decisione nel 1999 di muovere il business dalla costruzione di server all’hosting di servizi, poi alla frontiera del cloud computing, perché a Roubaix, quartier generale dell’azienda, OvhCloud conta diversi data center, anche di recente costruzione. Che adottano solo i server progettati a Croix. 40 km di distanza tra le due città, ma un legame molto forte, territoriale e nel tempo.
La storia dell’azienda – che quest’anno festeggia il ventesimo anniversario della tecnologia water cooling di cui era stata pioniera – ruota da sempre attorno al fondatore e presidente Octave Klaba, anche dopo la quotazione alla Borsa a Parigi nell’ottobre 2021, restando a Klaba la maggioranza delle azioni: “In un mondo dove i dati sono il cuore di tutti gli aspetti della vita privata, sociale e professionale, noi vogliamo essere un provider di cloud di cui fidarsi dando alle persone la possibilità di fare business mantenendo la sovranità sui propri dati”.
Oggi OvhCloud ha 2.800 dipendenti al mondo (59% in Francia), 34 data center attivi in 12 regioni e in 8 continenti con oltre 450mila server in funzione, un parco di clienti di 1,6 milioni tra professionisti, Pmi e grandi aziende. Ma la strategia è unica, poggia su cinque pilastri che hanno l’obiettivo di dar vita a un cloud più sostenibile.
Essere stati i pionieri europei nel cloud indirizzando la crescita della domanda di sovranità dei dati in Europa, in accordo con le normative esistenti a tutela di imprese e cittadini (1). Offrire un cloud integrato e sostenibile, essendo energeticamente autosufficienti e gestendo gli sprechi della produzione (2). Avere un modello di controllo dei costi basato su una strategia di prezzi predicibili e flessibili, no lock-in (3). Offrire un completo portfolio di soluzioni Saas e Paas per spingere modelli di cloud ibrido e multicloud (4) e, infine, avere un ecosistema valido su cui appoggiarsi (5).
Secondo gli analisti, il percorso fatto dall’azienda in questi 24 anni, la conferma al primo posto nell’ambito del private cloud in Europa continentale, mentre nell’ambito del mercato public cloud, approcciato da poco tempo, segue in quinta posizione le big tech che la fanno da padrona (Aws, Microsoft e Google) pur essendo il primo provider europeo. Bene nel Web cloud (prima in Francia e Spagna).
Ma oggi in Europa, oltre ai 16 data center in Francia (presto 18), se ne contano due in Germania nei pressi di Francoforte, uno a Londra e uno in Polonia. Non ci sono progetti di aprire data center nel sud Europa essendo Madrid e Milano ben presidiate (con latenza molto bassa) dalle strutture di Strasburgo e Roubaix. Due i data center in Usa (Oregon e Virginia) ma il programma di espansione guarda soprattutto a Est: India, Singapore e Australia sono i mercati appena avviati ma che hanno già in programma il raddoppio dei data center. Una roadmap impegnativa: aprire 15 data center entro il 2024 sparsi nel mondo.
Il perché delle Fiandre francesi
Perché siamo a Croix. La ricerca e lo sviluppo di tutti i server, per qualsiasi data center, nascono a Croix che festeggia questo mese 20 anni del sistema di raffreddamento a liquido (water cooling), progettato internamente per implementare data center efficienti dal punto di vista energetico e preservare l’ambiente.
Un complesso impianto di raffreddamento che il centro di ricerca perfeziona ogni anno e che utilizza dal 2003 per dissipare il calore emesso dai componenti dei server che richiedono maggiore energia, tra cui i processori (Cpu e Gpu).
Come funziona il water cooling: a partire dalla centrale di pompaggio fino alle tubature e ai componenti a contatto diretto con i chip, il calore fuoriesce dal data center veicolato dall’acqua per essere poi dissipato attraverso dry cooler ottimizzati. Sfruttando la minore resistenza termica dell’acqua rispetto al raffreddamento ad aria e senza ricorrere ad altri metodi di raffreddamento. Un impianto di raffreddamento meno rumoroso degli impianti ad aria, che può essere realizzato in modo modulare a seconda dell’utilizzo, delle condizioni climatiche del paese che ospita il data center, e integrato di componenti di dissipazione nel caso serva.
La ricerca continua a Croix ha portato a raggiungere migliori livelli di Power usage effectiveness (Pue) e Water usage effectiveness (Wue) e oggi le tecniche di water cooling di OvhCloud raffreddano efficacemente i moderni processori caratterizzati da Thermal Design Power (Tdp) elevati.
