Portogallo. Lisbona, aziende e università. Sono tre le anime che ruotano attorno a quella che potrebbe essere definita una nuova Tech Valley europea che affaccia sull’Oceano Atlantico e che è stata in grado, negli ultimi anni, di attrarre investimenti da aziende internazionali del settore digital, creando un polo di competenze attorno alla prestigiosa Universidade Nova.

Questo movimento lento, che ha portato all’apertura di centri di competenza e di ricerca e sviluppo anche di grandi big tech, ha contribuito a consolidare l’idea del Portogallo come nuovo polo di attrazione per gli investimenti tecnologici, riconosciuto anche dall’EY Attractiveness Survey 2023. Nel 2021, la crescita dell’economia portoghese è stata legata per il 51% alla digital economy, grazie all’avvio di progetti di digitalizzazione di aziende e paese, indirizzati a innovazione, trasformazione digitale, sostenibilità e orientamento all’export. Più della metà del nuovo indotto.

Certo, da una parte è stato da sprone la possibilità di beneficiare di un regime fiscale più favorevole (anche se ora la Global Minimun Tax equiparerà la tassazione tra Paesi) ma dall’altra la presenza di diversi incubatori e acceleratori di startup, tra i quali si muove l’Agenzia portoghese per il commercio e gli investimenti (Aicep), l’ente governativo nato per incoraggiare gli investimenti esteri in Portogallo e, nello stesso tempo, per promuovere l’internazionalizzazione delle aziende locali.

Un mix di fattori

Filipe Santos Costa, presidente di Aicep, l'agenzia portoghese per il commercio e gli investimenti
Filipe Santos Costa, presidente di Aicep, l’agenzia portoghese per il commercio e gli investimenti

E’ l’incontro con il nuovo direttore di Aicep, Filipe Santos Costa, a fornirci il quadro della situazione economica del Portogallo dopo anni difficili e a sottolineare come la costante collaborazione con l’università per la ricerca di talenti sulle nuove tecnologie ha creato opportunità interessanti per startup o aziende tech che hanno scelto Lisbona per aprire hub europei.
Un legame a doppio filo, che traina investimenti ma anche nuove competenze, nuova formazione. E’ il punto su cui insiste José Paulo Santo, vice preside della School of Science and Technology alla Nova University di Lisbona, perché solo con corsi dedicate a nuove tecnologie e soft skill, l’università stessa può dare un forte contributo al posizionamento tecnologico del Portogallo nell’immaginario collettivo, ma soprattutto può attrarre studenti, talenti, e stabilire nuove partnership con il mondo delle imprese.

Non mancano aspetti legati alla qualità della vita e alla stabilità sociale in Portogallo, ma è l’investimento – anche da parte degli enti governativi e del ministero dell’istruzione – a dare senso al progetto di “regionalizzazione” in un mondo sempre più globalizzato. “Lo studio Fdi Confidence Index, condotto a livello mondiale da Kearney, ribadisce un concetto per noi importante – esordisce Costa, incontrato nella sede di Aicep -: mentre gli investitori finanziari credono nei benefici della globalizzazione e si aspettano che saranno sempre più marcati, dall’altro è indubbio che si assisterà a una maggiore regionalizzazione nei prossimi tre anni”. Un approccio che combina global e local.

Definita anche Tech Hub, oggi Lisbona ospita diversi eventi mondiali – nel mese di novembre si terrà il Web Summit – e conta la presenza di diverse aziende tecnologiche del calibro di Capgemini, Cisco, Claranet, Colt Technology, Hpe, Microsoft, Nokia, Siemens, Hitachi Vantara, che hanno aperto qui i propri competence center. La maggior parte è dedicata a sviluppo di software, progetti di digitalizzazione, analisi dei dati, cloud, intelligenza artificiale, cybersecurity, blockchain, con un 8% di dipendenti stranieri, grazie anche a un ingresso facilitato dall’introduzione di un Visto Tech, rivolto alle imprese tecnologiche e innovative.

La scelta di Nfon

Tra le aziende che hanno portato a Lisbona la ricerca anche Nfon, che ha aperto nel luglio del 2020 – in pieno anno pandemico – un centro, con un investimento di circa 2 milioni di euro all’anno al 2024 (10 milioni di euro in totale), che giocherà nel 2024 un ruolo primario nella definizione della roadmap delle soluzioni dell’azienda. Qui lavorano una trentina di persone gestite da Markus Krammer, managing director e chief product officer dell’azienda.

