Colt Technology Services opera a livello globale come operatore di telecomunicazioni. Eroga esclusivamente nel mercato b2b i suoi servizi. E ha investito in modo significativo negli ultimi anni per estendere la copertura della rete disponibile. Colt è presente in 32 Paesi tra Europa, Asia e Usa, fornisce connettività con Dark Fibre e servizi di Livello 3 (sicurezza), sia ai clienti enterprise come a quelli wholesale. In pratica, l’azienda offre alte prestazioni di connettività tanto ad aziende di grandi dimensioni quanto ad aziende medio piccole.

La rete europea utilizzata è interamente di proprietà e gestita internamente, si estende in 13 Paesi, e raggiunge direttamente in fibra ottica 14.000 edifici business oltre ai propri numerosi data center. Sono circa 130 le persone operative in Colt in Italia, e 5.000 quelle a livello globale. Nello specifico, sui “technology services” lavorano circa 150 risorse (e tra sviluppo, engineering e IT circa un migliaio di persone nei diversi Paesi).

Negli ultimi anni l’azienda ha sostenuto una serie di importanti investimenti per trasformare l’architettura della propria rete con lo scopo di trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalle tecnologie Software Defined Networking (Sdn) e di virtualizzazione (Nfv). Coerente con una storia di innovazione iniziata, sfruttando la virtualizzazione della rete ancora prima che queste tecnologie diventassero “mainstream”.

Mirko Voltolini,
Mirko Voltolini, head of Network On Demand di Colt Technology Services

Ne parliamo con Mirko Voltolini, head of Network On Demand di Colt Technology Services: “Sì, abbiamo iniziato ad adottare tecnologie di virtualizzazione già prima che queste tecnologie ‘emergessero’, dal 2013. Per semplificare, per ridurre i costi operativi. Quindi prevalentemente per raggiungere obiettivi interni. I benefici però ci hanno fatto proseguire gli sforzi tenendo come focus l’automazione sulla configurazione dei servizi di rete. Per questo abbiamo pensato, intorno al 2016, di mettere a disposizione le funzionalità innovative, già testate, come parte integrante dell’offerta. E da questa idea sono arrivati i servizi di connettività Colt On Demand. Quindi con un elevato livello di automatizzazione dell’esperienza cliente, e la fruizione dei servizi in modalità completamente digitale, attraverso un portale, sfruttando Api dedicate.

Colt ha avuto l’intuizione di lasciare in mano al cliente la scelta del livello e dei parametri di servizio eliminando la complessità. Dal punto di vista commerciale si propone un modello di business alternativo, che non rimpiazza completamente quello esistente ma ne rappresenta un’opzione. Voltolini: “Parliamo di una possibilità di fruizione dei servizi in modalità pay as you go. Quindi, in aggiunta alla possibilità di fruire di servizi on demand – ma pagando un’installazione, un canone fisso mese per mese – c’è la possibilità in modalità realtime di sfruttare i servizi con un modello avanzato in cui il livello di commitment è molto basso ed è possibile incrementare e diminuire la banda o modificare i parametri istantaneamente, senza incorrere in spese aggiuntive, fino ad una granularità di ora in ora”.

L’insieme di servizi di questo tipo, che rientrano tutti sotto il cappello Colt On Demand, sono servizi di connettività ethernet punto/punto, punto/multipunto, servizi di accesso a Internet e servizi di accesso al public cloud (Aws, Azure, Google Cloud, Oracle, Ibm). Un ambito, quest’ultimo, seguito in modo particolare da Colt che investe per migliorare la connettività verso il cloud pubblico in modo significativo. Tocchiamo per questo un tema chiave. Quello dell’interoperabilità.

Voltolini fa parte del board del Mef (Metro Ehternet Forum) e Colt è stata una delle prime aziende a farne parte. Con altri operator (circa 50),  tra cui AT&T, ha spinto per definire uno standard a livello globale (Life Cycle Service Orchestration, Lso) che i carrier possono utilizzare per permettere ai clienti di scegliere i servizi on demand tra le proposte di diversi operatori – per esempio per un sfruttare un particolare elemento della rete offerto da uno specifico carrier – potendolo fare in modo agile grazie al “dialogo” reso possibile dalle Api. Un modello utile anche per le enterprise che si trovano a confrontare costi tra diversi operatori per poi scegliere.    