Il parametro che a Croix tengono sotto controllo per misurare il continuo miglioramento della capacità di raffreddare indica la differenza di temperatura tra l’acqua in entrata e quella in uscita dal data center (Delta T = 20K) ed è un parametro cruciale che consente di raggiungere un Wue inferiore a 0,2 l/kWh e un Pue medio a 1,28, inferiore all’1 medio del settore, secondo le stime del 2022. Per capirci: “Tale valore equivale a utilizzare un bicchiere d’acqua per raffreddare un server durante 10 ore di utilizzo” grazie all’efficienza nell’utilizzo dell’acqua e dell’energia elettrica. “Il tutto per implementare un cloud sostenibile – precisa Ali Chehade, head of R&D Cooling che ci accompagna nella visita alla fabbrica -. Il water cooling ha benefici e costi vantaggiosi, non richiede condizionamento d’aria per cui è eco friendly, si avvantaggia dalla grande capacità conduttiva dell’acqua (3,3 volte più di quella dell’aria), è scalabile per Gpu e Cpu. Questi sistemi consumano il 30% in meno delle classiche soluzioni e sono silenziosi, non producono rumore”.
Ma la nuova frontiera del raffreddamento è oggi rappresenta dalla tecnologia (sempre proprietaria di OvhCloud) battezza Hybrid immersion liquid cooling, che affianca al raffreddamento a acqua (water cooling) quello a immersione (immersion cooling) e che conta già 16 brevetti. Verrà impiegata nel prossimo data center di Jouy-en-Josas (vicino a Versailles) e assicurerà una dissipazione di 500 watt, sempre a fronte di 45 gradi di temperatura del liquido.
Un modello circolare
Ma accanto allo stabilimento di Croix – che ha linee di produzione gestite da dipendenti specializzati per garantire la precisione dei singoli componenti elettronici accanto a attività robotizzate per le azioni più ripetitive delle parti meccaniche dei server – opera la fabbrica gemella a Beauharnois in Canada, per gestire la progettazione e la richiesta crescente dei server per le nuove aperture di data center.
Le due fabbriche adottano un modello di controllo totale sulla realizzazione dei server a partire dalla integrazione dei componenti che si inserisce in un circuito produttivo breve e circolare, dal momento che il 100% dei server viene smontato dopo l’utilizzo, permettendo di riutilizzare alcuni componenti e allungando il ciclo di vita complessivo dell’hardware, con un’aspettativa di vita di almeno 5 anni. Il circuito di produzione circolare si basa sull’assemblaggio di componenti nuovi e ricondizionati, e laddove ci sono componenti scartati questi vengono dati a partner che decidere se impiegarli per altri scopi o riciclarli a loro volta.
Il riuso e la circolarità è un approccio anche applicato sugli ambienti e sugli edifici in cui vengono poi realizzati i data center, riadattando gli edifici esistenti anziché costruendone di nuovi (ben 24 dei 34 data center di OvhCloud sono ospitati in edifici preesistenti) e riducendo l’impronta di carbonio anche delle aziende che utilizzano i servizi di private cloud di OvhCloud.
L’impegno sul fronte della sostenibilità riguarda innanzitutto l’azienda stessa, che si è data l’obiettivo di raggiungere il 100% di fonti energetiche a basse emissioni di carbonio entro il 2025 (già oggi il 77% dell’energia usata proviene da fonti rinnovabili), contribuire al Global Net-Zero per gli Scope 1 e 2 entro il 2025, contribuire al Global Net-Zero per tutti gli Scope entro il 2030 e, infine, eliminare lo smaltimento in discarica entro il 2025 per i rifiuti derivanti dai processi del gruppo.
Ma tra i progetti di formazione in ambito sostenibile, rimane importante il rilascio di un calcolatore a disposizione dei clienti, per misurare le proprie emissioni di carbonio nel cloud, accessibile direttamente dalla piattaforma, a dimostrare come la sostenibilità costituisca il pilastro portante del Gruppo. “E’ una metodologia e un protocollo green per dare ai clienti la misurazione dell’impatto dei loro server, un carbon calcolator che copre tutte le emissioni di carbonio, da quelle legata alla produzione, all’elettricità per i data center, alle operation legate ai trasporti anche dei dipendenti. Un unico uno strumento per mappare i propri consumi. Noi conosciamo ogni componente in ogni server e possiamo calcolare l’impatto di ogni step” precisa Gregory Lebourg, Global Environmental director.
Croix e Roubaix sono parte di un progetto integrato, in un modello industriale che parte dalla progettazione, realizzazione dei sistemi con una forte attenzione al riuso dei componenti. Dal punto di vista della operation l’approccio è valutare le necessità dell’utente fino all’implementazione del servizi nei propri data center. Il “cloud sostenibile by design” parte da qui, da questa regione delle Fiandre, dove OvhCloud ha deciso di avviare nel 1999 la costruzione dei propri server e data center, controllando il valore della catena nella logica di integrare innovazione proprietaria per oltre 20 anni. 40 km separano le due città, una distanza amica per affinare e testare direttamente le innovazioni sul campo.
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