Le aziende vogliono poter eseguire le applicazioni e gestire i dati nei diversi ambienti IT sfruttando un’unica piattaforma di multicloud ibrido. Lo svela la quinta edizione dello studio Nutanix Enterprise Cloud Index. Il report nasce con l’obiettivo di valutare i progressi compiuti dalle aziende nell’adozione del cloud. Evidenzia come piani, priorità ed esperienze dei professionisti IT nel nostro Paese si rapportano con la regione Emea ed il resto del mondo. E proprio questa focalizzazione specifica, disponibile anche per l’Italia, ne qualifica l’interesse. E’ realizzato, per il quinto anno consecutivo, da Vanson Bourne, attraverso le interviste a 1.450 decision maker IT in tutto il mondo tra dicembre 2022 e gennaio 2023 con gli intervistati che fanno parte di aziende di diverse dimensioni che operano in diversi settori, a livello globale.
Si parte da un assunto chiave che è comune evidenza percepita anche nel nostro confronto con le aziende: gestire i dati è un’operazione oggi resa difficile dalla diversificazione delle distribuzioni cloud, necessarie però, perché diversi workload richiedono diverse risorse. E’ il lavoro di integrazione ad innalzare l’asticella delle sfide. La maggior parte dei team IT utilizza quindi più di un’infrastruttura IT, ma dichiara problemi di visibilità sui dati tra gli ambienti. Solo il 35% degli intervistati in Italia – è il 40% a livello global – riferisce di avere visibilità completa su dove essi risiedano.
In particolare le aziende chiedono la disponibilità di strumenti unificati per gestire provisioning, spostare i carichi, gestire, monitorare e proteggere applicazioni e dati. Vorrebbero un’unica console e trarrebbero vantaggio dall’avere un’unica dashboard di controllo unificata per gestire applicazioni e dati nei diversi ambienti.
Si tratta, in concreto, di migliorare l’efficienza del modello operativo ibrido, di gestire ambienti IT dall’edge al core senza subire la complessità, ma anzi cavalcando il potenziale intrinseco della disponibilità di diverse implementazioni cloud.
Un passo indietro nella storia consente infatti di percepire differenze/analogie rispetto anche solo a cinque anni fa, quando lo stesso report di Nutanix fotografava come ben la metà del campione prevedesse, per il futuro, di eseguire tutti i carichi di lavoro esclusivamente in un cloud privato o in un cloud pubblico, mentre ora la maggior parte delle aziende legge come inevitabile, e persino vantaggioso, eseguire i carichi di lavoro nel cloud pubblico, on-premise e all’edge. Proviamo ad entrare più nel dettaglio degli scenari svelati dai numeri del report Nutanix.
In Italia, il 72% degli intervistati dichiara di utilizzare più di un’infrastruttura IT, sia che si tratti di un mix di cloud privati e pubblici, di più cloud pubblici o di un data center on-premise insieme a un data center in hosting. Una percentuale decisamente più elevata rispetto al 60% di tutte le aziende intervistate a livello globale. Ed in Italia è proprio l’infrastruttura multicloud ibrida a crescere più velocemente.
Si prevede di triplicarne l’utilizzo entro il 2026. Inoltre, nello stesso periodo, i decision maker vogliono raddoppiare l’uso del cloud ibrido, cala invece l’utilizzo dell’on-premise, come anche quello misto di infrastrutture data center on-premise e in hosting. Quasi la totalità del campione poi non ha dubbi sul fatto di aver bisogno e di poter trarre vantaggio dalla disponibilità di un unico “luogo” per gestire applicazioni e dati in ambienti diversi (96% in Italia).
In riferimento al mero approccio tecnologico, un altro dato sorprende in Italia: quasi tutti gli intervistati del Paese (come accade anche a livello globale) approcciano l’orchestrazione open source Kubernetes, ma quasi la metà cita pure la progettazione e la configurazione dell’infrastruttura, dello storage e dei servizi di database sottostanti, come sfida da affrontare nelle loro implementazioni di Kubernetes.
I Cio hanno il mandato dei board di controllare i costi generati dalla “proliferazione” dei cloud. E questo rappresenta una sfida per l’84% degli interpellati in Italia, mentre circa un terzo (34% in linea con il dato globale) la considera una sfida “significativa”. E’ ancora la migrazione delle applicazioni uno dei principali ostacoli, anche se in Italia lo pensa il 67% del campione rispetto all’86% di quello a livello globale.
Un dato cui si affianca quello relativo al 40% degli intervistati (46% a livello globale) che prevede di riportare alcune applicazioni nei data center on-premise per ridurre i costi del cloud nel prossimo anno.
Sicurezza e sostenibilità affiancano le altre sfide guadagnando attenzione. Quasi nove decision maker su dieci concordano sul fatto che la sostenibilità sia più importante per la loro azienda rispetto a un anno fa. E quasi nella metà dei casi sono le iniziative ambientali, sociali e di governance (Esg) implementate dall’azienda a dettare la roadmap anche per l’IT, insieme ai problemi legati alla supply chain e alle decisioni di acquisto dei clienti.
Per quanto riguarda, invece, sicurezza, protezione, ripristino e sovranità dei dati sono in cima all’elenco delle priorità, con la visibilità al centro: ben il 92% degli intervistati italiani concorda sulla sua importanza, ma appena uno su tre circa dichiara di avere visibilità completa su dove risiedono i propri dati.
“Anche in Italia – spiega Benjamin Jolivet, country manager Italia di Nutanix – si registra un notevole aumento dell’utilizzo di infrastrutture IT miste, che comprendono data center privati, cloud pubblici ed edge”.
E le aziende italiane superano la media globale e della regione Emea nell’attribuire maggiore importanza ai costi e alle prestazioni come criteri per prendere decisioni relative all’infrastruttura, con analisi e orchestrazione come sfide per la gestione di un ambiente cloud misto.
La creazione di “centinaia di milioni di applicazioni che a loro volta genereranno un volume di dati epocale ed andranno gestiti tra l’edge, i diversi cloud e il cuore dell’infrastruttura richiede un modello operativo per il cloud che aiuti a creare, gestire, utilizzare e governare un multicloud ibrido, supportando tutti i tipi di applicazioni”.
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