Premessa: Avevo fatto questa intervista a Nicola Zanardi, curatore della Milano Digital Week, una decina di giorni fa prima che Milano e la Lombardia decidessero di spostare tutti gli eventi in programma per l’emergenza sanitaria in corso, dalla Fashion Week, al Salone del Mobile fino alla Digital Week (slittata dal 11-15 marzo al 25-28 maggio). Ma è così attuale questo inno alla città aumentata, alla Milano aumentata che in questa settimana non ha abbassato la guardia, dimostrando di essere attenta, operosa, civica grazie all’uso della tecnologia e in particolare dello smart working, che credo vada condiviso già ora. Perché #Milanononsiferma.



Come abitare una città aumentata e dare vita a un nuovo livello di civiltà, grazie all’uso consapevole della tecnologia?
Questo il tema di fondo che animerà la quattro giorni della prossima Milano Digital Week dove si parlerà della relazione sempre più stretta tra il digitale e l’uomo all’interno di una città aumentata da molti punti di vista.

E’ su questo filo che si snodano le riflessioni raccolte in una chiacchierata con Nicola Zanardi, curatore della manifestazione milanese, per capire l’anima della quattro giorni che quest’anno avrà 700 eventi distribuiti in città e… Oltre le mura. La città aumentata, appunto.

“Il tema fondamentale di quest’anno, terza edizione della Digital Week, è la città aumentata perché abbiamo cominciato a ragionare sul digitale come fattore sempre più importante per la persona e la città – esordisce Zanardi -. Per citare Luciano Floridi, uno dei pensatori che oggi ci riflette di più, siamo sempre più cittadini digitali di un mondo reale, dove digitale e umano sono due aspetti che convivono, intrecciati tra di loro, due habitat che si sovrappongono”.

Nicola Zanardi
Nicola Zanardi, curatore della Milano Digital Week

La città aumentata abbraccia tutti gli elementi della tecnologia che aumentano le potenzialità dell’uomo, va dalla geopolitica alla medicina, dalla diagnostica alla progettazione, dalla formazione al lavoro. “Tema fondamentale è la citta che stupisce, che aumenta le sue relazioni, le sue potenzialità e ovviamente anche il livello di critica. Il digitale è un abilitatore e coinvolge le persone anche quando devono fare un passo indietro, come nel sistema produttivo dove l’intelligenza artificiale in alcuni casi modifica il ruolo del lavoratore”.
Tutti spunti che stimolano la capacità critica e di pensiero, e che vedono le comunità auto organizzarsi, dandosi a volte nuove identità (sia nelle grandi organizzazioni sia nei movimenti dal basso) grazie alle tecnologie.

“Nelle prime due edizioni della Digital Week il tema era quello dell’inclusione e della capacità di parlare ai cittadini del digitale – puntualizza Zanardi -. In questo giro il tema è quanto il digitale sia oramai sistema globale, quanto impatti su ogni azione della vita di tutti i giorni. Il tema caro agli ambientalisti degli anni 70, pensare globalmente e agire localmente (glocal), è vero ancor più oggi. Il digitale ci permette di avere dati in modo fruibile, di affrontare questioni di interesse generale, come il tema della mobilità sostenibile, del monitoraggio dell’aria, e di agire localmente”.

La città aumentata è amplificata dal digitale ed estende i confini in due direzioni. Fisicamente, perché saranno realizzati eventi al di fuori delle mura (ad esempio ad Orio al Serio e Malpensa). Personalmente, perché cambia i rapporti nella vita di tutti i giorni. “I ricercatori degli ospedali milanesi sono in contatto continuo con i loro colleghi al di là dell’oceano  – esemplifica -. Gli strumenti raccontati in questa edizione da organizzazioni, aziende, università, associazioni amplificano il livello di interattività che la tecnologia offre”.

Dieci cluster e l’Onu

Sono 10 i cluster attorno ai quali si articolano eventi e approfondimenti: realtà aumentata, cibo trasformato, lavoro, benessere sociale, kids & young, intelligenza aumentata, performance, pensiero, informazione, politica aumentata. “Per definirli, abbiamo abbracciato i Sustainable Development Goals dell’Onu, i 17 temi di sostenibilità mondiale, che spaziano da povertà, alimentazione, smart cities, energia, acqua, equità, diversity…. Faremo 10 hackathon per ragionare su questi temi, non solo legati al miglioramento tecnologico ma al confronto su temi universali, perché la povertà vuol dire disuguaglianza, la salute vuole dire inclusione e così via”.

