Tra i processi digitali più delicati, ma anche più utili per consentire il superamento della crisi attuale, quelli di tracciamento e di identificazione delle persone si sono rivelati complessi da indirizzare, tra inefficienze, timori di violazione della privacy, complessità di utilizzo.
Ora, all’interno del programma Horizon 2020, proprio in relazione a questi temi, è in fase di avvio il programma Impulse (Identity Management in Public Services) – che, coordinato da Gradiant, e con la partecipazione di 16 realtà, da 9 Paesi diversi (tra cui, per l’Italia, Infocert e CyberEthics Lab.) sfrutterà AI e blockchain per migliorare i processi di identificazione online.

“La digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione è una delle sette iniziative di punta individuate nel programma NextGen Europe – spiega Luis Pérez Freire, executive director di Gradiant, l’organizzazione spagnola di ricerca e tecnologia alla guida del progetto – il che dà un’idea della dimensione strategica di Impulse. In questo contesto, il progetto è nato con il chiaro obiettivo di facilitare l’accesso dei cittadini a questi servizi, ma senza rinunciare alle massime garanzie di sicurezza, cosa essenziale se vogliamo andare verso una società completamente digitalizzata e inclusiva”.

Luis Pérez Freire di Gradiant
Luis Pérez Freire, executive director, Gradiant

L’idea alla base del progetto, che può contare su un budget di circa 4 milioni di euro, grazie ai finanziamenti del bando Transformative impact of disruptive Technologies in Public Services, e che durerà circa tre anni, è quella di semplificare la digitalizzazione del settore pubblico europeo a partire da una valutazione di come l’uso delle tecnologie avanzate possa avere un impatto sulla società da un punto di vista tecnico, socio-economico, legale, etico, politico e di standardizzazione. 

I partner del consorzio sono quindi chiamati allo sviluppo di uno strumento che, nel pieno rispetto delle normative e dei regolamenti, possa essere adottato per i servizi pubblici in tutti i Paesi UE, indipendentemente dalla tradizione e dallo sviluppo culturale e dal loro grado di digitalizzazione. Alla base di Impulse è il concetto di identità elettronica (eID) inteso come modo in cui gli utenti possono identificarsi (ed essere identificati) attraverso la rete, con le relative implicazioni, sfruttando appunto, AI e blockchain. Entriamo nei dettagli.
E’ evidente come, con la digitalizzazione dei processi, la possibilità di riconoscere in modo certificato una persona in Rete sia ancora oggi una sfida importante per evitare frodi e falsificazioni. Impulse elaborerà un sistema per rispondere proprio a queste esigenze sia dei cittadini che dei dipendenti pubblici nei processi digitali, in modo da migliorare la gestione dell’identità digitale e dell’identificazione elettronica nel settore pubblico.

Carmine Auletta, chief Strategy & Innovation officer di Infocert
Carmine Auletta, chief Strategy & Innovation officer di Infocert

La maggior parte dei cittadini possiede una carta d’identità elettronica per effettuare i processi di autenticazione con i servizi dalle PA, ma l’utilizzo non è sempre agile per esempio a causa di interfacce che si rivelano poco amichevoli, tanto più con l’avanzare dell’età. Impulse prevede quindi l’utilizzo di tecnologia di biometria facciale e di convalida dei documenti basate sull’AI in modo da semplificare i processi di identificazione con un’esperienza di registrazione digitale trasparente.

Grazie a blockchain e agli smart contract verranno innestati nel processo meccanismi che permetteranno agli utenti di dimostrare la propria identità senza la necessità di rivelare i dati personali, in modo da preservare l’esposizione delle informazioni personali.

Carmine Auletta, chief Strategy & Innovation officer di Infocert spiega il ruolo dell’azienda nel progetto: “]…[saremo responsabili della gestione dell’intero processo di innovazione e interverremo nella predisposizione del piano generale per la diffusione e valorizzazione, a livello paneuropeo, dei risultati progettuali. Contribuiremo ai lavori con la lunga esperienza sull’identità digitale in ambito pubblico, ottenuta grazie al ruolo di gestore accreditato per Spid. E, in tema di identità distribuita basata su tecnologia blockchain, supporteremo il consorzio grazie al know-how acquisito con Dizme, la piattaforma decentralizzata d’identità digitale, ideata da Infocert, che integra già il mondo della self sovereign identity con la compliance normativa Eidas. Impulse è un’importante opportunità, ancor di più se i risultati saranno funzionali all’identificazione di nuovi potenziali ambiti d’applicazione dell’identità digitale a livello europeo e non solo nel settore pubblico”.

Antonio Carnevale, senior researcher di CyberEthics Lab.
Antonio Carnevale, senior researcher di CyberEthics Lab.

Tra i 16 partner del consorzio italiani, oltre a Infocert, anche CyberEthics Lab. Il contributo di CyberEthics Lab. si basa principalmente sulla promozione dell’innovazione, sulla cura di una consapevolezza etica e sulla promozione di un comportamento etico volto a stabilire fiducia e sicurezza, così come sulla valorizzazione degli aspetti legali ed etici nella progettazione e nell’implementazione delle tecnologie.

Digitalizzare i servizi pubblici è una questione non solo di infrastruttura tecnica, ma anche di etica e giustizia – spiega Antonio Carnevale, senior researcher di CyberEthics Lab. – Ci si deve porre la domanda – per nulla triviale – del regolare le tecnologie digitali in modo da garantire la piena protezione dei dati personali. Rimane importante ricordare che l’accessibilità e la qualità dei servizi pubblici sono prerequisiti fondamentali per la partecipazione democratica nella vita sociale. Tale considerazione lega la regolamentazione necessaria della tecnologia con l’etica e la politica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: