Si rifà agli obiettivi di sostenibilità dell’Onu il recente Global Sustainability Summit di Sap che ha tracciato l’impegno, ripreso anche durante Sapphire, per aiutare le aziende ad avere un impatto “positivo” sia sulla società sia sull’ambiente.

Dei 17 obiettivi Onu che le Nazioni Unite hanno raccolto nel programma al 2030, Sap si è detta impegnata principalmente su 8 fronti (nello specifico i goal 3, 4, 8, 9, 10, 12, 13, 1) che Carlos Diaz, Chief Sustainability Officer, Svp Sap Emea South ritiene essere strettamente legati alla strategia del vendor e che sottolineano una maggiore trasparenza verso clienti e consumatori. “Da più di 10 anni siamo portando avanti il tema della sostenibilità con un report puntuale che spiega le azioni fatte per implementare per il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2030 – puntualizza Emmanouel Raptopoulos, Ceo di Sap Italia -. Ma sostenibilità non è solo essere carbon free, è un concetto molto più ampio ed è legato a come ingaggiamo la nostra forza lavoro, a come la impieghiamo e come la rendiamo sostenibile. Ci sono forti correlazioni tra sostenibilità e impatto finanziario, perché una riduzione dell’1% delle emissioni di gas serra avrebbe un impatto positivo di 6 milioni di euro sull’utile operativo Sap. Ci sono forti connessioni”.

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Gii 8 impegni di Sap per migliorare la vita delle persone e il mondo

Un legame che vale per tutte le aziende che devono lavorare anche sulla comunicazione delle attività sostenibili in essere. “Perché la trasparenza nelle informazioni sulla sostenibilità dei materiali utilizzati, sulle strategie, fa sì che i consumatori aumentino la conoscenza del brand e siano disposti anche a pagare di più prodotti e servizi sostenibili, a condizione che se ne conoscano i benefici, e che il consumatore si senta parte di una comunità che promuova l’economia circolare. Sostenibilità profittevole e profitto sostenibile non è solo un claim per noi ma un impegno concreto”. E continua: “Normalmente parliamo di processi per migliorare le aziende. La sostenibilità è uno obiettivo condiviso e noi vogliamo essere credibili in termini di sostenibilità”.

Carlos Díaz, Chief Sustainability Officer, SVP SAP EMEA South
Carlos Díaz, Chief Sustainability Officer, SVP SAP EMEA South

 “Per incrociare l’interesse che le persone dimostrano per le pratiche sostenibili, le aziende devono combinare tre tipi di indicatori – continua Carlos Diaz -: quello che i clienti richiedono in termini di sostenibilità e che sono disposti a pagare (1); le proprie capacità finanziarie per creare scenari di investimento e redditività (2); infine, la reale misurazione dei dati di sostenibilità (ad esempio delle emissioni) e la conformità agli standard (3). Solo così le imprese possono conoscere le aspettative dei loro consumatori e quali azioni è meglio intraprendere per soddisfarle, oltre a misurare l’interesse dei loro prodotti green sul mercato”.

C’è inoltre una stretta relazione tra sostenibilità e digitalizzazione: le aziende che digitalizzano sono più propense ad essere sostenibili e ad avere un ritorno significativo sugli investimenti. Sostenibilità e digitalizzazione procedono di pari passo: se si digitalizza è più facile essere sostenibili. E un’azienda sostenibile ha maggiori possibilità di competere con successo –  puntualizza  Raptopoulos -. E in questo nuovo mondo, le imprese sostenibili e intelligenti stanno cercando non solo di soddisfare i requisiti di conformità e trovare nuove efficienze, ma anche di creare nuovi modelli di business per la crescita a lungo termine e concentrarsi sulla sostenibilità per soddisfare i nuovi green consumer. Nel nostro ruolo di innovatori, vogliamo realizzare un impatto economico, ambientale e sociale positivo in Italia, collaborando a stretto contatto con clienti e partner, fornendo soluzioni e servizi che soddisfano le sfide e le opportunità di sostenibilità delle imprese e dando l’esempio attraverso i nostri processi e programmi sostenibili”.

