La “nuova” Oracle Cloud Infrastructure proposta anche in Italia rappresenta forse la novità tecnologica più importante dell’anno fiscale Oracle che è iniziato a giugno. L’azienda si è mossa in modo convinto nella specializzazione della sua offerta nel mercato di riferimento cloud ed ha investito in modo importante in questa direzione.

Ne parliamo con Andrea Sinopoli, Cloud Technology Leader di Oracle Italia che spiega: “E’ un ambito di impegno che specializza ulteriormente l’anima tecnologica dell’azienda anche in Italia, sulla scia di quanto è accaduto già negli Usa, più di un anno fa. Convinti che sia questo il momento per scendere in campo in modo innovativo nel mercato cloud“. Negli anni Oracle ha studiato l’evoluzione di questo digital enabler individuando “due vie” di sviluppo, che hanno anticipato quella attuale. La prima idonea ad indirizzare le esigenze delle startup, delle realtà ‘cloud native’, e la seconda legata al mondo della collaboration, dei front-end, più vicino al mondo consumer quindi. Mentre la “terza wave”, quella attuale nasce dall’esigenza dei clienti, spinti anche dalla situazione attuale, di accelerare nel percorso di digitalizzazione. “Ecco quindi che quando si parla di cloud di classe enterprise – prosegue SinopoliOracle rinnova la stessa promessa rispettata nei suoi 40 anni di attività che è quella di presentarsi con l’alta affidabilità caratteristica di chi ha in mente le necessità aziendali mission-critical, che contraddistingue ogni sua proposta. Quindi di rappresentare un partner tecnologico di riferimento nel fornire tecnologia e servizi di livello enterprise. In Italia, questo significa rispondere anche alle esigenze del tessuto delle medie imprese per le quali proprio l’affidabilità è determinante”.

Andrea Sinopoli Technology Cloud leader Oracle Italia
Andrea Sinopoli Technology Cloud leader Oracle Italia

La sfida è quella di rispettare il mandato come partner tecnologico di riferimento ma anche saper approcciare il mercato ed avvicinarsi ai clienti con la dinamicità di una “startup”, per flessibilità di paradigmi e mindset. “La vendita, in questo senso, rappresenta per Oracle semplicemente il momento iniziale di un percorso affianco ai clienti, passando da fornitore di tecnologia a partner tecnologico, da fornitore di “prodotti” a fornitore di “servizi”.

Oracle considera il cloud di classe “enterprise” come sostanzialmente caratterizzato da quattro pilastri fondativi: Resilienza, Sicurezza, Performance e Automazione.

I tratti distintivi della proposta cloud di Oracle

Per quanto riguarda il tema della resilienza, i servizi IaaS e PaaS offerti da Oracle sono garantiti con al massimo due ore di downtime e sono perfettamente ridondati nelle diverse cloud region, con all’interno di ogni region la disponibilità di tre data center.
Il tema della sicurezza senza compromessi ha richiesto a Oracle invece di ripensare a tutto il tessuto su cui è stato sviluppato il cloud di prima generazione, per cui oggi è corretto e coerente parlare di Oracle Cloud Infrastructure Gen2 proprio rimarcando il fatto che mantenere la promessa sulle aspettative dei clienti ha richiesto una riprogettazione completa della sicurezza. Oracle ha proceduto “‘disaccoppiando’ gli apparati hardware, per cui dove oggi risiede la parte di security non possono insistere gli stessi componenti hardware su cui risiedono i dati dei clienti. Sono stati inoltre introdotti strumenti di machine learning per elevare l’automazione della gestione della sicurezza”, in modo proattivo vengono rilasciati i necessari adeguamenti software per prevenire gli attacchi, così come sono gestiti all’interno dell’economia dei DC verifiche e controlli su chi e come accede alle informazioni. Terza caratteristica le performance: “bisogna supportare appieno il cliente in questo senso – continua Sinopolipermettendogli di affidare al cloud dei workload di tipo enterprise con la massima fiducia. In questo ambito l’elemento distintivo del cloud di Oracle è il tema della predicibilità con cui vengono erogate le performance”. Le aziende non devono così subire i limiti imposti dalla coesistenza di diversi clienti sulle stesse risorse, un aspetto comune negli altri cloud. Anche questo elemento è stato tenuto necessariamente in conto nel ripensare l’architettura del cloud Oracle. “Si è investito quindi in modo importante nella parte di network all’interno dei DC, per cui pur avendo risorse condivise, il network è pensato in modo da consentire ad ogni cliente di disporre nel modo migliore, attraverso connessioni punto a punto, di tutte le infrastrutture e i servizi, come sarebbe possibile solo in modo dedicato”. Il tema dell’automazione viene spinto infine anche per quanto riguarda approvvigionamento e gestione dei servizi, in modo da eliminare una serie di task operativi e questo permette di limitare i rischi legati all’errore umano. Un approccio che già si è rivelato efficace con il rilascio dell’ultima versione di Oracle Autonomous Database.

