Le aziende, di qualsiasi tipologia e dimensione, oggi prendono coscienza del fatto che il proprio valore è, e sarà via via sempre più determinato dalla conoscenza dei dati di cui già sono in possesso, e dalla loro valorizzazione.
Per questo non c’è piano industriale in cui la strategia non preveda di spostare la catena del valore verso i modelli legati alla fruizione dei dati.
Seguiamo questo percorso con Michele Porcu, senior director, strategy and transformation Europe South & Cis, e Stefano Maio, sales director cloud tech innovation, data analytics & AI, Autonomous Strategy. Porcu spiega: “Oggi le aziende hanno bisogno di essere guidate dalle informazioni tutte le figure apicali”, mentre Stefano Maio specifica: “E la gestione dei dati non deve essere il fine ultimo dell’azione, ma lo sono le informazioni destinate a generare valore”(vedi anche la videointervista a Michele Porcu e Stefano Maio).
A chi serve Autonomous Database
Di sicuro i Cio, responsabili della gestione dal punto di vista tecnico, insieme ai chief data officer (Cdo) e ai digital officer, ma anche tutti i dipartimenti aziendali che poi dai dati estraggono le linee strategiche decisionali. Quindi anche i responsabili marketing e della finanza. Porcu: “Tutte le funzioni aziendali che intravvedono possibilità di migliorare gli operativi e i processi, oggi possono farlo e raggiungere gli obiettivi basandosi su evidenze concrete e documentate”.
I passi di Oracle
Oracle ha dalle origini nel dna le competenze migliori per la gestione del dato e con Autonomous Database propone la punta avanzata di quella che è l’evoluzione della specie quando si parla di questo specifico ambito.
Oltre ventanni fa Oracle ha proposto il primo database relazionale di carattere veramente enterprise, con tutte le caratteristiche di solidità e sicurezza necessarie. Nel tempo si è aperta ed è riuscita a parlare anche linguaggi DB diversi da quelli relazionali, e ha poi abbracciato le tecnologie cloud per massimizzare i vantaggi dei modelli di outsourcing e di costo più idonei nella gestione dei workload informativi.
Ora evolve la propria offerta con Autonomous Database, appunto, in grado di sfruttare le tecnologie più aggiornate e di punta. Porcu: “Parliamo davvero dell’introduzione di un motore di machine learning (ML) e artificial intelligence (AI) all’interno della nostra tecnologia per la memorizzazione, la conservazione, la disponibilità e la sicurezza del dato”.
Autonomous Database rappresenta quindi l’evoluzione ultima di tutte le tecnologie quasi trentennali di Oracle, legate alla gestione del dato, per assicurare le migliori performance, in sicurezza, con un’alta affidabilità e disponibilità dell’informazione.
Maio: “La possibilità di liberarsi da azioni ripetitive per concentrarsi su quelle ad alto valore aggiunto, nelle aziende, è davvero concretizzata dall’Autonomous Database, che possiamo definire come applicazione dell’intelligenza artificiale nella gestione dei dati. Il sistema si gestisce in autonomia, si protegge dagli attacchi, si ripara e resta in sicurezza”.
L’introduzione di un motore di ML e AI sviluppati a San Francisco, infatti, rende il servizio dati capace di “rendersi sicuro” attraverso un motore vigile che è anche capace di introdurre patch di sicurezza appena sono disponibili, quindi liberando tempo e risorse tecniche, per cui le competenze in azienda possono dedicarsi a compiti a più alto valore aggiunto.
Spiega Porcu: “L’Autonomous Database di Oracle, maturato già da oltre un anno e mezzo, è una realtà che oggi già funziona su diverse migliaia di trial aziendali nel mondo. E anche in Italia è già stato portato e conta diverse implementazione in produzione su business importanti”.
Autonomous Database, i tre benefici
Strettamente legate ad Autonomous Database si possono intravvedere tre famiglie di benefici. La prima legata al business, quindi alla possibilità di utilizzare e analizzare grandi moli di dati in modo rapido ed efficiente anche per chi non dispone di background estremamente focalizzati nell’ambito IT.
Prosegue Stefano Maio: “La possibilità di avere disponibili self-service analytic – cioè il rapido accesso al dato, aggiornato, senza blocchi, in continuità – elimina l’ostacolo di dover interloquire con altre funzioni IT. La funzione di business si trova ad avere disponibili le informazioni base per procedere con le diverse analisi del caso”.
La seconda famiglia si lega a benefici funzionali e all’ampia disponibilità dei servizi, quindi senza stop e interruzioni, con il più alto livello di sicurezza possibile, grazie ad un motore sempre vigile, in ogni caso indipendente da quelli che potrebbero essere i ritmi del ciclo di patching se dovessero essere applicati gli aggiornamenti da personale dedicato. E’ il motore stesso che oltre a installare le patch, monitora gli accessi fraudolenti.
Non solo, le funzioni aziendali (HR, marketing, finance, etc..) solitamente utilizzano applicazioni verticali giorno per giorno, e hanno anch’esse la necessità di utilizzare funzioni analitiche per incrementare le possibilità di analisi. Specifica Di Maio: “Questa necessità è soddisfatta dall’Autonomous Database che mette insieme le informazioni relative al mondo applicativo con informazioni esogene, dal mondo esterno”.
La terza famiglia di benefici cui abbiamo accennato solo parzialmente riguarda invece la possibilità di rendere molto più produttivo il lavoro di chi in azienda è dedicato all’IT, liberando risorse temporali e umane (per competenze) in modo da poter dedicare le une e le altre ad attività a più alto valore aggiunto.
Sviluppatori e IT, infine, spesso si trovano a lavorare su modelli di sviluppo diversi o a creare datamark aggiornati. Di Maio: “Tutto questo viene realizzato e gestito attraverso Autonomous Database che mette a disposizione gli strumenti per le specifiche necessità”.
Non mancano i casi d’uso che ne hanno già beneficiato, per esempio nel food & beverage e nel mondo produttivo della componentistica elettronica, ed è evidente che l’Autonomous Database indirizzi qualsiasi industry.
Per tutti questi motivi e vantaggi Autonomus Database è uno dei tre pilastri della strategia di Oracle, insieme al cloud applicativo, destinazione ultima dei processi e delle funzioni aziendali (per esempio i processi Erp e Finance) e al cloud infrastrutturale su cui Oracle vuole portare i workload mission critical delle aziende e i dati, ma in modo sicuro, con la certezza della massima disponibilità del dato, ovunque, per la sua effettiva valorizzazione.
Non perdere le videointerviste a Michele Porcu e a Stefano Maio sulla strategia (e sulla tattica) sottese a Oracle Autonomous Database
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