“Un elemento su cui puntare è il digitale. Il sistema pubblico e il sistema privato devono sfruttare appieno le potenzialità dell’economia digitale. In quest’ambito, come in altri, il trend dell’Italia è ‘leggermente positivo’ in termini di investimenti, crescita e occupazione. Tradotto significa che non stiamo facendo nulla, o molto poco. I dati dovrebbero essere in forte crescita, e non solo in leggera crescita, per sfruttare una delle leve di trasformazione, incremento di produttività e innovazione a nostra disposizione”.
E’ la conclusione del dibattito innescato a Cernobbio, al 44esimo Forum Ambrosetti, che parte da una fotografia dell’economia italiana non rosea e che arriva a sottolineare quando l’innesto del digitale nelle aziende e nella pubblica amministrazione sia una leva di trasformazione per l’intero paese e una spinta per la produttività. Una sorpresa sperata e attesa questo finale, interessante per noi, che cita il digitale come elemento imprescindibile della crescita, in un dibattito sul lago focalizzato da sempre su tematiche economiche e finanziarie. Era ora, soprattutto in un contesto “leggermente positivo” di investimenti e occupazione.
Ci siamo confrontati sul tema con cinque partecipanti di spicco al Forum, provenienti dal mondo Digital caro a Inno3, che hanno ascoltato interventi, pareri, espresso opinioni e che hanno vissuto sulla pelle delle loro aziende fasi di trasformazione e di difficoltà del mercato negli anni passati, in cui l’Italia ha perso terreno. Uomini e donne digital che oggi hanno desiderata da sottoporre a chi guida l’economia e al nuovo governo, confidando nella ripresa e nelle nuove tecnologie.
Ne parliamo con Silvia Candiani (amministratore delegato di Microsoft), Walter Ruffinoni (amministratore delegato NTT Data), Agostino Santoni (amministratore delegato di Cisco), Enrico Cereda (amministratore delegato di Ibm), Massimiliano Ferrini (head of product business di Fujitsu). Tre giri di tavolo: spunti emersi a Cernobbio in tema di digitale a sostegno delle imprese, criticità aperte ancora da gestire e tecnologie su cui puntare nei prossimi anni.
Ma partiamo dalla fotografia del mercato.
La foto dell’indice Ambrosetti
I dati presentati al Forum Ambrosetti fotografano l’economia italiana nel corso del 2018 fino al mese di settembre, con una proiezione a fine 2018.
La crescita stimata del Pil per il secondo trimestre del 2018 (+0,2%) è ancora distante dalle previsioni per Germania (0,4%), Spagna (+0,6%) e Olanda (0,7%), nonostante si sia ridotta dello 0,3% rispetto al primo trimestre. Rimane una crescita del +0,2% pari alla metà della media dell’Eurozona che ha registrato un Pil in crescita dello 0,4%.
“La notizia positiva è che il Pil italiano continua a crescere – precisa il report di Ambrosetti -. Quella negativa è che lo facciamo con un andamento inesorabilmente lento. 16 sono i trimestri di espansione continua (4 anni) nei quali l’Italia ha cumulato una crescita complessiva del 4,5%, poco più dell’1,1% all’anno. Nonostante ciò, il Pil risulta ancora inferiore del 5,8% rispetto al 2008 e la crescita dello 0,2% del secondo trimestre del 2018 è la più bassa da circa due anni (dal terzo trimestre del 2016)”.
La criticità è sempre quella, sostiene lo studio: cresciamo ma meno degli altri, con un ritmo troppo lento che non permette di recuperare i livelli pre crisi, cosa che invece sono riusciti a fare altri paesi europei. “Questo andamento conferma l’Italia come il vagone più lento dell’Europa intera e dell’Eurozona in particolare. La spinta alla crescita sembra esaurirsi, in un contesto europeo e internazionale straordinariamente espansivo, basti pensare che gli Stati Uniti nel secondo trimestre hanno una crescita annua vicina al 4,1%”.
