Il digitale riveste un ruolo tutt’altro che marginale in Italia, con oltre la metà dei cittadini che lo pone come prioritario per il governo, dietro solo a salute e istruzione. L’arrivo dell’intelligenza artificiale e dell’AI generativa in particolare innesca però una serie di preoccupazioni sull’uso della tecnologia, in primis per la sicurezza nella condivisione dei dati e il loro utilizzo improprio per attività fraudolente o malevole ma anche per una possibile riduzione dei posti di lavoro. Per contro, gli italiani si aspettano miglioramenti importanti in termini di velocità e ottimizzazione dei servizi e le aziende intravedono una serie di opportunità per essere efficienti e competitive.
A fronte di questo scenario, l’Unione Europea può provare ad uscire dallo stallo economico solamente attraverso l’innovazione tecnologica sia per incrementare la produttività delle imprese sia per aumentare le possibilità lavorative. Le aziende, dal canto loro, si trovano di fronte all’esigenza di cambiare per essere più profittevoli e aumentare la loro efficienza, e necessitano pertanto, al di là dei fornitori di tecnologia, di chi le sostenga nei percorsi di innovazione.
E’ questo lo scenario che emerge dallo studio “L’approccio degli italiani alla trasformazione digitale” realizzato da Ipsos in collaborazione con Sopra Steria Next e illustrato nei giorni scorsi a Milano.
Il digitale tra le priorità degli italiani
E’ Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia, a entrare nel merito dei risultati della ricerca, effettuata tra aprile e maggio 2024 su un campione di 1.200 italiani (età compresa tra 18 e i 75 anni), indagando tre ambiti: pubblica amministrazione, settore finanziario ed e-commerce, inclusi gli aspetti legati alla sostenibilità nel retail (ciascun rispondente ha valutato due dei tre ambiti di indagine).
Nella classifica delle priorità del nostro governo, la salute è al primo posto (citata nel 68% dei casi), seconda l’istruzione e ricerca (55% delle citazioni) e al terzo posto la digitalizzazione e innovazione tecnologica, citata dal 51% degli interpellati. Si evidenzia come primo elemento quanto il tema della salute, comprensibilmente messo al primo posto anche a seguito della crisi pandemica, si intersechi oggi e sia spesso sovrapponibile a quello del digitale. “Dalla nostra analisi sul tema dell’impatto della tecnologia nell’ambito della sanità emergono elementi interessanti che mostrano quanto sia diffusa tra gli italiani l’aspettativa che l’apporto tecnologico possa migliorare i processi nella sanità e possa portare soprattutto a ridurre il gap qualitativo tra le regioni e il crescente fenomeno del pendolarismo sanitario”, sottolinea Pagnoncelli. Tra gli ambiti della vita che le persone ritengono siano migliorati grazie all’introduzione dei nuovi strumenti e servizi digitali negli ultimi tre anni, la gestione della salute è considerata dal 24% del campione. In generale, la tecnologia si rivela “socialmente desiderabile”, una molla che ribalta il pensiero di una volta.
Il valore della trasformazione digitale e dell’uso dell’AI è ampiamente riconosciuto, così come l’impegno del Paese in questa direzione. Infatti, solo una persona su 10 ritiene il digitale di secondaria importanza mentre per il 43% il digitale ha assunto maggiore importanza e richiede più risorse finanziarie rispetto ad altri contesti; per il 47% è importante ma al pari di altri aspetti.
La percezione del ritardo è maggiore nei confronti delle Pmi e della PA, mentre le multinazionali e le grandi imprese italiane appaiono più avanti e attive nel percorso di digitalizzazione, considerate con un operato assolutamente o abbastanza adeguato nel 72% dei casi in entrambe le categorie. Particolarmente penalizzate da giudizi critici le aziende della PA, considerate non molto adeguate o assolutamente inadeguate negli interventi adottati nel 42% dei casi; il giudizio sugli interventi nelle Pmi è leggermente migliore (35%).
Tra gli ambiti di miglioramento e semplificazione, spiccano la gestione dei pagamenti e l’accesso alle informazioni come prime due voci. Comunicazione, sicurezza pubblica, work-life balance, salute sono gli ambiti di semplificazione trasversalmente riconosciuti ma meno prioritari.
Guardando al processo di trasformazione digitale nel suo complesso, il primo atteggiamento è comunque positivo nel 71% dei casi, sostenuto da aspettative di un miglioramento complessivo e ricadute positive sulla società e sulle aziende soprattutto grazie all’intelligenza artificiale. Solo l’11% degli intervistati ha percezioni negative, e quelle evidenziate si concentrano prevalentemente sul senso di impreparazione ed estraneità rispetto all’AI e alla paura di essere tagliati fuori dai nuovi processi di evoluzione. Commenta a questo proposito Pagnoncelli: “In Italia scontiamo la dinamica demografica con il forte invecchiamento della popolazione unita alla scarsa alfabetizzazione dei cittadini e delle aziende, soprattutto nella PA. Non esiste un’idea univoca dei vantaggi e delle applicazioni della trasformazione digitale, tantomeno sull’AI. Serve dare uno spazio enorme alla formazione, seppure le grandi aziende si sentono già oggi responsabilizzate nell’ambito delle filiere“. Le aspettative ci sono, i capitali del Pnrr anche; servono progetti concreti per realizzare la digital transformation, è la sintesi di Pagnoncelli.
