Si può parlare di una vera e propria onda lunga di crescita nei prossimi quattro anni per i servizi di consulenza in ambito sanitario. Un’onda che monta in relazione all‘impatto trasformativo dei servizi con l’utilizzo del digitale e delle sue applicazioni che modellano i modelli di business e contribuiscono a generare valore favorendo la scoperta di informazioni sulla gestione e il monitoraggio delle patologie. Un’onda che però in Italia non riesce ad esprimere le piene potenzialità del comparto e presenta non pochi margini di miglioramento.

Lo dicono i numeri di The Business Research Center, che evidenziano come entro il 2028, il valore complessivo del comparto sfiorerà i 50 miliardi di dollari di valore (48 mld per la precisione) con un tasso annuo di crescita composto del +13,9%. Oggi il mercato dei servizi di consulenza in ambito sanitario vale a livello globale 28 miliardi di dollari, ma erano appena 25 mld lo scorso anno.
Dal punto di vista geografico è il Nord America l’area più avanti ma è Asia-Pacifico la regione più promettente in termini di crescita nel periodo di previsione oggetto dell’indagine di mercato che arriva fino al 2033. L’impatto trasformativo della digitalizzazione genera valore anche favorendo la scoperta di preziose informazioni sulla gestione e il monitoraggio delle patologie.

Ciò ha applicazioni dirette anche sulla rapida espansione del mercato globale dei programmi di supporto al paziente (Psp) che, secondo quanto riportato da un’analisi svolta da Insightace Analytic, raggiungerà i 64,36 miliardi di dollari di valore entro il 2031 (tasso annuo di crescita del +16,62%). Con un’assistenza sanitaria sempre più incentrata sul paziente che non chiede solo farmaci ma vuole anche ricevere informazioni, supporto, risorse e strumenti, evidente come i Psp siano richiesti con interesse dall’industria farmaceutica e si rivelino utili e utilizzati nel trattamento di malattie croniche (compresi i disturbi autoimmuni) in quanto in grado di migliorare l’aderenza terapeutica dei pazienti, i risultati complessivi in termini di salute e l’esperienza sanitaria.

Davide Lucano, AD di Opt
Davide Lucano, AD di Opt

Per quanto riguarda invece il mercato europeo, è la Germania quello principale dei servizi di consulenza sanitaria. Varrà 4 miliardi di dollari entro il 2030 con un tasso di crescita annuale del 10,6%, di poco inferiore a quello fatto registrare da Regno Unito (10,9%) e Francia (12,7%) nel medesimo periodo. In Italia, invece, il comparto non riesce ancora ad esprimere il suo pieno potenziale. Secondo gli esperti è comunque un trend, quello dell’espansione del mercato dei programmi di supporto al paziente, che sta guidando il mercato dei servizi di consulenza sanitaria anche nel nostro Paese.

E tra le realtà del settore opera anche Opt società che, nel corso dei suoi 30 anni di esperienza, ha collaborato con più di 200 aziende sanitarie pubbliche e private su progetti legati a molteplici aree terapeutiche e lavora al fianco di medici, associazioni pazienti, istituzioni e realtà dell’industria farmaceutica mondiale. In particolare l’azienda progetta soluzioni digitali a supporto della governance clinico-organizzativa delle strutture sanitarie, sviluppate in base alla patologia e ai bisogni del paziente e delle strutture operanti sul territorio italiano, sia a livello regionale che nazionale. La consulenza alle aziende sanitarie per il conseguimento di diverse tipologie di certificazioni (sistemi qualità, servizio e competenze) e la formazione Ecm (Educazione Continua in Medicina) con l’organizzazione di corsi formativi ed eventi, tra le altre attività. 

Offre un’analisi in questa direzione Davide Lucano, amministratore delegato di Opt: La centralità del paziente è uno degli obiettivi principali che dovrebbe perseguire il nostro Servizio Sanitario Nazionale perché ciascun soggetto è portatore di una propria complessità e necessita di risposte specifiche lungo il percorso di cura e assistenza sanitaria ]…[“. Tra i primi passi serve allora garantire una presa in carico multidisciplinare con un cambiamento organizzativo nei modelli di cura. Serve però anche un cambio di approccio da parte di  medici, infermieri e operatori sanitari che devono ribaltare il proprio punto di vista, imparando a utilizzare le tecnologie digitali a sostegno della cura clinica.

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