Una ricerca, realizzata con il contributo scientifico di Carlo Cottarelli, dà un’indicazione concreta sulle preoccupazioni legate della fine del Quantitative Easing della BCE e del relativo impatto su debito pubblico e sistema bancario e sull’attesa della legge di bilancio. La fase di incertezza del post elezioni è stata confermata anche dalla rilevazione relativa al terzo trimestre (luglio-settembre) da parte delle aziende. “L’indicatore di sentiment sulla situazione attuale dell’economia in Italia si attesta a 27,8 punti, in forte contrazione rispetto ai 42,7 punti dello scorso trimestre, la maggiore contrazione in un trimestre mai registrata dalla nascita dell’indice nel 2014” riporta il report.
Anche le aspettative sull’attività economica nei prossimi 6 mesi sono negative: il valore si contrae per il terzo trimestre consecutivo e il sentiment futuro sul business pur non recessivo, mostra segnali di peggioramento.
Sul fronte dell’occupazione si registrano invece le preoccupazioni maggiori con l’indice ai valori minimi dal 2015 (a 4,2) mentre lato investimenti le aspettative sono positive, unica nota positiva del Ambrosetti Club Index di questo trimestre.
Ne emerge un quadro di fragilità. “È molto probabile che, l’ormai prossima legge di stabilità rappresenti uno spartiacque di breve-medio periodo sul sentiment dei mercati finanziari e sulla loro percezione dell’Italia per puntare sulla crescita e per colmare il gap che ci separa dalla media dei Paesi dell’Eurozona per riconquistare le posizioni perse”.
Cinque personaggi a confronto, gli spunti emersi
Torniamo al Digital e a quella conclusione attesa: “Un elemento su cui puntare è il digitale. Il sistema pubblico e il sistema privato devono sfruttare appieno le potenzialità dell’economia digitale… produttività… innovazione”.
Silvia Candiani, amministratore delegato Microsoft Italia, sollecitata sugli spunti più importanti emersi dal Forum in termini di strategia economica a sostegno delle imprese italiane, allarga la visione oltre l’Italia: “Il Forum pone sempre grande attenzione sulle dinamiche che stanno impattando l’economia a livello globale, identificando nuovi scenari emergenti che hanno influenze anche sull’economia europea ed italiana – precisa -. Uno dei temi emersi riguarda la necessità di puntare sempre di più sul digitale e sulla creazione delle nuove skill sia per chi entra nel mondo del lavoro sia per chi fa già parte della workforce e avrà necessità di trovare nuove competenze allineate con la richiesta delle organizzazioni, che avranno sempre di più bisogno di skill digitali per gestire il loro business. Un’area di focalizzazione importante ha riguardato anche la modernizzazione della Pubblica Amministrazione, uno dei motori di crescita del Paese: solo con il digitale è possibile incrementare la trasparenza, l’efficienza e il livello di servizio della macchina pubblica a servizio dei cittadini ed imprese”.
Ecco, la macchina pubblica che per Agostino Santoni, amministratore delegato di Cisco, necessita di interventi importanti da parte del nuovo governo che non ha lesinato interventi puntuali al Forum: “Questa edizione del Forum è stata quanto mai ricca di spunti. In più occasioni sono emerse, in particolare, tre parole chiave legate alle strategie a sostegno della crescita delle imprese: persone, digitale e sicurezza. Ne hanno parlato rispetto ai propri ambiti di riferimento molti dei rappresentanti del Governo che sono intervenuti; la Ministra Trenta, la Ministra Buongiorno, che ha sottolineato il valore del digitale per la semplificazione dei processi di digitalizzazione della PA, il ministro Bussetti che ha fatto riferimento allo sviluppo delle nuove competenze necessarie alle imprese nel contesto odierno. Ed è stata confermata la volontà di proseguire con il piano Industria 4.0. Trovo positivo che come background i vari interventi avessero in comune degli elementi che anche io, personalmente, considero strategici”.
