Due recenti report di Agid – La Spesa Ict nella PA Italiana 2022 e La Spesa Ict nella Sanità Territoriale 2022, realizzati nell’ambito delle attività del Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione – hanno fotografato le principali direttrici di investimento delle PA centrali e locali, oltre che delle strutture sanitarie territoriali (rappresentate da aziende sanitarie e ospedaliere, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, complementari alla spesa Ict della sanità pubblica). In entrambi gli ambiti la spesa Ict cresce, con componenti diverse, ed è destinata a farlo anche negli anni a seguire.
Guardiamo il primo report, dati raccolti su 77 amministrazioni centrali, regionali e locali che intercettano oltre il 90% della spesa Ict della PA.
Nel 2022 la pubblica amministrazione italiana ha speso oltre 7 miliardi di euro in Ict, registrando un aumento del 5,8% rispetto al 2021 e continuerà a crescere del 5,2% nel prossimo triennio 2023-2025, motivata dalle previsioni di spesa dettate dai fondi del Pnrr e in misura solo residuale dalla risposta alla pandemia.
Se nel 2020 la spesa Ict della PA aveva rallentato gli investimenti per via del Covid, nel 2021 si è rilevato un aumento significativo (+10,1%), con la maggior parte dei progetti 2021 focalizzata sull’attuazione degli obiettivi dal Piano Triennale per l’Informatica della Pubblica Amministrazione e in particolare sull’evoluzione dei servizi al cittadino in ottica digital e mobile first.
Hanno segnato un aumento importante la componente education (+17,5% per un valore di 470 milioni di euro) per supportare la digitalizzazione delle attività didattiche a distanza (videoconferenza, registro elettronico, collaboration fra docenti-allievi-genitori) oltre che gli investimenti legati al rinnovo di reti e infrastrutture, per supportare lo smart working (il boom nel 2021), l’evoluzione delle banche dati, i progetti di rinnovo del data center e la transizione verso il cloud.
La mole più considerevole di progetti avviati nel triennio 2021-2023 – sia per numero di interventi (279) sia per risorse investite (2,2 miliardi di euro) – è focalizzata sulla realizzazione di piattaforme (49% della spesa), con lo scopo di creare servizi digitali per i cittadini, supportando la razionalizzazione dei processi di back-office o di front-end della pubblica amministrazione. Di pari passo – con una spesa media più elevata – si attestano i progetti per lo sviluppo delle infrastrutture (20%) al fine di renderle affidabili, sicure e garantire l’erogazione di servizi essenziali per il Paese (14%). “Complessivamente, emerge che le istituzioni stanno continuando ad avanzare lungo il percorso di digital innovation – precisa Agid -. Rispetto alle scorse rilevazioni (siamo alla quinta edizione del report, ndr) si evidenzia un aumento della percentuale di amministrazioni appartenenti ai cluster degli advanced e dei digital leader”.
In sintonia con gli investimenti digitali che riguardano il settore privato, stando all’analisi gli investimenti riguardano diversi ambiti. Tra questi la cybersecurity (4%), per contrastare l’incremento degli attacchi verso enti pubblici e aziende sanitarie. Pienamente avviata la migrazione verso il cloud, che tocca gli enti della PA per portare avanti la Strategia Cloud Nazionale, e che vede oggi i servizi cloud adottati da 73 enti (su 77). Ne fanno ricorso il 100% delle PA locali, il 95% delle regioni e province autonome (20 enti), l’89% dalle PA centrali (25 enti). Per quanto riguarda le piattaforme dati (8%) – che dovranno essere condivisi dalle PA verso un modello di government della PA data driven – gli open data sono stati implementati da 20 enti, sia PA centrali sia regioni e province autonome, che hanno rilasciato dataset in formato aperto, pari rispettivamente a 887 e 738. Per quanto riguarda invece gli enti locali, sono 18 ad aver rilasciato dataset sui propri datastore, mentre altri 6 lo faranno entro la fine del 2023. Investimenti anche per l’evoluzione dei servizi online (14%) a cittadini e imprese oltre che dei sistemi di autenticazione e dei pagamenti online.
Se guardiamo invece la spesa Ict nella sanità territoriale (analisi che Agid conduce dal 2016, su 168 enti tra Asl, Asst, Aziende Ospedaliere, Policlinici, Ats e Ircss), il dato mostra che la spesa Ict nella sanità pubblica è ancora distante da una situazione ottimale. Il dato a consuntivo, relativo al 2021, rileva una spesa pari a 808 milioni di euro, con una dinamica in crescita rispetto all’anno precedente del 5,5%.
Anche nel contesto sanitario, gli investimenti progettuali sono molto focalizzati in ambito cybersecurity con avvio di progetti nel 2023, cosi come investimenti significativi sono stati indirizzati verso progetti di telemedicina nel 2022 e 2023 che, in modo indiretto, ha richiesto attività per modernizzare infrastrutture verso il cloud, per abilitare servizi di assistenza e monitoraggio a distanza.
Accelerata l’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico Regionale integrato dal 90% del campione (148 aziende sanitarie ed ospedaliere), a fronte del 77% degli enti della scorsa rilevazione, della Cartella Clinica Elettronica ma nonostante il trend ad oggi i progetti hanno confermato una attitudine ad aggiornare l’esistente e non a introdurre soluzioni digitali che puntino su tecnologie innovative data-driven (seppure in crescita). Quest’ultima sfida richiede una marcia in più.
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