La crisi conseguente all’emergenza sanitaria ha determinato anche la chiusura di tante realtà con la relativa perdita di posti di lavoro. I dati Istat, nonostante la ripresa in corso, parlano ancora oggi di circa 735 mila occupati in meno rispetto a prima dell’emergenza, con un’incidenza della povertà assoluta, in relazione ai consumi, in forte crescita, soprattutto al Nord. Ne sono stati interessati oltre 2 milioni di famiglie (+1,3% rispetto al 2019) e più di 5,6 milioni di individui (+2,3% rispetto al 2019).
Per chi ha perso lavoro, rimettersi in gioco poi non è facile, soprattutto dopo i 50 anni. Si tratta spesso di doversi adattare a nuovi modelli organizzativi, ma anche di riuscire a cercare nuove opportunità in un mercato, quello del lavoro, non certo facile.

“La pandemia ha accelerato un fenomeno già in corso da qualche anno – legge la situazione Arnaldo Carignano, head of Career Transition Randstad Risesmart (la divisione specializzata nel career management di Randstad) –. La fine delle carriere lineari, interamente spese nella stessa azienda, e la normalizzazione di un percorso fatto di diverse “transizioni” da un lavoro all’altro.

Arnaldo Carignano Randstad
Arnaldo Carignano, head of Career Transition Randstad Risesmart

Una tendenza che finora aveva riguardato soprattutto i più giovani e che sta cominciando anche a diffondersi nel segmento dei lavoratori senior. Un lavoratore over 50 ha il vantaggio di una solida esperienza lavorativa alle spalle, ma è importante essere consapevoli dei punti di forza e di debolezza del proprio profilo, intervenendo per aggiornare o sviluppare le competenze più richieste per il proprio ruolo e settore”.

A partire dalle precedenti esperienze di lavoro serve quindi curare il personal branding, lavorare attivamente sui canali social per coltivare un network di relazioni professionali di qualità ed imparare a comunicare per trasmettere il proprio valore, e cosa si sarà in grado di fare per l’azienda in cui si spera di riuscire a lavorare. Da queste considerazioni nasce la proposta di nove consigli dedicati ai lavoratori sopra i 50 anni per ritrovare un impiego. Che riportiamo in sintesi.

  1. Lavorare sull’autoconsapevolezza. Consente di capire quali sono le proprie abilità e quali invece gli aspetti che bisogna migliorare. A partire dall’analisi del proprio percorso professionale è importante comprendere quali competenze tecniche e trasversali si possiedono per ripensare alle proprie priorità professionali, identificare nuovi obiettivi e nuovi sbocchi lavorativi.
  2. Definire gli obiettivi professionali. Non significa soltanto fissare una meta da raggiungere, ma anche scoprire (e riscoprire) le proprie ambizioni e cosa serve per realizzarle. La definizione di nuovi obiettivi è un processo costante che deve avvenire in qualsiasi momento della carriera e non deve rimanere confinato all’inizio del proprio percorso professionale.
  3. Concentrarsi sulle soft skill. Inno3 ne ha parlato anche in altri contributi: le imprese ricercano sempre più lavoratori dotati di solide soft skill, le competenze sociali, umane e trasversali che maggiormente definiscono le caratteristiche di un collaboratore, come le abilità comunicative e decisionali, la creatività e l’autonomia. Alle aziende servono collaboratori proattivi, capaci di gestire il tempo, di comunicare e relazionarsi efficacemente con clienti, colleghi e superiori e con buone qualità di problem solving. Acquisire e allenare le soft skill può dare la spinta professionale necessaria per incontrare nuove opportunità.
  4. Imparare a comunicare il proprio valore. A fare la differenza, nei diversi canali di contatto con le aziende e con il pubblico, sarà la capacità di comunicare ciò che realmente trasmette il valore agli occhi dell’interlocutore. Non bisogna limitarsi a elencare le proprie esperienze di lavoro, scegliendo di evidenziare le più opportune a seconda della candidatura, ma anche esporre i risultati ottenuti e cosa si è fatto per raggiungerli.
  5. Costruire e curare un network di relazioni professionali. Per farlo serve metodo. Per esempio è possibile partire stilando una lista di persone che si vorrebbe contattare, magari ripercorrendo le diverse tappe della carriera per riallacciare i rapporti con persone conosciute che hanno dimostrato apprezzamento. Serve quindi preparare un Professional Value Proposition (Pvp) che riassuma le tue competenze chiave, i risultati raggiunti e il metodo di lavoro, e stabilire una modalità di contatto modulata ad hoc per ogni persona della lista (Linkedin, telefonata, incontro, etc.). 
  6. Aggiornare le competenze. La pandemia ha accelerato l’evoluzione delle competenze necessarie e richieste. Per gli over 50, le competenze acquisite a scuola, all’università o nella prima parte della tua carriera sono inevitabilmente invecchiate; è necessario rinfrescarle o integrarle con corsi di formazione mirati a soddisfare le richieste del mercato. Segui i professionisti del tuo settore, analizza gli annunci di lavoro delle tue aziende target per individuare le skill richieste per il tuo ruolo e sfrutta le diverse piattaforme di e-learning disponibili sul mercato per formarti sulle competenze tecniche e trasversali che possono impressionare il potenziale selezionatore.
  7. Sfruttare i social media per fare personal branding. Significa posizionarsi come profilo esperto e competente nella propria mansione e nel proprio settore. Richiede però la costruzione di un proprio brand professionale per diventare visibili e riconosciuti in rete, scrivendo articoli nei blog, pubblicando contenuti e opinioni di valore sui social network e alimentare una rete di qualità su Linkedin. Significa collegarsi solo con persone in target, che siano realmente interessate ai temi  target e al settore di appartenenza. E quindi interagire con i collegamenti condividendo informazioni rilevanti, per alimentare la relazione.
  8. Studiare il mercato con costanza. La ricerca del lavoro deve essere parte integrante del proprio percorso professionale e portata avanti con costanza, anche quando il lavoro c’è. Osservare il mercato serve a capire come evolvono le professioni del settore, aggiornarsi e sviluppare nuove competenze per non rimanere poi immobili di fronte ad un cambiamento imprevisto e non voluto. Le relazioni sono fondamentali.
  9. Essere sia mentore sia allievo. Non è raro che un over 50 si trovi ad avere come capo e recruiter una persona più giovane. Bisogna essere pronti al reverse mentoring, un fenomeno sempre più diffuso nelle aziende per il quale sono i lavoratori più giovani a istruire i colleghi più esperti, soprattutto per quanto riguarda le competenze digitali o l’uso di tool e strumenti tecnologici particolari, con i quali generalmente hanno maggior dimestichezza. Ma l’esperienza professionale in ogni caso è un valore che non si perde. E anche collaborando con i più giovani è possibile offrire alla nuova azienda le proprie capacità di mentoring nei confronti dei più giovani, soprattutto dal punto di vista della capacità progettuale, di gestione dei clienti e di quei “trucchi del mestiere” che si acquisiscono soltanto con l’esperienza.

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