Milano Digital Week
Milano Digital Week

Fabbrica del lavoro sarà un cluster importante in cui si affronterà il lavoro da tutti i punti di vista, “perché i lavori cambiano e gli strumenti digitali devono essere utilizzati in modo più creativo per dare ai lavori nuova identità” precisa con riferimento ai sistemi nuovi di automazione. “C’è una differenza abissale tra il millennio scorso e oggi – continua -. Lo shifting sul tema del lavoro è stato significativo: se nel ‘900 il lavoro era centrale ed era compenetrato con l’identità di una persona, oggi dobbiamo fare i conti con una identità lavorativa più flessibile, non bene definita, che non sarà per sempre immodificata, che cambia le relazioni e il ruolo di un individuo nella comunità. Ci sono temi personali, temi di comunità, temi globali”.

La citta aumentata è proprio questo. “E’ qui che si conduce il 70% della conoscenza, che si raccogli l’80% del Pil del mondo incalza Zanardi –. Le città sono paradossalmente quelle che hanno resistito di più a questa differenziazione geopolitica mentre faticano gli stati, le organizzazioni sovranazionali, quelle strutture che nel ‘900 erano nate a seguito di eventi apocalittici come le guerre mondiali o la caduta del muro di Berlino, che hanno trasformato i confini. La città rimane un ancoraggio in un mondo che cambia, ma ha allargato la sua presenza. Siamo passati a una città aumentata, nella quale abbiamo una responsabilità condivisa. Per questo parliamo di smart citizen e non più di smart city”.

Persone e relazioni

I messaggi forti sui quali ragioniamo in questa quattro giorni sono essenzialmente due, spiega Zanardi: la persona sempre più al centro, con un ruolo di creazione di responsabilità sia nelle organizzazioni aziendali, sia nelle associazioni. E, in secondo luogo, il livello di relazioni e di interlocuzione molto più alto e interessante per la qualità dei contenuti, per le competenze messe in campo dai partner, che si esplicitano anche con sfide intellettuali e cognitive legate a cosa il digitale porta alla città aumentata. “Tutti gli interventi proposti portano risposte a temi qualitativamente molto alti” puntualizza.

Anche il legame con le università si conferma forte. “Si sono messe in gioco tutte le università cittadine, pubbliche e private, e devo ringraziarle molto perché si auto organizzano e riescono a mettere a terra un palinsesto in cui portano tutti gli highlight, sono molte reattive. Il tema del digitale coagula molti saperi, è un collante nella trasformazione della formazione e dell’applicazione nell’abito lavorativo”.

Forte anche la collaborazione tra pubblico e privato, dove l’assessorato all’innovazione di Milano ha lavorato con uno staff agevolatore, “grazie anche all’assessore Roberta Cocco che ci mette passione e un’attenzione molto forte dal primo anno, facilitando un terreno di confronto molto interessante, senza stare sul gradino istituzionale”.

La presenza alla Digital Week

I numeri non saranno l’unico indicatore della manifestazione, ma se lo scorso anno la settimana ha visto l’interesse di 80-90mila persone, le aspettative di quest’anno sono di superare le 100mila persone nei 4 giorni. “Il modello di base degli eventi responsabilizza ogni realtà a costruirsi la filiera relazionale del proprio evento: è una modalità più innovativa per creare interesse, senza delegare ad altri lo spettacolo. Di fatto la Digital Week è un punto di coagulo, per i tanti soggetti che utilizzano questi giorni per raccontare cosa stanno facendo sul digitale. Un momento in cui cerchiamo di includere e agevolare quelli che in altri contesti avrebbero fatto fatica ad intervenire”.

Importante il ruolo dei partner, raddoppiati negli anni, che hanno a loro volta sottoscritto le regole della condivisione del progetto, senza chiedere nulla per la partecipazione. “Se non fosse stato cosi non avremmo potuto realizzare i 700 eventi previsti”.

“Non abbiamo prodotti da vendere ma conoscenza da divulgare, un tema di alfabetizzazione e di confronto tra tutti gli attori”. Molte saranno le presenze mondiali e istituzionali. Attesa anche la ministra all’Innovazione, Paola Pisano, ma sarà la città stessa la vera protagonista con performance interattive, poli di intelligenza aumentata nel quartiere Isola, approfondimenti su fintech, blockchain, nuove startup innovative. Sta cambiando la geografia di Milano. 

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