Il mercato italiano dell’artificial intelligence è in costante crescita, seppure il suo volume complessivo sia ancora limitato. Tra il 2020 e il 2023 il settore registra una crescita del +128%, con un trend che proseguirà su questa traiettoria anche in futuro, con tassi di crescita medi annui del 29% circa per arrivare nel 2026 ad un volume di 1,2 miliardi di euro. E in chiusura di quest’anno è atteso un valore dell’AI di 570 milioni di euro, in crescita del 31% sul 2022 (Fonte: Rapporto “Il Digitale in Italia 2023 vol.1” di Anitec-Assinform – NetConsulting cube). La diffusione dell’IA si presenta però ancora ridotta soprattutto tra le Pmi italiane: solo il 6,2% delle aziende con almeno 10 addetti (contro una media dell’8% a livello europeo) integra soluzioni basate sull’IA, con una netta prevalenza delle grandi (24,3%), mentre la percentuale scende al 5,4% per le piccole imprese tra 10 e 49 addetti (Fonte Istat – dati 2021). Rilevante è in particolare il crescente interesse da parte dell’ecosistema delle startup italiane e la sua capacità di sviluppo di soluzioni innovative basate sull’IA. Le tecnologie che destano maggiore attenzione sono l’intelligent data processing, il natural language processing e la creazione di chatbot

Sono questi alcuni dei dati più indicativi emersi dal white paper “L’IA in azione” presentato da Anitec-Assinform a Milano nel corso dell’evento #IArevolution: l’intelligenza artificiale per un’impresa più competitiva e sostenibile”. Un incontro che ha voluto creare un confronto tra i partecipanti del mondo accademico, scientifico, digitale e imprenditoriale, ma anche politico e istituzionale, per fornire una panoramica dell’ecosistema dell’IA e fare da “call to action per l’Italia”, perché questo abilitatore digitale che sta innovando tutti i settori possa rappresentare una leva per la competitività delle imprese italiane nel futuro. 

Anitec-Assinform - presentazione white paper “L'IA in azione” dell'evento #IArevolution
Anitec-Assinform – presentazione white paper “L’IA in azione” evento #IArevolution

“L’intelligenza artificiale è già qui e sempre di più entrerà nelle nostre aziende – esordisce Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform -. Non dobbiamo temerla, ma cogliere ogni opportunità che ci potrà offrire per migliorare produttività e competitività, nonché per creare lavori di qualità per i nostri giovani. Oggi dobbiamo fare in modo che la sua adozione diffusa diventi un obiettivo chiave per l’Italia, ma perché ciò si realizzi è necessario definire una strategia forte che trasformi idee e potenzialità in investimenti”.

Marco Gay
Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform – “L’IA in azione” evento #IArevolution

Settori più avanzati 

Tra i settori economici più proattivi, il banking, le telecomunicazioni e i media sono quelli che guidano la sperimentazione dell’AI, con entrambi i comparti che evidenziano un volume di mercato oltre gli 80 milioni di euro e un tasso di crescita superiore al 30%. Altri settori, come la sanità, il manifatturiero e l’assicurativo, mostrano tassi di crescita significativi, con volumi di mercato che oscillano tra i 30 e i 50 milioni di euro. La pubblica amministrazione appare invece più in ritardo.

“C’è un drammatico bisogno di intervenire e di cambiare le regole del gioco, nella distribuzione dei capitali, e la pubblica amministrazione è fondamentale in questo contesto – interviene Roberto Saracco, coordinatore Gruppo di lavoro IA di Anitec-Assinform presentando i dati della ricerca -. Lo stato dell’ecosistema italiano dell’AI ci dice che questa tecnologia è applicabile ed è applicata, lo vediamo dai case study e parlando con le Pmi. Purtroppo le imprese italiane in generale sono in ritardo, ed è peraltro normale che ogni tecnologia venga applicata prima per cercare di ridurre i costi e aumentare l’efficienza e solo in una seconda fase per cercare di sviluppare il business; ma l’AI permette proprio di sviluppare il business. E’ questo uno dei messaggi forti che vogliamo dare, di usare l’AI per aumentare il portafoglio e la competitività. La difficoltà oggi è la mancanza di risorse umane; serve education, per i manager, per chi ci deve lavorarci, per chi deve utilizzare l’AI e per chi opera nel contesto complessivo, come i membri del parlamento, per i quali suggerirei magari qualche seminario”.

Roberto Saracco, coordinatore Gruppo di lavoro IA di Anitec-Assinform
Roberto Saracco, coordinatore Gruppo di lavoro IA di Anitec-Assinform – “L’IA in azione” evento #IArevolution

“L’intelligenza artificiale sta innovando tutti i settori e può garantire la competitività delle imprese italiane nel prossimo futuro. Sviluppo del capitale di conoscenza e competenze digitali, risorse e strumenti di sostegno all’innovazione, regole semplici ed equilibrate: sono questi i principali ingredienti per far sì che l’Italia benefici al massimo dell’utilizzo di questa tecnologia”, concorda Gay .

AI, limiti all’adozione e regolamentazione

L’artificial intelligence ha un potenziale indiscutibile, soprattutto legato all’AI generativa, con una capacità di influenzare ogni settore e fase del business, ma è al contempo soggetta ad una serie di lacune e freni che ne limitano l’adozione nel panorama produttivo italiano. Tra i limiti riscontrati dall’analisi di Anitec-Assinform, la mancanza di comprensione della tecnologia e di consapevolezza delle sue potenzialità, con la percezione che sia una tecnologia troppo complessa o inaccessibile; limiti che si aggiungono ad una cultura aziendale e manageriale non sempre pronta ad accogliere il cambiamento. Da qui l’importanza e la necessità di formazione sia tecnica sia manageriale, che si scontra con una formazione accademica spesso troppo teorica e poco orientata alle esigenze concrete delle imprese e che sfocia nella difficoltà di trovare competenze adeguate.

