Friulana, di Pordenone, giovanissima, perché è nata nel 2018 – Zero è un’azienda tecnologica attiva nel campo del vertical farming, in Italia e all’estero. Dopo una prima fase di ricerca e sviluppo, l’azienda opera nel mercato nazionale e internazionale dell’agritech con una tecnologia hardware-software – Zero Modular Architecture il suo nome – per consentire la realizzazione in serie, su scala industriale di vertical farm, con l’obiettivo di risolvere le debolezze intrinseche del comparto e rendere disponibili vantaggi di qualità e di sostenibilità ambientale accessibili e scalabili. Ne parliamo con Daniele Modesto, Ceo di Zero, che proprio sulla scorta degli annunci e dei rilievi sull’importanza dell’edge, in occasione di Dell Technologies World 2023, racconta esperienza ed obiettivi.

Il contesto

“Il vertical farming nasce circa 25 anni fa negli Usa, dalle intuizioni di un professore della Columbia University”, Dickson Despommier, che teorizza una nuova modalità di coltivare le piante indoor, controllando in maniera molto fine e granulare tutte le variabili che determinano la crescita delle piante, la temperatura, l’umidità la luce artificiale e di conseguenza garantendo al ciclo di coltivazione nelle piante un comportamento ideale. “Le piante, coltivate in questo modo sono al sicuro da ogni agente patogeno che ci può essere nel mondo aperto e non hanno bisogno di pesticidi”. Crescono consentendo un importante risparmio di acqua, oltre 95%, ed oltre il 99% di risparmio di suolo.

La sfida

Negli anni però non sono mancate le sfide per il vertical farming, in primis quella dell’effettiva sostenibilità finanziaria, legata proprio alle difficoltà di applicazione dei metodi su larga scala, ai costi, ed alla complessità degli impianti da gestire. Si parla quindi ancora oggi di “appena 30 ettari coltivati in vertical farming contro gli oltre 500mila complessivi delle serre cosiddette “high-tech”“. Serve “democratizzare” gli standard per le coltivazioni in vertical farming, abbassare i costi e rendere metodologie e tecnologie applicabili su larga scala.

Daniele Modesto
Daniele Modesto, Ceo di Zero

Oggi Zero non lavora solo sulle piante per l’alimentazione umana, ma anche su batteri, funghi, la coltivazione delle alghe, incontrando quindi non solo il mondo food ma anche quello dei biofarmaci. “Soprattutto, l’azienda si rende conto del bisogno di fare in modo che l’approccio sia finanziariamente sostenibile e conveniente e per farlo ripensa completamente il proprio approccio tecnologico”.

Studia quindi un modello che superi quello semplicemente dell’integrazione di diverse tecnologie “a vantaggio di una prospettiva olistica con lo sviluppo di hardware e software strettamente integrati”.

Il metodo e la soluzione

Dopo cinque anni di lavoro Zero ora è in grado di offrire un sistema modulare che permette di riconfigurare la  farm sulla base dello spazio di cui si dispone, con precise metriche sui costi Capex/Opex. Il sistema incontra anche l’approvazione (e il riscontro nel sostegno finanziario) di aziende importanti come Mitsui Corporation che sceglie il modello Zero dopo un confronto con quelli di oltre 60 aziende del settore e dopo una due diligence di circa tre anni. 

La proposta tecnologica per il vertical farming con Zero si basa completamente sul licensing delle tecnologie adottate/testate, con l’azienda che guadagna gestendo la capacità di coltivazione indoor, multipiattaforma, “installata in giro per il mondo”, basata sulla partnership con Dell Technologies per le risorse infrastrutturali end-to-end. Assieme alle componenti centralizzate, infatti, è vitale quella di edge computing con le farm che devono funzionare anche se manca la connettività con il cervello centrale e per questo hanno bisogno di un supporto distribuito affidabile. “Una robustezza che, grazie alla partnership con un vendor affidabile, può rappresentare una garanzia anche per i clienti”
Cinque i progetti in corso oggi: in Italia nell’area di Brescia, in Arabia Saudita a Riad, uno negli Emirati Arabi vicino ad Abu Dhabi, uno particolarmente ampio proprio nel Nord America e ne è in via di definizione un ultimo nel Far-East, proprio in relazione alla geografia di Mitsui.

Si parla di impianti di diverse decine di migliaia di metri quadrati, dimensioni quindi dove il vertical farming può effettivamente esprimere il proprio potenziale, anche su progetti diversi, ma sulla base di una medesima piattaforma tecnologica. Dell Technologies offre sia  le componenti relative alla parte di elaborazione all’edge, così come le componenti centralizzate dove si articolano i processi a valore aggiunto, quelli basati su machine learning e su l’analisi dei dati. “Si parla di farm che, anche a livello di di singole installazione, dispongono di milioni di punti dati, vere e proprie costellazioni di sensori IoT, ma anche con spiccate caratteristiche tipiche della computer vision, per non parlare dei sistemi di gestione dei flussi di lavoro, e delle relative integrazioni. E’ sulla base dell’analisi dei dati che il vertical farming può cambiare il paradigma, aiutare ad individuare nuovi pattern vitali per il ritorno anche sugli economics. Ci spiega Modesto.

Per esempio, sulla base dei dati è possibile studiare strategie di ottimizzazione del consumo energetico, che è una delle voci fondanti in questo tipo di business, tanto da poter sfruttare  la farm anche come una “batteria”, perché le piante sono in grado di lavorare proprio come “batterie per immagazzinare energia, altrimenti non utilizzabile”

E l’ottimizzazione dei consumi energetici dei flussi di lavoro dentro gli impianti è allo stesso tempo una voce di profondo miglioramento si cui si deve continuare a lavorare perché fare bene significa poter democratizzare ancora di più l’accesso a queste soluzioni. Zero può operare quindi come collante di una serie di partner industriali, come Dell Technologies, che contribuiscono ciascuno per la sua area di competenza.

Con l’obiettivo primo “non di vendere soluzioni” ma abbassare il punto di accesso sulla base di un’infrastruttura stabile il cui utilizzo offerto in licenza può offrire ritorni per almeno una ventina di anni. Un’infrastruttura quindi che certo sfrutta in modo importante anche il cloud dove vengono preferibilmente gestite tutte le applicazioni più demanding, “con la consapevolezza, però, per cui è proprio la natura delle applicazioni da gestire a determinare i bisogni infrastrutturali e gli ambienti più idonei affinché poi l’applicazione riporti i vantaggi per cui è pensata”.

Gli obiettivi

Ecco quindi che la mission di Zero si delinea oggi nella capacità di proporre un’infrastruttura tecnologica abilitante per i clienti che vorrebbero realizzare una vertical farm con uno stack tecnologico/biologico già collaudato ed efficiente. Non solo, proprio in questa prospettiva – quella dell’integrazione vantaggiosa – è possibile poi pensare alle vertical farm come a realizzazioni davvero sostenibili, perché si tratta di sistemi dal punto di vista dei consumi energetici, altrimenti, decisamente sfidanti.

Zero oggi si muove entro un business relativamente ancora piccolo, nell’ordine di qualche decina di milioni di euro di fatturato, mentre a livello globale il “farming indoor” potrebbe arrivare a valere nel giro di pochi anni una trentina di miliardi di euro. Si parla di un ordine di grandezza in più… A saper indirizzarne le sfide.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: