Il momento di confronto sulle strategie di Dell Technologies approda in Italia come tradizione all’arrivo dell’autunno, portando a conoscenza di partner e clienti le novità tecnologiche presentate a Las Vegas in primavera. Rimarcati i punti di una strategia che negli anni hanno visto Dell focalizzarsi in cinque ambiti tecnologici e focalizzarsi su partnership storiche. Aspetti che oramai da tempo non possono più essere tenuti separati. “Innovazione è un processo collaborativo, non potremmo farla senza la fiducia dei nostri partner per trasformare le idee in innovazione concreta”.
E’ Filippo Ligresti, vice presidente e managing director di Dell Technologies Italia, ad aprire a Milano il forum, con un saluto di Michael Dell in collegamento dall’America, che riporta due dati concreti di business. “Lo scorso anno abbiamo fatturato 102 miliardi di dollari, abbiamo spedito 179mila unità al giorno, ci siamo focalizzati su edge, multicloud e security da portare sul mercato insieme all’ecosistema dei partner. Gli annunci di Las Vegas – quali Apex, il nostro portfolio as-a-service – sono cruciali per gestire l’enorme quantità di dati disponibili, il cui valore e potenzialità sono incrementate dall’intelligenza artificiale che cambierà il modo di vivere in tutti settori. Siamo pronti a lavorare con partner come Nvidia per sviluppare l’AI generativa. Abbiamo il privilegio oggi di fare parte della vostra storia per creare innovazione.”
Appunto l’AI…
Secondo una ricerca ricorrente commissionata da Dell, che misura l’impatto dell’innovazione nello sviluppo della nostra società, ci sono diversi timori da gestire. Il primo riguarda la relazione tra AI e impatto sui posti di lavoro, il secondo la capacità reale di usare tecnologia per innovare. “Si parlava di questi temi già lo scorso anno, soprattutto della correlazione uomo macchina, prima che scoppiasse il caso ChatGpt. Oggi c’è una maggiore accelerazione per il business con l’AI. Man mano che tecnologia diventa più potente e complessa, diventa sempre meno importante”. Ciò che conta è misurare il risultato che la tecnologia produce sulla vita e sul business. “Oggi è la tecnologia che condiziona la strategia, non è più solo uno strumento – precisa Ligresti, citando McKinsey -. Oggi serve una business strategy che sia guidata dalla tecnologia, non più una tecnologia al supporto della strategia. Il ruolo della tecnologia è profondamente cambiato”.
I benefici dell’impatto dell’AI sono stimabili. Grazie all’AI le aziende possono passare dal prevedere il futuro a conoscerlo (basti vedere cosa sta accadendo in aziende farmacologiche e finanziarie), possono aumentare la produttività generale, ma soprattutto possono capire meglio come evolve lo scenario globale. “Oramai si percepisce il senso di urgenza nel completare la trasformazione digitale, perché il rischio di rimanere indietro per chi non innova è troppo alto”, sostiene Ligresti.
Il punto nodale rimane per le aziende riuscire a trasformare le proprie idee in innovazione. La ricerca The State of Innovation mostra come si sia innescato un circolo vizioso, un nodo da sciogliere: c’è da una parte un consenso altissimo verso le tecnologie digitali, ma dall’altro c’è la difficoltà di trasformare le proprie idee in innovazione. “Oggi richiamo a darsi da fare – continua Ligresti -. L’80% delle aziende sta ancora pensando a cosa fare: è necessario pensare meno e agire di più, adottare un po’ di cultura anglosassone. Le aziende che prosperano meglio sono quelle che hanno investito prima, hanno allenato il muscolo dell’innovazione, lavorando sulle persone (cultura, incoraggiando idee), sui processi (data-driven) e sulle tecnologie (scalabili, che possono alzare la maturità dell’innovazione)”.
La ricerca riporta che il 20% delle realtà che si è buttato sull’innovazione ha ottenuto risultati migliori nel 15% dei casi, rispetto a chi non ha osato, e riesce ad attrarre talenti con maggiore facilità, talenti senza i quali non sarebbe possibile alimentare il circolo dell’innovazione. Insomma, tutto concatenato.
Ma i timori ci sono, eccome. Spaventano la questione della sicurezza del lavoro nel mondo ibrido, i costi crescenti legati al consumo nel cloud se si è fortemente dipendenti da una strategia cloud-first, la governabilità dei dati (“70% delle aziende dichiara di essere sopraffatta dai dati e non riuscire a estrarre giusto valore”), fino alla complessa gestione dei dati nell’edge, dover i dati vengono generali e rilevati, richiedendo interazioni in tempo reale per fare processi innovativi sul campo. Una sfida difficile.
La tecnologia
In risposta ai timori, la strategia di prodotto di Dell Technologies si declina in cinque aree: dalla cybersecurity all’edge, dal multicloud all’intelligenza artificiale fino alle applicazioni di business con avanzati sistemi di AI generativa.