Markus Krammer, managing director and Cpo di Nfon
Markus Krammer, managing director and Cpo di Nfon

“Nel 2020 dovevamo affrontare una questione urgente – esordisce -. In Germania non trovavamo abbastanza ingegneri a un costo ragionevole per impostare lo sviluppo futuro dei nostri prodotti. La comparazione fra sette contesti europei, dall’Europa dell’Est all’Europa centrale e occidentale (tra cui non c’era l’Italia), ci ha portato a scegliere Lisbona. Non sono stati solo i costi a far pendere l’ago della bilancia verso il Portogallo, ma un mix di ragioni legate al quadro giuridico del diritto del lavoro, alla stabilità economica del paese, al costo della vita non paragonabile a quello di altri paesi come UK, Francia o Germania, alla preparazione e alla motivazione delle persone che, anche per la loro posizione geografica, sono aperte al mondo”.
Il giusto bilanciamento tra vita lavorativa e privata con buoni salari, gentilezza, formazione. E continua: “Negli altri Paesi europei i pochi sviluppatori software formati dalle università tradizionalmente lavorano per le big tech. Qui invece abbiamo trovato più offerta e un ottimo livello di formazione perché sia Aicep sia l’Università Nova hanno un focus molto alto sulla tecnologia e sulle materie Stem, oltre al fatto che tutta la popolazione ha un ottimo livello di inglese”.

Negli uffici portoghesi di Nfon lavorano 28 persone, sviluppatori impegnati nello sviluppo della soluzione di cloud communication di casa – Cloudya – che ha integrato al proprio interno funzionalità HR, Erp, rispondendo alle esigenze di alcune industry come quelle del mondo medicale, dell’hospitality o del finance o guardando ai contact center. “La roadmap è quella di un continuo miglioramento delle soluzioni con nuove caratteriste e nuovi ambiti.  L’interfaccia semplificata intuitiva per i clienti e l’integrazione con diversi canali (email, chat) beneficerà anche di nuove funzionalità di AI per portare valore a tutti i tipi di comunicazione. La funzionalità speech to text, di trascrizione automatica di messaggi vocali è un esempio di come l’AI ci aiuterà a semplificare anche la comunicazione. La ragione sta nelle aspettative degli utenti, desiderosi di avere messaggi di qualità, e fruibili digitalmente senza carta. Questo elemento ci ha permesso di presentarci come un provider sostenibile che utilizza nei servizi solo il digitale e implementa energia green da fonti rinnovabili, scegliento solo fornitori, lungo l’intera supply chain, attenti alle tematiche Esg. Stiamo lavorando a una nuova configurazione della piattaforma, in un processo di sviluppo continuo che non prevede il rilascio di major release ma l’aggiornamento della cloud platform più volte l’anno”.

Nfon
Nfon – Il Tech Hub a Lisbona 

I competitor nel mondo della communication sono grandi big tech – due su tutte Microsoft e Cisco – ma la strategia di Nfon (“che oggi ha un market share dell’1% e si muove agile come una startup”) è quella di andare a intercettare aziende giovani che già partono con attività in cloud e che considerano questa modalità naturale. “I Cio che hanno grandi infrastrutture IT on premise devono affrontare un change management importante per portare applicazioni e telefonia in cloud, approccio invece naturale nelle startup o nelle aziende che aprono sedi internazionali”, precisa Krammer. Interesse anche verso grandi ma approcciati per step: prima creando l’interesse con la partecipazione a conferenze locali, poi incontrando i manager personalmente, poi insistendo sul vantaggio che una infrastruttura cloud garantisce, capace di sopravvivere con maggiore facilità ai grandi cambiamenti, come quelli spinti dallo smart working durante l’emergenza sanitaria.

“La nostra soluzione è attrattiva per qualità e prezzo, e il tech hub portoghese è tutto sullo sviluppo tecnologico delle soluzioni a partire dalle Api con un approccio allo sviluppo tradizionale” spiega Krammer che, solleticato sul tema dello sviluppo low-code, manifesta le sue perplessità. “Il tema del low-code è molto affascinate, suona bene, ma se può avere un senso per la creazione di app commerciali come per ordinare una pizza, non credo sia valido per il mondo enterprise dove è necessario sviluppare codice e testarlo per applicazioni di business. Le funzionalità dell’AI, integrate in semplici bot, possono aiutare ma lo sviluppo del software richiede codice sempre”.

