Ammodernare, trasformare, implementare nuove tecnologie nelle Pmi e nelle reti di impresa grazie a una nuova figura in grado di rendere operativo il Piano Industria 4.0. E’ quella dell’Innovation Manager, voluto dal Mise con decreto del 7 maggio 2019, per il quale è arrivato il decreto attuativo lo scorso 2 giugno.
Il Voucher per l’Innovation Manager definisce importi e requisiti per ricevere le agevolazioni economiche: in pratica definisce l’ammontare del contributi, chi può beneficare dell’incentivo, chi può iscriversi all’elenco dei manager innovatori.

Ricordiamo prima la manovra nella sua essenza. Il decreto attuativo destina 75 milioni di euro per gli anni 2019, 2020 e 2021 con l’obiettivo di sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale delle Pmi e delle reti d’impresa. In tutta Italia. Un contributo a fondo perduto (previsto nella legge di bilancio 2019) per l’acquisto di prestazioni consulenziali finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale, attraverso l’introduzione in azienda di figure per ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa o per accedere ai mercati finanziari e di capitali.

L’incentivo sarà diversificato in base alla tipologia di impresa che ne fa richiesta: il contributo sarà per le micro e piccole imprese pari al 50% dei costi sostenuti entro il limite massimo di 40mila euro, per le medie imprese del 30% entro il limite di 25mila euro, per le rete di impresa del 50% entro le 80mila euro.

Potranno essere ammesse al contributo solo le spese a titolo di compenso per le prestazioni di consulenza sostenute da un Innovation Manager qualificato, indipendente e inserito con un contratto di consulenza (non inferiore a nove mesi) nella struttura organizzativa dell’impresa o della rete. Questo manager potrà essere persona fisica, società di consulenza, competence center, centro di trasferimento tecnologico e incubatore, iscritto nell’elenco dei manager abilitati alla consulenza e alla trasformazione secondo le indicazioni del Mise.

Chi può essere Innovation Manager

Sono stringerti i requisiti per le persone fisiche, che oltre ad esser accreditati negli albi presso Unioncamere o le associazioni di rappresentanza, dovranno avere le competenze idonee appurate da un dottorato di ricerca, oppure da un master universitario di secondo livello o una laurea magistrale (in matematica, informatica, fisica, chimica, biologia, ingegneria industriale e dell’informazione, economia e statistiche) portando nel curriculum anche incarichi dai 3 ai 7 anni presso imprese negli ambiti tecnologici a seconda dei profili.

Nel caso la consulenza provenga invece da società di consulenza, queste per essere iscritte nell’elenco dovranno avere sede legale in Italia con presenza nel registro territoriale delle imprese nella forma di società di capitali, senza pendenze con la legge (condanne, amministrazione controllata, stato di liquidazione…).  

Quali progetti può fare l’Innovation Manager

Il contribuito è a tutti gli effetti focalizzato sull’innovazione tecnologica con progetti di trasformazione che potranno implementare un ampio panel di tecnologie da big data, analytics, cloud, fino alla prototipazione rapida, realtà virtuale e aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo-macchina, manifattura additiva e stampa tridimensionale, Internet delle cose e delle macchine, integrazione e sviluppo digitale dei processi aziendali, programmi di digital marketing e di open innovation.

In ambito finanziario, per accedere ai mercati di capitali, l’Innovation Manager potrà definire l’applicazione di nuovi metodi organizzativi nelle pratiche commerciali, nelle strategie di gestione aziendale o l’avvio di percorsi finalizzati alla quotazione su mercati regolamentati o non regolamentati, all’apertura del capitale di rischio, private equity o venture capital, all’utilizzo di nuovi strumenti di finanza alternativa (equity crowdfunding, invoice financing, emissione di minibond).
Portando Pmi e reti di impresa a comportarsi come realtà di dimensioni più importanti.

Questioni che sono all’ordine del giorno tra le grandi aziende anche nel nostro settore (Tech) e non solo. Dopo la notizia di Capgmeni che vuole comprare Altran delle scorse settimana, in questi giorni è il turno di Broadcom pronta ad acquisire Symantec per portare avanti la propria strategia di diversificazione sul mercato (per un ammontare di dollari ben al di sotto del valore dell’azienda di qualche anno fa).

Così come si aspetta il tavolo del 15 luglio per capire il futuro di Alitalia (termine ultimo per la presentazione dell’offerta vincolante e definitiva per Alitalia, tema di cui Inno3 non si occupa) che, come ogni grande trasformazione di business, impatterà sulle strategie di trasformazione digitale dell’azienda. Una trasformazione digitale che vanta grossi progetti di cui abbiamo parlato con Roberto Tundo, Cio di Alitalia, nel nostro Cio Cafè.
Pmi e reti di impresa hanno gli stessi impulsi delle grandi.

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