“L’innovazione è il motore delle idee, serve mente aperta, praticità – esordisce Frediano Lorenzin, country field Cto di Dell Technologies -. E questo ci spinge a sviluppare l’AI che, dopo la fase di curiosità, oggi deve essere portarla in azienda: se l’AI tradizionale prendeva i dati per prevederne un risultato, ChatGpt ha rivoluzionato il perimento dell’AI classica in un solo anno. L’AI generativa cambia il paradigma: prende un contenuto e ne genera uno completamente nuovo, lo fa con linguaggio naturale, il cui impatto è imprevedibile. Il nostro progetto Project Helix fatto con Nvidia facilita l’approccio all’AI delle aziende, perché unisce server, software, tecnologia Nvidia e li pre-traina, in modo ingegnerizzato, in modo che sia più semplice portare l’AI sui dati aziendali”.
Un tema strettamente collegato all’edge – punto da dove i dati vengono generati – che spinge le aziende ad analizzare i dati in modo veloce per dar risposte ai clienti in tempo reale, davanti a un vetrina o a un ristorante. “Se prima l’edge veniva concepito come una sorta di tentacolo del data center centrale, oggi è il centro della elaborazione, e a questa sfida risponde Project Frontier, un progetto di semplificazione, ottimizzazione e protezione dei dato nell’edge” continua Lorenzin.
La complessità tecnologica generata dal multicloud, semplificata con Dell Apex, permette di lavorare con tutti gli hyperscaler, reingegnerizzando le cloud platform in modo che l’utente si possa concentrare sugli obiettivi e sui costi associati, pagando a consumo.
Infine il tema della sicurezza indirizzato con il Project Fort Zero – un consorzio di aziende per semplificare e portare lo zero trust a tutte le aziende – che si sviluppa accanto all’offerta per gestire l’evoluzione della postazione di lavoro, un tema che interessa ogni azienda.
Astm Group e Zero, autostrade e agricoltura
Come portare l’innovazione nel mondo “conservatore” delle autostrade lo racconta Pietro Contegno, Chief Information e digital trasformation officer di Astm Group, secondo operatore del mondo per la gestione delle infrastrutture autostrade, che in Italia gestisce poco meno di 1.500 km della rete. Il punto è uno. “L’autostrada deve diventare altrettanto smart come i veicoli che la percorrono. È sempre qualcosa che attraversa un territorio e lo ferisce, ma più la rendiamo smart più riduciamo la ferita”.
Il progetto di Astm Group mira a mettere in comunicazione veicoli degli operatori sulla autostrada per facilitarli nel lavoro, i dati dei cantieri aperti, i dati dei veicoli dei passeggeri che percorrono l’autostrada, gestendo il tutto da un cruscotto che dà informazione per aumentare la sicurezza stradale. In definizione ci sono progetti come il recupero della pioggia per l’impiego nell’agricoltura a bordo dell’autostrada, o di sensoristica per rilevare lo stato di salute dell’autostrada, situazione anomale, sensori di peso, di movimento, di ammaloramento. “Cerchiamo di portare la visione della autostrada del futuro che vogliamo sia digitale, connessa, resiliente per gestire l’usura tempo ed essere sostenibile. La tratta Torino-Milano è il nostro laboratorio a cielo aperto con 20 progetti in corso. Abbiamo un data center a Milano basato su tecnologia Dell, che utilizza il paradigma da server centrale a remoto. Ma, con la stessa tecnologia scalabile, gestiamo dati dalla periferia al centro, dall’edge, oltre ad utilizzare anche il cloud. Stiamo ragionando su uno strumento simil ChatGpt più articolato che ci dica come gestire un evento imprevisto in autostrada per essere più rapidi a impostare l’intervento, per pianificazione cantieri, prevenire disagi incrociando con l’AI dati da fonti diverse, dai modelli trasportistici tradizionali ai dati meteo o storici”.
Daniele Modesto, Ceo di Zero, racconta il mestiere di agricoltore contemporaneo, che in una vertical farm riesce a stabilizzare per tutto l’anno la coltivazione di piante, proteggendole da patogeni, con risparmio di consumo dell’acqua anche fino al 95%. L’Italia è un paese fortunato per acqua e sole ma ci sono Paesi al Nord che necessitano di alternative alla agricoltura tradizionale. “C’è molta Ict nelle vertical farm – spiega Modesto -. Credo che l’Italia sia il posto giusto per reinventare l’agricoltura perché richiede anche capacità manifatturiera e coinvolge una tradizione agricola e food. Abbiamo deciso di sviluppare la nostra tecnologia, non fare il system integrator di tecnologia altrui, per arrivare a una piattaforma hardware e software completa (idraulica, meccanica di precisione, …) che, come in una bottega rinascimentale, combini competenze diverse, di agronomo, ingegnere, sviluppatore software. Per ora rimescoliamo in modo creativo e siamo una piccola azienda, ma siamo convinti che quello che funziona su piccole metrature si può realizzare in infrastrutture su larga scala grazie a un pool di partner affidabile. Nella gestione dei dati nell’edge e negli impianti utilizziamo tecnologia Dell. La nostra idea è una forma differente di made in Italy, che può essere all’avanguardia in tutti i paesi europei“.
Uno studio di Boston Consulting Group stima che nei prossimi decenni la nuova economia ispirata alla natura potrà valere 30 trilioni di dollari. Permetterà di reinventare la vivaistica, la produzione di pelle bovina (oggi già utilizzata nel fashion di lusso), le molecole per produrre proteine, interi building come quelle progettati da Carlo Ratti per le città sostenibili.
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