Il palcoscenico di Cernobbio, che ospita come sempre nel primo weekend di settembre il Forum The European House – Ambrosetti, ormai da anni mette in scena la tecnologia. Focalizzarsi su questa non è voler sgattaiolare dai temi caldi legati a occupazione, Pil, inverno demografico e strategie competitive – sui quali a Villa D’Este si dibatte ma lungo il lago si protesta – piuttosto un voler comprendere come l’introduzione di innovazioni e tecnologie possano creare nuovi paradigmi economici e sociali.
Il tema tecnologico ricorrente riguarda – come pareva ovvio – l’AI generativa, sdoganata dal lancio di ChatGpt nel novembre 2022 e oramai al centro di dibattiti sulle relative implicazioni economiche, etiche e sociali. Chiedersi come l’AI generativa impatterà sui diversi settori, sulla società, sull’occupazione, e quali rischi etici solleverà rimane oggi un punto fondamentale per definire il futuro.
Prova a dare alcune risposte lo studio “AI 4 Italy: impatti e prospettive dell’Intelligenza Artificiale Generativa per l’Italia e il Made in Italy”, presentato a Cernobbio e redatto da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia, su un panel di Ceo e stakeholder di oltre 100 aziende, analizzando 23 casi d’uso in 15 diversi settori economici e in 8 tipologie di processi aziendali.
Prima evidenza. Le aziende italiane si stanno avvicinando a queste tecnologie cogliendo i benefici: un’impresa su due ha già provato a utilizzare soluzioni di AI e il 70% di chi l’ha testata dichiara vantaggi in termini di produttività. Tra i principali ambiti di utilizzo il reperimento di informazioni (55%), l’assistenza virtuale (48%), l’efficientamento dei processi (47%). Ma spiccano come barriere la mancanza di competenze (72%) e le preoccupazione sugli aspetti di privacy, sicurezza e affidabilità.
Ecco cosa è emerso secondo gli analisti che hanno redatto lo studio.
1 “L’Italia ha bisogno dell’AI generativa per sbloccare la produttività e contrastare gli effetti avversi di una popolazione che invecchia”. In uno scenario di invecchiamento della popolazione e di scarsità di talenti, le nuove tecnologie consentiranno di fatto di mantenere invariato il livello di benessere economico. L’Italia entro il 2040 perderà circa 3,7 milioni di occupati per invecchiamento – riporta lo studio -: un numero di lavoratori che, con gli attuali livelli di produttività, contribuiscono alla produzione di circa 267,8 miliardi di valore aggiunto. “L’AI generativa è un treno tecnologico che l’Italia non può perdere – dichiara Valerio De Molli, managing partner & Ceo di The European House – Ambrosetti -. Per sfruttarne tutte le potenzialità, è necessario stimolare la digitalizzazione delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, diffondere competenze digitali di base e avanzate. L’AI generativa è infatti solo il vertice della piramide tecnologica della digital transformation ed è necessario lavorare sulle competenze digitali e sulla trasformazione digitale delle aziende.”
2 – “Le applicazioni concrete dell’AI generativa sono trasversali a tutti i settori: il punto non è se ci sarà un impatto, ma quanto sarà importante”. Attualmente, i settori finanziario, manifatturiero e sanitario sono i mercati più maturi nell’ambito dell’uso di AI generativa, e i processi aziendali che ne traggono maggiori benefici sono la ricerca e sviluppo, la progettazione, la produzione e la gestione della supply chain.
3 – “La produttività del sistema-Italia potrà aumentare grazie all’adozione di intelligenza artificiale generativa”. L’AI generativa è una tecnologia dalla portata rivoluzionaria che, nel nostro Paese, potrà generare, a parità di ore lavorate, fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo. “Secondo i risultati di questo lavoro di ricerca, infatti, l’adozione pervasiva di tecnologie di AI generativa potrà contribuire ad aumentare il Pil italiano fino al +18% – incalza Giorgio Metta, advisor scientifico e portavoce della ricerca –: un potenziale trasversale a tutti i settori produttivi e alla società civile, in un Paese che lotta contro produttività stagnante e una leva demografica avversa”.
4 – “L’AI generativa pone diversi rischi etico-sociali: per questo è necessario sviluppare un approccio responsabile, caratterizzato da trasparenza, affidabilità, sicurezza ed equità”.
5 – “Per cogliere i benefici stimati dal modello di impatto (+18% del Pil come detto), è necessario accelerare la digitalizzazione di più di 113mila Pmi del Paese”. L’Italia deve stimolare la digitalizzazione delle imprese, con particolare attenzione alle medio-piccole. “All’Italia mancherebbero 3,7 milioni di occupati con competenze digitali di base e 137mila iscritti in più a corsi di laurea Ict per abilitare l’implementazione di soluzioni di AI generativa nel tessuto economico italiano – riporta lo studio, per non farsi cogliere impreparati. “In particolare, è chiave che l’Italia cambi marcia fin da subito sugli investimenti in ricerca, formazione e innovazione, stimolando la creazione di un ecosistema pubblico-privato in grado di colmare il gap con la competizione internazionale, ora più agguerrita che mai” sottolinea Metta.
“In Italia, insieme alla nostra rete di partner sul territorio, stiamo attivando AI Lab – incalza Vincenzo Esposito, amministratore delegato di Microsoft Italia – un programma nazionale per supportare le imprese, il mondo accademico e della ricerca e quello della pubblica amministrazione creando le competenze necessarie. Insieme possiamo far crescere il Paese con una nuova ondata di innovazione sicura e responsabile, contribuendo alla crescita sostenibile delle imprese e di tutto il comparto del Made in Italy”.
Partner che sono trasversali all’intero settore. Claudio Bassoli, presidente e Ceo di Hewlett Packard Enterprise Italia, ribadisce la necessità di un coordinamento nazionale che governi il tema: “E’ imprescindibile dotarsi non solo dell’infrastruttura tecnologica giusta ma anche di tutte le competenze funzionali al suo utilizzo. Per farlo serve un piano nazionale che promuova questa strategia mettendo in sinergia aziende pubbliche, private e centri di ricerca. I supercomputer, già considerati asset strategici dalle potenze mondiali, costituiscono l’infrastruttura necessaria al funzionamento dell’AI: chi dominerà il supercomputing dominerà l’intelligenza artificiale e l’economia nei prossimi 50 anni”. Cosi come Walter Ruffinoni, Ceo di Ntt Data Italia, guarda all’alfabetizzazione digitale lungo tutto lo Stivale: “Lo studio di Microsoft e Ambrosetti dice che se aziende e PA adottassero in maniera diffusa l’IA, il Pil dell’Italia aumenterebbe del 18%. Questa è la dimostrazione che la transizione digitale può realmente essere un motore di sviluppo per l’Italia. In linea anche con l’investimento annunciato ieri dal Ministro Urso di 400 milioni per strumenti di innovazione nel Sud Italia, sono convinto che il settore digitale e l’AI possano fare la differenza. Bisogna incrementare l’alfabetizzazione digitale e aumentare i tassi di adozione delle nuove tecnologie”.
Gli effetti economici e produttivi reali dell’AI generativa saranno determinati dall’interazione tra una serie di variabili su cui politica, etica e business dovranno confrontarsi. Non sfruttarne il potenziale sarà un’opportunità sprecata ma il dibattito e il confronto sono necessari per capire bene come il panorama competitivo potrà essere plasmato dalla diffusione di questa tecnologia. E come cambierà la nostra vita.
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