Cosa pensano i consumatori

Emmanouel Raptopoulos, amministratore delegato di Sap Italia
Emmanouel Raptopoulos, amministratore delegato di Sap Italia

Uno studio svolto in Italia da Sap e Qualtrics – intervistando un campione di 1.300 consumatori nel primo trimestre del 2021 nei settori utility, food, automotive, moda e viaggi – evidenzia come la sostenibilità sia un fattore preso in considerazione in modo sempre più marcato nelle decisioni di acquisto di un prodotto o di un servizio da parte dei consumatori finali.
Guardiamo ai dati: il più significativo è che oltre il 44% dei partecipanti all’indagine considera la sostenibilità un tema strategico, seppure con una percezione diversa nei vertical indagati sottolineando anche la disponibilità a pagare di più per prodotti e servizi sostenibili.

Nell’ambito del food, il 48% degli intervistati è propenso a scegliere un marchio di prodotti alimentari riconosciuto come sostenibile e il 45% valuta prima dell’acquisto se la catena di approvvigionamento è sostenibile e rispetta l’ambiente. “Il desiderio di ridurre gli sprechi lungo le catene di approvvigionamento ed entrare in un’economia circolare stava già spingendo molte aziende a integrare la sostenibilità nelle loro attività principali, ma la pandemia ha fatto emergere un mondo interconnesso in cui persone, relazioni e risorse si possono unire per risolvere le più grandi sfide del pianeta – precisa Diaz -. L’inserimento di informazioni sulla provenienza sostenibile di alimenti o indumenti nell’etichettatura è un importante vantaggio competitivo. In particolare, nel food emerge che i consumatori sono consapevoli che l’approvvigionamento influisce sull’ambiente e quindi una maggiore trasparenza della supply chain alimentare può essere fondamentale per avere clienti fedeli”.

Nella moda, il 47% tiene a cuore la sostenibilità dei brand e l’impatto ambientale per scelta di materiali, imballaggio, processo industriale (83%). Il 79% controlla l’origine delle materie prime dei prodotti e l’impatto della produzione sull’ambiente (39%) per energia consumata, mentre il 54% dei consumatori è propenso ad acquistare un prodotto nato da materia prima riciclabile (fibre vegetali o frutta).

Nell’automotive, iIl 49% del campione dichiara che la sostenibilità è un elemento essenziale per acquistare un’auto e il 51% tiene conto delle emissioni del produttore per decidere quale modello acquistare, l’origine sostenibile dei materiali (46%) e riciclaggio dei componenti alla fine della vita del veicolo (45%). Ma per quasi il 70% degli intervistati le case automobilistiche potrebbero fare di più per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, in relazione alle emissioni di carbonio e ai consumi energetici.

Ma secondo la ricerca manca in quasi tutti i settori la consapevolezza sulle iniziative green, sulle politiche di riciclo, sul mercato dell’usato messe in atto dai produttori, servirebbe una maggiore trasparenza e comunicazione. “La trasparenza è essenziale quando si tratta di migliorare l’immagine dell’azienda”.
Anche nel settore delle utility dove il 21% dei consumatori ritiene che i propri fornitori di servizi pubblici (elettricità, gas, acqua,…) non comunichino in modo chiaro i programmi e le iniziative di sostenibilità e il 45% dà un punteggio non sufficiente (inferiore a 5 in una scala da 1 a 10) alla comprensione delle azioni contro il cambiamento climatico sviluppate dal proprio fornitore. La rilevanza invece del contributo dato al processo di decarbonizzazione per aiutare a combattere il cambiamento climatico è importante per il 66% del campione.

Complessivamente le aziende con una politica propensa alla sostenibilità posso permettersi anche prezzi più (cibo, trasporti, manutenzione dell’auto, ma non nel mondo delle utilities). Inoltre, oggi, oltre il 10% della popolazione sta già acquistando oggetti nei mercati di seconda mano con un 72%  interessato o acquirente occasionale. Le modalità invece pay-per-use, che introducono una logica a consumo senza l’acquisto del bene, vede propenso il 16% della popolazione e il 19% lo prenderebbe in grande considerazione.

Sono tutte dinamiche che spingono un approccio più attento ai consumi e al pianeta. Conclude Diaz: “Le quattro dimensioni per una trasformazione sostenibile richiedono azioni che impattano sul cambiamento climatico (1), sull’economia circolare (2), sulle azioni quotidiane (3) e sulla creazione di una community socialmente responsabile (4)“.

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