Il cloud computing si conferma vitale per l’evoluzione delle aziende come abilitatore del potenziale tecnologico e di business. Lo spostamento continuo verso le architetture cloud, accelerato dalla pandemia, evidenzia di fatto quanto le organizzazioni considerino oggi fondamentale questo processo per il raggiungimento di una maggiore efficacia nella gestione degli ambienti IT, che virano sempre più verso il cloud ibrido, come mix di risorse on premise e on demand.

Un trend che Nutanix analizza commissionando a Vanson Bourne un monitoraggio su 3.400 responsabili IT a livello globale per valutare lo stato delle implementazioni e i piani di adozione dell’enterprise cloud, con uno spaccato a livello italiano. Raccolti a metà 2020, i dati del terzo report Enterprise Cloud Index offrono anche una visione dell’impatto che la pandemia di Covid-19 ha prodotto e continua a produrre sullo scenario.

Italia, si predilige il modello cloud ibrido

Nel mercato italiano, le aziende accelerano le strategie per un più ampio utilizzo del cloud ibrido. In linea con l’andamento globale e per il terzo anno consecutivo, i manager ritengono ampiamente questo modello l’ideale: lo considerano tale, l’88% dei responsabili italiani, in linea con l’87% a livello globale. Il 56% delle aziende italiane prevede inoltre di concludere il proprio percorso verso l’adozione di un modello cloud ibrido integrato entro i prossimi cinque anni.

Parallelamente, si va verso la dismissione dei tradizionali data center non abilitati per il cloud, con l’adozione di cloud privati e pubblici che vengono poi integrati in un ambiente ibrido gestito in modo coerente. Un trend particolarmente accentuato in Italia, dove solo il 4% delle aziende utilizza esclusivamente data center non abilitati per il cloud, rispetto al 18% della media Emea e globale.

Nutanix Enterprise Cloud Index - Comparazione sullo stato dell’IT - modelli operativi attualmente in uso
Nutanix Enterprise Cloud Index – Comparazione sullo stato dell’IT – modelli operativi attualmente in uso

L’Italia, insieme ad Australia ed Emirati Arabi Uniti, detiene anche il primato per il più elevato tasso di utilizzo di cloud privato. Più di un terzo degli italiani (35%) utilizza esclusivamente private cloud, contro una media europea del 23% e una globale del 22%. Il 52% del campione prevede tuttavia per il prossimo anno di eseguire più applicazioni in public cloud. 

Nel mercato italiano si registra un utilizzo elevato di infrastrutture IT miste non integrate (41%) ancora una volta in modo sensibilmente superiore sia rispetto alla media Emea (25%) che a quella globale (26%). Solo il 5% dei manager italiani opta esclusivamente per un’infrastruttura cloud ibrida integrata.

Un passaggio al modello ibrido influenzato da vari fattori, segnala Nutanix, a partire dal fatto che gli strumenti di gestione che funzionano su piattaforme cloud differenti sono ancora in fase di maturazione e che nell’area dell’IT si cercano talenti esperti di cloud cross-platform oggi difficili da reperire. Il 62% dei manager italiani segnala infatti lacune nelle competenze IT necessarie, con il 26% che indica una carenza di specifici skill nella gestione di ambienti cloud ibridi.

La leva, dal budget al business

Nelle scelte digitali e del cloud in particolare, il risparmio sui costi non sembra essere più l’elemento decisivo per le imprese italiane. L’aspetto economico, inizialmente trainante del cloud computing per alcuni anni, viene oggi sostituito dal miglioramento delle operazioni e dei processi. Solo per il 12% dei responsabili IT la prima leva del cambiamento nelle strategie verso il cloud risiede nel budget, rispetto ad una percentuale Emea del 20% e globale del 27%.

In generale, i responsabili si allontanano dai propri attuali modelli di implementazione IT principalmente per ottenere migliori risultati di business. In particolare, i principali vantaggi attesi alla base del cambiamento delle infrastrutture sono il miglioramento del supporto fornito ai lavoratori da remoto (62%) e del controllo dell’utilizzo delle risorse IT (54%) e una maggiore flessibilità per soddisfare le esigenze aziendali (49%).

Nutanix Enterprise Cloud Index - Principali motivazioni per la migrazione a un’Infrastruttura abilitata al cloud
Nutanix Enterprise Cloud Index – Principali motivazioni per la migrazione a un’Infrastruttura abilitata al cloud

La pandemia muove i processi

La pandemia incide su queste tendenze in modo deciso a livello italiano, elevando il valore del digitale e promuovendo l’adozione del cloud. Le aziende mostrano una propensione continua agli investimenti in soluzioni tecnologiche che possano aiutarle a reagire alla difficile situazione di mercato e a garantire la continuità delle attività operative e in alcuni casi la loro sopravvivenza. Per il 75% dei responsabili IT italiani il Covid-19 ha fatto sì che l’IT sia oggi considerato molto più strategico in azienda, con un consistente numero di responsabili (69%) che dichiara di aver aumentato i propri investimenti nel cloud ibrido come diretta conseguenza della pandemia.

L’emergenza ha in molti casi costretto il settore IT a rivolgersi al cloud per un’infrastruttura prontamente disponibile in grado di supportare un numero maggiore di dipendenti in smart working. Sul fronte del lavoro da remoto, il 14% degli intervistati segnala che le proprie aziende non avevano dipendenti in telelavoro un anno fa, dato che si confronta con il 27% a livello globale. Da notare anche che il supporto per i telelavoratori, non considerato a livello globale fra i primi tre motivi per cui scegliere di migrare verso il cloud, viene citato in Italia il 20% in più. Gli italiani sembrano dunque in generale manifestare una fiducia sensibilmente maggiore nella capacità delle loro applicazioni di funzionare agevolmente in un ambiente cloud di terze parti, con solo il 9% che si ritiene preoccupato, rispetto al 27% riportato in area Emea e al 30% a livello globale. 

Alberto Filisetti, Country Manager Italia, Nutanix
Alberto Filisetti, Country Manager Italia, Nutanix

“La pandemia ha costretto molte aziende italiane ad utilizzare infrastrutture di cloud pubblico per supportare rapidamente un gran numero di lavoratori da casa e, in generale, ha portato a nuovi investimenti in infrastrutture e strumenti di cloud ibrido – commenta Alberto Filisetti, country manager di Nutanix Italia . Ma è anche vero che le aziende italiane hanno capito che il modello cui erano abituate non era più sostenibile, soprattutto in ottica di digital transformation. Ecco perché oggi, l’Italia punta con convinzione e decisione al cloud ibrido, un modello che rappresenta di fatto la chiave di volta per la business agilityUn ambiente cloud ibrido integrato oltre a fornire un’esperienza, strumenti e procedure operative coerenti tra diversi cloud privati e pubblici, contribuisce ad abbattere i silos, ridurre le inefficienze, dare impulso alle iniziative digitali. In quest’ottica, ciò che conta, è creare un’infrastruttura flessibile, scalabile e agile al punto giusto per soddisfare sia le esigenze quotidiane delle aziende sia le sfide future. È anche importante puntare allo sviluppo delle competenze IT necessarie per gestire con efficacia ambienti cloud ibridi e l’infrastruttura stessa e che le aziende italiane evolvano il loro mix di ambienti indipendenti in servizi cloud privati e pubblici integrati con funzionalità unificate di visibilità, gestione, sicurezza e portabilità delle applicazioni”, suggerisce Filisetti.

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