Il ruolo dell’Università Nova

Jose Paulo Santos, vice-dean for Scientific Affairs at the Nova School of Science and Technology of the Nova University, Lisbon
Jose Paulo Santos, vice-dean for Scientific Affairs at the Nova School of Science and Technology of the Nova University, Lisbon

Nel 2018, l’agenzia Aicep ha portato nel Paese più di 230 centri servizi sia di sviluppo software che di supporto, impiegando 80.000 persone, con una capillarità di aziende che provengono per la maggior parte da Germania, Francia e Stati Uniti. Il Portogallo è un gateway da e per l’Europa con cablaggi paneuropei verso Africa e Usa, ha infrastrutture tecnologiche moderne e data center, dislocati in 33 siti, di provider diversi tra cui Altice, Equinix, Claranet, Nos, IP Telecom, frutto di un investimento complessivo di 4,7 miliardi di euro. “Non è stato facile essere attrattivi, prima sono arrivati gli insediamenti industriali che ci hanno permesso di tornare a crescere dopo anni difficili poi, dal 2016, è esploso il settore dei servizi, che è raddoppiato tra il 2018 e il 2021 – spiega Costa -. Giocano a nostro favore la posizione geografica, l’approccio governativo e gli investimenti in elettricità green che invogliano grandi big tech come Google, Aws e Microsoft“.

Le previsioni di crescita del Pil sono oggi del 2,4% nel 2023 (contro la media dell’1% della EU), l’inflazione è al 5,1% contro l’8,1% del 2022 in Portogallo e il 6,7% dell’Europa, la crescita delle esportazioni rallenta (+4,7% contro il 16,7% del 2022) e il tasso di disoccupazione rimane stabile, attorno al 6,5% (contro il 6% del 2022).

“Abbiamo il terzo tasso più alto di ingegneri laureati in Europa” incalza Santos, 8.500 studenti, 450 insegnanti e 200 ricercatori che Nova ospita nel campus. I temi della transizione digitale e della sostenibilità, accanto a tutte le competenze manageriali e tecnologie per indirizzare il mondo industriale, si declinano in progetti di internship gestiti con circa 70 aziende del territorio, con l’obiettivo di stimolare l’innovazione e la definizione di corsi e piani di studio ogni cinque anni. “Stiamo avviando nuovi corsi sulla sostenibilità, sulle tecnologie agricole e sullo spazio – precisa – e crediamo che il nostro insegnamento debba essere molto vicino alla ricerca con una attenzione alle soft skill e all’etica che è il collante tra accademia e aziende. Il nostro board ha fatto un investimento sui temi dell’etica, aprendo corsi e seminari dedicati”. Tra le nuove materie anche i diversi ambiti in cui l’AI trova applicazione, dal management project al medical engineering.

Nova School of Science and Technology of the Nova University, Lisbon
Nova School of Science and Technology of the Nova University, Lisbona

I prossimi investimenti 2024 riguarderanno lavori edilizi nel campus per migliorare la qualità della vita degli studenti, con modernizzazione delle strutture abitative più vecchie, ma anche la sburocratizzazione delle procedure. “Il lavoro più grande rimane ripensare continuamente l’offerta formativa, anche grazie all’impiego di strumenti di AI che possano migliorare la qualità del tempo dell’insegnamento e dare vita a modelli ibridi che valorizzino la relazione studente-docente. Siamo un ponte tra studenti e aziende, per questo sono strategiche le nostre attività divulgative, gli open day, la presenza a programmi televisivi per accrescere la consapevolezza della tecnologia come abilitatore”.

I temi di ingaggio, anche per l’università, sono molti. Il Portogallo è il quarto paese al mondo che utilizza energie rinnovabili, il 49% dell’energia è prodotta da vento (25%), idrogeno (12%), biomasse (7%), sole (5%), per una transizione energetica reale che non prevede l’utilizzo del nucleare. “La transizione green è fondamentale per la nostra economia, soprattutto per attrarre le big tech che richiedono capacità computazionale e grandi consumi per i loro campus data center. Ma il connubio tra energia e digitale è quello che sta attirando più investitori”, puntualizza Costa.

In pipeline Aicep ha 2 miliardi di euro in investimenti in 40 progetti di diverse dimensioni, mentre in questi anni ha fatto un investimento diretto sul territorio di 3,6 miliardi di euro, che ha permesso l’avvio di circa 300 progetti.
Prioritari nei prossimi due anni rimangono, oltre al focus sull’energia, gli investimenti in cavi, infrastrutture, data center. Turismo, tecnologia, agricolture e manufacturing per l’automotive le aree più dinamiche, mentre nel settore pubblico avanza la parte di modernizzazione della PA non solo in termini di infrastruttura ma anche di servizi al cittadino (identità digitale e sanità). “Ci sono due gli aspetti da enfatizzare perché i progetti vadano a buon fine – conclude Costa –: l’Europa deve continuare a spingere per realizzare una economia decarbonizzata con stringenti normative, standard condivisi e criteri unici per tutti i paesi. Inoltre serve regolamentare il sistema finanziario europeo che favorisca anche i paesi periferici”. Quella regionalizzazione prevista in crescita nei prossimi tre anni.

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