Si sottolinea anche qualche limite sul fronte della regolamentazione dell’AI. Il suo sviluppo avviene infatti in un contesto regolatorio europeo ancora in fase di definizione, che sembra concentrarsi più sui possibili rischi associati all’IA piuttosto che sulle opportunità che può offrire. L’Europa, e in particolare l’Italia, sono chiamate a giocare un ruolo chiave, garantendo un quadro normativo equilibrato che favorisca l’innovazione senza trascurare le questioni etiche e di sicurezza. “L’IA riguarda tutti: imprese, PA, cittadini. Per questo, l’Italia deve avere una strategia pubblico-privato che si basi su tre pilastri fondamentali: competenze e conoscenza – a partire dalla rapida messa in operatività del Centro nazionale per l’IA di Torino ma senza lasciare indietro PA, scuola, università; risorse significative da destinare a R&S&I e Industria 4.0; un quadro di regole semplici e pro innovazione”, dichiara Gay.

Nel corso dell’evento si pone dunque fortemente l’accento sulla necessità di un approccio strategico e coordinato nell’adozione dell’IA. L’Europa, e in particolare l’Italia, sono chiamate a giocare un ruolo chiave, ovvero a garantire un quadro normativo equilibrato che favorisca l’innovazione senza trascurare gli aspetti di sicurezza e salvaguardia degli individui.

L’obiettivo della commissione europea sull’AI Act è quello di guidare l’innovazione in modo responsabile e in linea con i valori comuni di sostegno alla creazione di un mercato europeo più solido. Interviene sul tema Vittorio Calaprice, rappresentante in Italia della Commissione europea: “Il tentativo della commissione europea attraverso l’AI Act è quello di rafforzare l’ecosistema dell’eccellenza insieme all’ecosistema della fiducia di questo apparato normativo che deve aiutare da un lato i consumatori e dall’altro le imprese”.

Vittorio Calaprice, Rappresentanza in Italia della Commissione europea
Vittorio Calaprice, Rappresentanza in Italia della Commissione europea – “L’IA in azione” evento #IArevolution

Lavorando in questa direzione, spiega Calaprice, sono stati messi in campo tre strumenti chiave: “il primo è il coordinamento delle 27 politiche nazionali per l’intelligenza artificiale per rafforzare questo mercato e costruire un’autonomia strategica; il secondo è la costruzione di un impianto regolatorio che garantisca la creazione di un mercato con direttive certe per le imprese e che allo stesso tempo garantisca la fiducia da parte dei consumatori di avere sistemi con norme standardizzate – una regolamentazione della Commissione Ue che è peraltro fonte di grande interesse da parte di organizzazioni internazionali come G7, Ocse, Onu che guardano alla capacità dell’Europa di aver creato norme comuni di cui l’AI Act è il cuore –; il terzo strumento è rappresentato dagli investimenti con l’assegnazione di un apposito programma di bilancio – DigitalEurope – che supporta lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale e lo sviluppo di reti di conoscenza legate ai centri di ricerca. Abbiamo in questo campo il più grande programma di ricerca al mondo – Horizon Europe – che dedica una parte rilevante all’intelligenza artificiale e abbiamo sviluppato in tutta Europa una serie di European Digital Innovation Hub con i quali anche le piccole imprese che hanno un basso tasso di innovazione potranno essere supportate, e c’è poi il NextGen Eu che assegna una parte rilevante in Europa e in Italia allo sviluppo del settore digitale, all’interno del quale l’intelligenza artificiale ha una parte importante”. 

Massimiliano Capitanio, Commissario Agcom
Massimiliano Capitanio, Commissario Agcom – “L’IA in azione” evento #IArevolution

Come difendere persone e aziende dalle ventilate minacce derivanti dall’uso dell’AI. Su questo tema interviene Massimiliano Capitanio, Commissario Agcom a sostenere il ruolo di arbitro che assume l’istituzione da lui rappresentata. “Dobbiamo in primo luogo distinguere tra cittadini e consumatori, ovvero se vogliamo una platea solo di consumatori inerti che subiscono le tecnologie lasciamo da parte qualunque tipo di regolazione; se invece vogliamo crescere dei cittadini consapevoli, liberi e sicuri allora è il caso di scrivere delle regole”. La preoccupazione fondamentale che emerge dalla fotografia di Anitec-Assinform è un’ansia regolatoria che forse vuole imbrigliare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale; “Io non credo siamo in queste condizioni – sottolinea -; si tratta semplicemente di scrivere un codice della strada e di stabilire regole di circolazione condivise. In questo momento – a meno che poi il Parlamento non decida di delegare ad Agcom anche delle competenze tecnologiche infrastrutturali come avvenuto di recente per la certificazione degli standard di qualità della fibra ottica – credo che le competenze di Agcom risiedano proprio nella regolazione dell’intelligenza artificiale generativa per accompagnare il Paese in una maggiore consapevolezza sull’uso dei prodotti dell’AI”. 

L’avvio del Centro nazionale sull’IA di Torino annunciato dal governo è un tassello chiave in questa strategia, per accompagnare le imprese lungo i due binari delle trasformazioni digitale sostenibile. Così come l’AI Act avrà un ruolo chiave per indirizzare gli investimenti in questo settore: dobbiamo creare un ambiente in cui l’innovazione possa prosperare senza trascurare le questioni etiche e di sicurezzaconcorda Gay -.  Come Associazione abbiamo attivato da tempo iniziative per sensibilizzare le imprese sulle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e siamo pronti a lavorare con le Istituzioni per accompagnare questa trasformazione del Paese”.

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