Focus sull’AI
Sopra Steria Next prevede che il mercato dell’AI generativa crescerà fino a 100 miliardi di dollari entro il 2028. Le imprese e i cittadini sembrano consapevoli di questo sviluppo e degli impatti che avrà sulla vita privata e sul business; l’intelligenza artificiale emerge infatti come fattore chiave in svariati settori.
Secondo lo studio congiunto, il 38% degli italiani identifica l’accessibilità come uno dei maggiori vantaggi legati all’uso dell’AI mentre il 30% teme un suo utilizzo improprio per attività fraudolente o malevole e il 27% una possibile riduzione dei posti di lavoro.
La digitalizzazione della PA risulta uno degli obiettivi più strategici per il governo e le istituzioni pubbliche italiane ma pone ostacoli che riguardano la complessità. Gli italiani si aspettano miglioramenti importanti in termini di velocità e ottimizzazione (69%) dei servizi, grazie all’integrazione dell’AI. Anche nel campo finanziario, l’AI è vista come un’opportunità per migliorare la qualità (60%) e la personalizzazione (58%) dei servizi. Nel settore, la gestione dei risparmi è tra i benefici più apprezzati. Il 55% degli intervistati avverte però un aumento del rischio di frodi.
Nell’e-commerce, canale di acquisto sempre più diffuso (circa 2 italiani su 3 hanno effettuato almeno un acquisto online nell’ultimo anno), nonostante le preoccupazioni per la condivisione dei dati personali (43%), il 55% degli utenti accetta avatar e il 67% sarebbe aperto a suggerimenti personalizzati. Qui particolarmente apprezzato il vantaggio della trasparenza. Sempre più attenzionato anche il tema della sostenibilità che intercetta una sensibilità crescente con comportamenti virtuosi nel 54% dei casi.
“La transizione digitale suscita reazioni contrastanti tra la popolazione. Da una parte, ci sono grande entusiasmo, curiosità e aspettative positive di un generale miglioramento della qualità della vita – commenta Pagnoncelli -, dall’altra parte, emergono ansie e paure, legate principalmente alla sicurezza dei dati, alla privacy e alla complessità di utilizzo delle nuove tecnologie. Per mitigare queste preoccupazioni è fondamentale che questa fase sia gestita con la massima trasparenza nei processi e accompagnata da un robusto programma di educazione e formazione. Questo garantirà il miglioramento delle competenze digitali dei cittadini, rassicurandoli e rendendoli più capaci di affrontare le sfide e sfruttare le opportunità offerte dalla digitalizzazione”.
Lo studio delinea anche un identikit degli italiani nell’approccio all’AI. Gli utenti si dividono sostanzialmente in cinque tipologie: i “tradizionalisti scettici“, quasi 1 su 3, ovvero over 55 con un approccio tradizionale verso le tecnologie innovative, che mostrano scetticismo verso l’AI e le sue implicazioni; i “social dubbiosi” (35%) di età intermedia, molto attivi sui social ma titubanti, ovvero non ostili ma che richiedono rassicurazioni; i “nativi digitali” (9%), cauti verso le nuove tecnologie; i “tech attivi” (11%) che mostrano interesse e curiosità verso l’AI e i “pionieri digitali“, il 14% del totale, molto inclini ad usare l’AI.
Sopra Steria Next sostiene il cambiamento
A fronte di questo scenario in evoluzione e alla necessità delle aziende di approcciare nuovi modelli tecnologici, Sopra Steria ha aperto Sopra Steria Next, la nuova divisione Consulting, al via anche in Italia dopo Francia, Spagna, Benelux, Germania e Regno Unito. Ne fanno parte 4.000 consulenti distribuiti in 30 paesi che affrontano i processi partendo dalla conoscenza di ogni singolo cliente “perché la trasformazione digitale impatta diversamente da settore a settore e da azienda ad azienda”, interviene Stefania Pompili, Ceo di Sopra Steria Italia.
“Riteniamo che la conoscenza dei processi di business e delle preoccupazione dei nostri clienti legati alla tecnologia sia un fattore centrale in un contesto in cui non si è ancora percepita pienamente la potenza della digital transformation come pervasiva di tutte le sfere della nostra vita – afferma Pompili –. Con il lancio di Sopra Steria Next in Italia rafforziamo il nostro impegno per una trasformazione digitale sostenibile e centrata sulle persone perché non basta implementare nuove tecnologie ma bisogna farlo in modo etico e inclusivo. Grazie alla conoscenza dei processi di business e alla combinazione di competenze e tecnologia, utilizziamo strumenti avanzati come l’AI e l’analisi dei dati per ottimizzare i processi, migliorare l’esperienza del cliente e allineare gli stakeholder”.
“Per le aziende italiane, la digitalizzazione non è solo una necessità tecnologica, ma un fattore strategico per migliorare l’efficienza, l’accessibilità e la competitività – commenta Mauro Palmarini, direttore di Sopra Steria Next –. Offriamo soluzioni innovative e su misura per aiutare le imprese a navigare le complessità del mercato in evoluzione, accompagnandole in tutto il loro percorso di trasformazione digitale”.
Sono quattro i driver che caratterizzano il modello Sopra Steria Next e che consentono di avere un approccio differenziante nella consulenza, spiega Palmarini: “Siamo una biztech; utilizziamo la tecnologia per creare valore e generare impatto su larga scala; guardiamo oltre il profitto per una trasformazione sostenibile; siamo guidati dall’AI per sviluppare il business dei clienti grazie a dati di rilievo e ad un’AI affidabile; le persone al centro; miriamo a raggiungere un’adozione massiva di nuove soluzioni grazie all’intelligenza collettiva e agli insight degli utenti”.
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