La consapevolezza dell’impatto del digitale sulla competitività delle imprese è un fattore necessario per Massimiliano Ferrini, Head of Product Business Fujitsu Italy, perché senza questa presa a cuore manca la spinta alla trasformazione: “Durante la tre-giorni di Cernobbio, nei diversi incontri, conferenze e sessioni a cui ho partecipato, sono emersi spunti molto significativi lato imprese. Temi che, anche in base alla mia esperienza sul campo, descrivono molto bene lo stato dell’arte di questo momento storico. Le imprese italiane sono pienamente consapevoli dei benefici derivanti dall’appartenere a una realtà come la Comunità Europea e sono molto propense a continuare gli investimenti di questi anni per incrementare la loro competitività nello scacchiere mondiale. Grande focus sulla trasformazione digitale, come processo imprescindibile nell’attuale congiuntura economica, ma anche sui progetti di Industria 4.0, di eHealth, IoT e Intelligenza artificiale. Permangono, tra le imprese, dubbi relativi alle tensioni geopolitiche e alla guerra commerciale”. Con uno sguardo oltralpe anche Enrico Cereda, presidente e amministratore delegato di IBM Italia, che guarda al gap da ridurre nei confronti della competitività mondiale: “Molti degli indicatori emersi durante il Forum Ambrosetti a Cernobbio dimostrano che l’Italia ha bisogno di guadagnare punti in termini di competitività internazionale, efficienza e produttività. Anche dal punto di vista della trasformazione digitale della PA, come sottolineato dal Ministro Giulia Bongiorno, occorre colmare alcuni gap”.
“Tecnologia e innovazione sono state protagoniste di alcune discussioni durante il Forum a testimonianza di una maggiore attenzione degli imprenditori verso questi argomenti – precisa Walter Ruffinoni, amministratore delegato di NTT Data Italia -. Dall’intervista al robot umanoide portato dal prof. Ishiguro dell’Università di Osaka, alla sessione dedicata all’Innovazione è chiaro quanto questi siano temi cruciali per l’economia italiana, che proprio nell’Open Innovation e nelle tecnologie può trovare i driver per una crescita più robusta e sostenibile”.
Quali le criticità ancora aperte?
Ci sono alcuni temi all’orizzonte che creano incertezza, sostiene Massimiliano Ferrini di Fujitsu. “Temi come le relazioni tra i diversi stati dell’Unione Europea o l’immigrazione. Tuttavia, l’elemento che ho sentito reiterare dalle aziende, all’interno di tutte le riflessioni legate a questi temi, è sempre stato l’importanza di rimanere nell’area Euro, di essere parte di una realtà che negli anni ha aiutato le imprese a diventare più competitive e che ha dato loro un mercato di riferimento più ampio rispetto al passato”.
“Servono nuovi saperi, nuove professionalità, alcune ancora del tutto da creare – precisa Cereda di IBM -. Il World Economic Forum calcola che il 60% di chi studia oggi si sta preparando per un lavoro che probabilmente non esisterà più. Questa percentuale ben rappresenta l’emergenza e l’urgenza di creare nuovi percorsi formativi, nuovi skill. Per semplificare al massimo: abbiamo inventato la lampadina e l’elettricità, le nuove tecnologie, ma siamo a corto elettricisti, ingegneri, designer, creativi e ogni altro professionista in grado di ottenere il massimo dalle potenzialità offerte da AI, cloud, blockchain, internet of things. Il rischio che corriamo è quello di avere a disposizione tecnologie formidabili senza la capacità di utilizzarle al meglio creando vero valore e nuovi posti di lavoro”.
