La chiacchierata con il Ceo di Appian Matt Calkins e il senior VP Emea Paul Maguire, decantate le giornate intense con clienti e partner ad Appian World 2019, mette a fuoco i passi della strategia aziendale con un occhio attento all’Europa. Perché se è vero che Appian è americana al 100%, quotata al Nyse, headquarter a Washington, ha fatto dei passi negli ultimi anni per rafforzarsi in Europa aprendo uffici nei diversi paesi, ed entrando con il supporto di partner in diversi vertical di mercato. Anche in Italia.

“Oggi l’Emea pesa sul business complessivo circa il 20% del fatturato” esordisce Paul Maguire, senior VP Emea di Appian, da decenni nel mondo del software enterprise, con un’esperienza complessa nell’aiutare le aziende a trasformarsi. Punto di partenza per ogni evoluzione il mondo applicativo, “oggi non più legato alla programmazione tradizionale che transitava dal Cobol al C++” ma che ragiona in termini di prospettive di business e che cresce dialogando con il business stesso. “Il cobol non è capito dalla business community, che ragiona con parametri diversi, senza barriere – commenta a ruota libera il VP -. Per questo è necessario un approccio diverso. Il low-code crea quel ponte che, graficamente attraverso flow chart, rende intuitiva e chiara la descrizione di processi. Lo sviluppo”.

Paul Maguire, senior vice president Emea di Appian
Paul Maguire, senior vice president Emea di Appian

La collaborazione tra IT e business è ormai parte del ciclo di vita dello sviluppo low-code che va oltre le due modalità tradizionali di concepire il software, quello pacchettizzato e quello scritto ad hoc sulle esigenze del singolo cliente attraverso la programmazione tradizionale in Java e codice. Noi siamo nel mezzo, con dei processi pre costruiti che sfruttano tecnologie di AI, grazie a partnership con AWS, Microsoft e Google e alle tecnologie di RPA con BluePrism”  precisa il manager.

Con responsabilità europee, Maguire viaggia molto per le diverse country per conoscere i clienti. “Il nostro approccio è unico: non vogliamo vendere software e una volta avviato il progetto defilarci, senza sentire più il cliente. La nostra impostazione prevede che rileviamo continuamente il valore che il cliente si aspetta da noi. Con Silvia Fossati, country manager della filiale italiana, abbiamo stretto un rapporto con clienti internazionali come Pirelli, che dal 2011 ha costruito più di 64 applicativi in 12 paesi sfruttando la nostra tecnologia”.

Le cinque regioni in cui è organizzata l’Europa – Sud con Italia e Spagna, Dutch con Germania Austria e Svizzera, Nord Europa, Francia e UK – hanno andamenti simili con “un Middle East che si rivela un mercato molto in crescita”.

Team locali

Nel 2018 abbiamo registrato un fatturato di 226,7 milioni di dollari, con una crescita del 28% e in Europa l’andamento è stato ancora più che significativo, con una crescita prossima al 90% dovuta anche all’ingresso in paesi non presidiati – interviene il Ceo  Matt Calkins -. La nostra strategia è quella di essere molto vicini a partner e clienti. In Italia il progetto fatto con Kpmg, per esempio, dimostra il nostro legame stretto con realtà che lavorano al nostro fianco, lo stesso con Pwc o Accenture”.

Matt Calkins, fondatore e Ceo di Appian
Matt Calkins, fondatore e Ceo di Appian

E continua: “Amo l’Europa e in futuro conto di dedicare più tempo al business nel vecchio continente. Lo scorso anno ho fatto 8 viaggi per incontrare i clienti europei, sono stato quattro volte in Spagna e diverse volte in Italia, per capire fino in fondo le logiche di business dei singoli paesi. Credo che il business debba essere fatto nei diversi mercati da team locali,  che conoscono meglio la cultura, la lingua, le resistenze delle aziende. Per questa ragione negli ultimi anni abbiamo aperto le local country. In Italia la decisione di avviare la filiale subentrando a un nostro distributore risale a circa cinque anni fa. La strategia dell’azienda viene definita a livello globale, con headquarter a Washington, ma abbiamo uffici importanti dislocati ovunque, in particolare a Londra, San Francisco, Madrid, Milano e Francoforte”.

