Dopo il sì delle autorità, il progetto di Tim riceve un feedback positivo anche dal governo.  Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo Economico, ha incontrato Amos Genish, amministratore delegato e direttore generale di Telecom, per discutere l’ipotesi di evoluzione volontaria del modello di separazione della rete, risultato dell’importante lavoro di collaborazione avviato con l’Agcom.
La proposta, frutto del tavolo avviato il 21 dicembre scorso su iniziativa di TIM con governo e autorità, porterebbe alla creazione di un’entità legale separata controllata al 100% da TIM, con un alto livello di corporate governance.

Calenda vuole ora incamminarsi sulla strada di analisi del progetto, ma, terminato l’incontro, ha già anticipato la sua soddisfazione nei confronti di un lavoro “buono e coraggioso”. Il ministro ha reputato di fondamentale importanza la discussione del Governo su una società Netco, che “ha dentro la rete, separata dai servizi, con una valenza sociale diversa“. A TIM non resta, quindi, che approdare al board del 6 marzo per l’approvazione finale.

Il tempo dovuto

Il processo di realizzazione della separazione della rete richiederà comunque del tempo. Nel caso in cui anche il consiglio Telecom desse il suo benestare, sarà valutata l’esistenza degli adeguati presupposti e la decisione verrebbe presa non prima del completamento dell’analisi di mercato a giugno-luglio. In seguito, si procederebbe allo scorporo, e la società verrebbe resa operativa nell’arco di circa 6-12 mesi.

Proprio a causa delle tempistiche, rimane ancora lontana l’ipotesi di una quotazione della nuova società. Calenda ha confessato di ritenere ancora valida la preferenza per una quotazione del nuovo veicolo societario e una successiva creazione di un’unica società delle reti con Open Fiber. Per il momento, a livello regolamentare si resta al massimo livello di “legal separation” previsto, il grado 7 di separazione, dopo il quale c’è l’ipotesi di IPO.

L’accelerazione impressa da Genish potrebbe, però, essere messa a freno dai sindacati. I segretari generali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, fino ad oggi concentrati sul piano dei tagli dell’occupazione che Telecom Italia ha presentato loro lo scorso 18 gennaio, sono rimasti perplessi di fronte all’ipotesi di separazione legale della rete e hanno chiesto di fissare per il prossimo lunedì un incontro con l’ad di Tim.

Intanto in Borsa l’annuncio del piano di scorporo ha messo le ali a TIM. Il titolo si è mosso in rialzo del 5,97% per chiudere a 0,721 euro. Comprensibile l’entusiasmo del mercato; per gli analisti un simile scenario sarebbe una carta vincente nelle valutazioni del titolo: da una separazione dell’infrastruttura deriverebbe una migliore valorizzazione dei singoli asset del gruppo, ovvero delle attività italiane e di quelle estere, e aumenterebbero le opzioni di crescita strategiche.

“Il nostro obiettivo è trasformare Tim un una vera Digital Telco, la DigiTim”, Genish

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