“La criticità principale sta nella capacità di accelerazione nei percorsi volti a supportare la crescita delle imprese italiane – continua Santoni di Cisco -. Abbiamo consapevolezza di quali siano le leve su cui lavorare ma c’è bisogno di focalizzarsi su di esse e di gestire l’esecuzione di una visione che dia al nostro paese la semplicità e l’agilità di cui abbiamo bisogno. Per fare un esempio che conosco bene, dato che guido un’azienda del settore informatico, c’è un disallineamento fra una concezione di digitalizzazione per così dire “burocratica”, che mette in campo codici, procedure, normative che sono necessari, ma non sufficienti per attivare nel concreto i processi. In molti casi creano una stratificazione che rende impossibile procedere con la velocità necessaria, anche se si vuole farlo; andrebbero ripensati in un’ottica di maggiore dinamicità e semplicità”.
Una velocità che serve a recuperare terreno perso secondo Ruffinoni di NTT Data: “Malgrado la maggiore percezione della centralità di innovazione e tecnologia a questo paese mancano investimenti in linea con ciò che investono gli altri paesi industrializzati. Abbiamo perso terreno negli anni passati e non vediamo alcuna volontà di recuperare né di realizzare un piano strategico di paese in grado di guidare e convogliare gli sforzi verso una direzione comune”.
Una volontà comune che dovrebbe puntare a riportare l’Italia in linea con gli altri paesi europei per Silvia Candiani di Microsoft: “La priorità massima per il Governo deve essere la crescita, che deve essere sostenibile ed inclusiva. Senza crescita la discussione di redistribuzione delle risorse è un gioco a somma zero, invece l’obiettivo deve essere quello di riportare l’Italia verso un trend di crescita in linea con la media europea (almeno 1 punto più di ora). La tecnologia è un driver importante per sostenere la competitività aziendale, l’innovazione e quindi la crescita. L’Italia ha sempre avuto una percentuale più bassa di investimenti in Information Technology rispetto alla media europea e agli Stati Uniti, ma ha avuto nell’ultimo anno un’accelerazione importante e sono stati avviati diversi progetti davvero innovativi da parte delle imprese che sempre più spesso hanno messo il digitale tra le loro priorità. È fondamentale quindi che il digitale continui a essere un pilastro dell’agenda di governo. Proseguire sulla strada degli investimenti nel digitale è cruciale per la crescita del nostro Paese. Il Governo precedente ha avviato alcune manovre che hanno avuto un impatto positivo e mi auguro che il nuovo esecutivo continui su questa strada, accelerando la strada dell’innovazione. In particolare, riteniamo che sia necessario dare continuità al piano Industria 4.0 con una fase 2: accelerare l’adozione di applicazioni innovative basate su AI, big data, IOT, blockchain, cloud computing, ed investire in competenze e formazione digitali”.
Le tecnologie strategiche, tutti d’accordo
“Nel corso dell’ultimo anno abbiamo riscontrato una maggiore presa di coscienza da parte di tutti – aziende, governo e pubblica amministrazione – dell’importanza del digitale per il nostro Paese – continua Candiani -. Il digitale deve essere il perno su cui far leva per la reale trasformazione digitale sia nel settore privato sia nel pubblico, all’insegna della qualità dei servizi, della trasparenza e della competitività dei costi. Cloud Computing e AI, trend tecnologici rivoluzionari e dirompenti alla base della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, sono i veri fattori abilitanti in grado di rendere reale e capillare questo processo. Non siamo solo noi a dirlo: uno studio recente di PwC ha infatti calcolato come entro il 2030 l’AI possa contribuire all’economia globale per un valore pari a 15,7 miliardi di dollari. Proprio perchè il digitale è una leva fondamentale per la competitività e la crescita, è importante investire sulle competenze, che sono determinanti affinché si possa davvero premere sull’acceleratore della digitalizzazione”.