Affianco ai servizi virtuali in essere Colt Technology Services sta lavorando allo sviluppo di ulteriori servizi Nfv per fare diventare la piattaforma un ecosistema completamente digitale disponibile tramite portale e sfruttabile con le Api. Oggi Colt rende possibile scegliere una composizione di servizi attraverso menu, cui si possono aggiungere di volta in volta elementi di rete virtuale e connettività fino a creare un servizio non verticalmente integrato per disporre di ciò di cui si ha bisogno in modo ottimale.

Rete in evoluzione e casi d’uso

Colt ha compiuto i suoi investimenti più importanti in infrastruttura per una rete nuova organica in tutti i Paesi, per oltre 300 siti, IQ Network è il nome. Una rete a larga banda, omogenea ovunque. E questo permette ora di implementare i servizi di automatizzazione in modo organico. Voltolini: “L’investimento ha pagato. Anche dal punto di vista della sicurezza. Sopra la rete oggi c’è un IT stack di diverse tecnologie – a livello di portale si tratta di una piattaforma articolata che comprende inventory, attivazione servizi, notifiche al cliente, l‘identity management. Questo ha portato delle problematiche prima non considerate, per cui il servizio oggi non è solo la connettività ma il portale stesso con tutte le possibilità “self-service” che offre, e vengono vissute come criticità anche piccole interruzioni. Da qui l’implementazione da parte nostra di modelli architetturali ancora più robusti”

Colt Iq Network
Colt Iq Network

Tra gli use cases meglio indirizzati dalla proposta On Demand quelli delle aziende che hanno bisogno di ottenere un servizio in modalità rapida con upgrade tempestivi. Ci sono clienti che hanno bisogno di connettere un sito, o siti dei loro clienti ad un hub centrale (Lni) ed esigono l’attivazione realtime, controllando processo di quotazione, attivazione e modifica senza i soliti tempi “burocratici” dell’ordine tradizionale, pur rispecchiando il servizio tradizionale anche nel modello commerciale, ma con maggiore flessibilità, quando poi serve incrementare la banda.

Lo use case con modello commerciale flessibile per certi aspetti è più avanzato. Per esempio Berlinale, il festival internazionale del cinema di Berlino, per una volta all’anno (circa due mesi) ha bisogno di una grande quantità di banda (più di 20 connessioni 1/10 Gigabit) utilizzata per lo streaming dei film in diverse location e acquista da Colt un servizio on-demand ad hoc per questo bisogno.

Colt, vietato fermarsi

Fattori differenzianti della proposta Colt sono molteplici. “Colt – sottolinea Voltolini – ha investito molto nell’infrastruttura – fibra, servizi, rete, connettività – per 500 milioni di euro nel 2017, in un piano di 3 anni (2017-2020). Ancora oggi ogni anno siamo impegnati per diversi milioni di euro nell’estensione della copertura e nello sviluppo dei servizi. Dopo gli Usa abbiamo implementato una rete importante in Europa Centrale che collega 7/8 Paesi, e sono in corso investimenti sulle reti metropolitane (scavi compresi per collegare i building). Il cloud – colleghiamo oltre 900 data center – resta più che strategico, soprattutto per quanto riguarda le connessioni al public cloud“. Colt si è connessa anche alla rete Oracle Cloud, con un parco clienti di circa 500mila unità enterprise nel mondo, in parte in significativa sovrapposizione con i clienti Colt, e quindi virtuoso per innescare sinergie di business.

Infine Colt si è preparata ad un ulteriore salto verso il futuro. Voltolini: “Il passaggio dalla rete tradizionale a quello delle reti virtualizzate (che comprende Nfv ma anche tutti gli scenari Sd-Wan) non è l’ultimo step. Stiamo già lavorando a quello che amiamo chiamare lo “stadio 4”, ovvero la rete intelligente in cui si introducono tecnologie AI, per gestire la rete, cercando di risolvere i problemi prima che si presentino e in modo automatico, perché le reti oggi sono più complesse e comunque frammentate”.

Controllare la rete in modo automatizzato sia nei parametri di servizio sia per quanto riguarda le operations è nella roadmap. “Stiamo lavorando a diversi proof of concept – chiude Voltolini tra qui quello che ci permette di individuare un fault sulla rete ottica in anticipo. E’ un progetto – Network Health Predictor – che portiamo avanti con Ciena. E’ attivo infine un gruppo interno che si occuperà di sviluppare tecnologie AI internamente per utilizzo interno in azienda”. 

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