Lo sviluppo, una commodity

La decisione di entrare in borsa un anno fa, con un posizionamento e un piano pubblico, punta a fare crescere l’azienda anche nei prossimi anni. Il nostro obiettivo è fare diventare lo sviluppo delle app una commodity. Il low-code è per noi semplice e potente e si declina in scalabilità, sicurezza, mobilità, feature gestite sia in cloud sia off line –  precisa il Ceo -. Abbiamo un’idea internazionale del business, ma un approccio locale. L’edizione dell’Appian World di quest’anno ha dimostrato energia, apertura e apprezzamento della nostra soluzione da parte di partner e clienti”.

“Sono realtà che con noi definiscono la strategia di business a diversi livelli – incalza Maguire -: si parte da un approccio consulenziale di business, fino a un livello di design tecnologico dell’applicazione messa a punto da nostri solution architech, fino poi all’implementazione finale della soluzione. Nel mondo dei servizi finanziari abbiamo grandi clienti in Europa da BP Paribas a Barclays, così come nel mondo dell’insurance (Aviva in UK). Il public sector invece sta crescendo in modo disomogeneo nei diversi mercati”.

Anche la sfida dettata dal Gdpr impone di gestire i processi in ottemperanza alla normative e questo prevede anche audit per gestirli. “Questo implica che i clienti si incontrino più volte – continua il manager europeo -, che ci sia una personalizzazione del progetto a misura del loro business, scendendo anche a un livello confidenziale con l’aiuto dei partner. Un supporto in partnership, non potrebbe essere diversamente”.

AI integrata nella piattaforma

Per risolvere i problemi presso le grandi organizzazioni, che richiedono soluzioni complesse da gestire attraverso un processo di business, Appian si avvale delle tecnologie di AI integrate nella soluzione, cosi come sono importanti anche le soluzioni di collaboration spesso complementari alle richieste dei clienti, proposte sia in modalità on premise sia in cloud, con aggiornamenti rilasciati ogni tre mesi per la Appian Platform, senza costi aggiuntivi per i clienti. “Noi incoraggiamo i clienti ad andare in cloud, che oggi pesa per il 30% sui nuovi business. Alcuni vertical sono più conservativi, come il mondo bancario, ma questo non è una sorpresa” precisa Maguire.  

“Integrazione è la parola che più sintetizza il nostro approccio che spinge i partner a lavorare con noi, come dimostra l’integrazione del mondo Salesforce nel nostro modello applicativo. Il nostro lavoro è quello di rendere facile lo sviluppo di applicazioni – aggiunge il Ceo -. Nella Appian Platform tutto è visto come oggetto e non serve sapere di database e di programmazione. Questa integrazione ci spingerà in futuro ad aprire anche ad altri vendor”. Oracle? “Perché no, noi ricerchiamo la migliore integrazione, per coprire tutti i sistemi”.

Una piattaforma di intelligent automation che libera tempo alle competenze umane perché fa in modo che parte del business venga gestito autonomamente. La strategia è “Decrease code in any case – conclude Calkins perché i nostri prodotti sono guidati dalla semplicità: gli sviluppatori possono ora integrare diversi moduli (dalla logistica alla produzione) e possono sviluppare in modo più veloce, fino a 20 volte più velocemente rispetto al passato. Ma devono avere sempre una buona idea su cosa sviluppare, motivati dal fatto che la nuova Appian Platform permette di realizzare software potenti”.
Alla fine lo strumento abilita l’idea. Ma questa dipende ancora una volta dall’uomo.La parola chiave rimane per noi collaboration, che è una cooperation fra IT e business”. Assodato questo punto di partenza, lo sviluppo poi viene da sé.

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