Stessa sensazione per Walter Ruffinoni che alza il tiro sulla relazione tra tecnologia e democrazia: “La percezione comune è che ci sia un aumento significativo dimostrato anche dallo spazio dedicato alla robotica e all’intelligenza artificiale durante l’evento, tecnologie in grado di favorire il miglioramento della produttività e alla necessità di avere quanto pria un’infrastruttura abilitante come il 5G. Un aspetto molto sentito e dibattuto è stato anche il possibile impatto che la tecnologia può avere nell’influenzare le democrazie attraverso la massiccia diffusione sui canali social di notizie non vere. Un dato allarmante è che circa l’80% dei cittadini USA si informa solo attraverso i social ritenendo vero e fondato ciò che legge su queste piattaforme”.
“Qualunque fosse l’argomento degli interventi, l’elemento tecnologico è stato sempre presente e pervasivo, non se ne può prescindere si vuole fare un discorso che abbia veramente a che fare con il presente e il futuro dell’economia e della società – ribadisce sulla stessa onda Agostino Santoni -. Nell’insieme, le tecnologie che hanno un valore più strategico sono tutte quelle che si prestano ad accelerare la transizione all’ industria 4.0, ma non sotto forma di ipotesi, bensì sotto forma di applicazione concreta all’innovazione di processi reali e concreti. Intelligenza artificiale, IoT, realtà aumentata sono quelle che si sentono citare di più ma in realtà la digitalizzazione in tutti i settori è fatta di tanti altri elementi da integrare in una visione olistica, completa. In questo senso ancor più che la tecnologia sono strategiche la e-leadership e l’adesione al cambiamento da parte delle persone. Un’adesione che si conquista se si attivano percorsi di creazione di competenze, continuando sempre a imparare”.
Ma tra gli aspetti da governare, in questa visione olistica della società, la crescita esponeniale dei dati che rimane per Massimiliano Ferrini uno degli aspetti più complicati da gestire nei prossimi anni: “La tecnologia ormai è considerata da tutti gli attori un elemento su cui basare il vantaggio competitivo non solo per le aziende, ma anche per gli stessi stati. È emersa una significativa propensione a continuare a investire, perché ci si è accorti che l’innovazione sta portando benefici nei campi più disparati. Nei prossimi anni ci sarà sempre più bisogno di maggiore potenza di calcolo, di maggiore capacità computazionale a causa della diffusione dell’IA e dell’IoT. In questo scenario digitale, dove è necessario gestire una crescente quantità di dati, tecnologie come quelle legate al calcolo quantistico, su cui Fujitsu sta lavorando, saranno cruciali e guideranno l’innovazione nel breve-medio periodo”.
Stesso filone per Enrico Cereda, IBM: “Due pilastri, che se forti e ben potenziati, possono consentire al sistema paese di recuperare posizioni: si tratta dell’innovazione da una parte e delle nuove professioni dall’altra (già citate come elemento di criticità laddove manchino, ndr). Una ricetta che identifichiamo come AI: non Artificial Intelligence ma “Accelera Italia”. Entriamo nel dettaglio, cominciamo da innovazione e tecnologia. PA, aziende e professionisti debbono abbracciare la trasformazione digitale facendo leva su tutte le potenzialità che la tecnologia ci offre oggi: intelligenza artificiale, servizi in cloud, blockchain e internet delle cose sono solo alcuni dei maggiori esempi che abbiamo a disposizione. In particolare: AI per elaborare enormi quantità di dati e supportare il nostro lavoro, qualunque esso sia: servizi in cloud per accedere più facilmente e con costi scalabili alle più moderne tecnologie; Blockchain per accrescere il clima di fiducia in qualsiasi settore di industria e semplificare il rapporto tra pubblica amministrazione, imprese e cittadini; Internet of Things per rendere città, fabbriche e case più intelligenti. Tutto questo senza dimenticare il tema dell’etica, che ci impone di progettare una tecnologia che si pone al fianco delle persone e non in sostituzione dei lavoratori“. Tutti concordi.
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