Sicurezza e automazione, nell’ambito della proposta cloud di Oracle, sono tra i benefici riconosciuti anche dalle nostre Pmi che con team IT non sempre molto strutturati possono comunque beneficiare della protezione in cloud di brevetti, dati, proprietà intellettuali, più di quanto non potrebbero fare on-premise. “Proprio per la possibilità di liberare le risorse grazie all’utilizzo dei sistemi automatizzati. Tra i casi più interessanti in questo ambito per esempio c’è Siav un nostro Partner ISV che ha abbracciato di recente anche la soluzione Exadata Cloud At Customer”

“Gli elementi che caratterizzano il successo di Oracle in Italia si legano alla capacità di “cablare” all’interno del cloud Oracle tutti gli elementi distintivi storici della tecnologia”. Si pensi per esempio ai sistemi ad alta affidabilità, come Real Application Cluster (gestione in real time dei workload DB). Ma tra i servizi cloud si trovano anche i sistemi ingegnerizzati come la proposta Exadata: aspetti che hanno segnato il successo di Oracle, proprio in Italia, in quei mercati dove le core application sui dati hanno bisogno di performance importanti (per esempio il finance).

Oracle inoltre è partner di riferimento nel rilascio dei servizi infrastrutturali (Iaas) per l’HPC (anche attraverso la partnership con Altair): quindi su sistemi determinanti per le applicazioni di calcolo del rischio, la modellizzazione e progettazione nell’automotive (tra i clienti Nissan) ed il calcolo nella fluidodinamica in ambito automotive.

Il Cloud Gen2 consente oggi ad Oracle di operare anche come hyperscaler cloud provider di riferimento – si pensi per esempio alle scelte di Oracle Cloud da parte di Zoom e TikTok – entrando in un mercato quindi in cui l’utilizzo della tecnologia cloud avviene su larga scala.
La completa aderenza della proposta cloud di Oracle ai temi su cui si è basata la strategia per anni, per esempio per quanto riguarda privacy e sicurezza, si ritrova oggi anche nell’approccio multicloud. Si può pensare al riguardo alle partnership con Vmware e Microsoft, ma anche all’adesione ai progetti come quello attuale europeo, relativo a Gaia-X del tutto in linea con i valori di servizio cloud di Oracle. Tra i progetti che meglio esprimono l’idea di “cloud abilitante” merita poi di essere ricordata la partnership filantropica con il Tony Blair Institute for Global Change, per estendere su larga scala i programmi di vaccinazione in Africa, che ad esempio ha portato i vaccini in soli 8gg a oltre 73mila persone. Un cloud quindi in grado di “rompere le barriere e integrarsi con i diversi sistemi informativi di Paesi diversi”.

E’ naturale rifondare il cloud di prima generazione e riforgiarlo è naturale abbia richiesto e richieda importanti investimenti, anche solo pensando ai nuovi DC. Oracle oggi è tra le poche aziende che investe in R&D ed è in grado di creare in casa soluzioni e prodotti (come l’Autonomous Database) ma anche di pensare a piani ambiziosi come l’apertura di nuove region DC nel mondo. “Si contano 28 region, in fase di apertura ce ne sono altre 8 solo sul territorio europeo, tra cui quella italiana, prevista nella prima metà del 2021 che permetterà al mercato italiano di indirizzare ancora meglio le esigenze dei financial services e del public sector”, specifica Sinopoli. Con il vantaggio ulteriore per cui già oggi Oracle è in grado di erogare i medesimi servizi di public cloud all’interno dei DC dei clienti con la proposta Oracle Cloud at Customer, in linea con l’idea di “sostenibilità del cloud” di modernizzazione e spinta al digitale che non può prescindere dall’adozione di paradigmi adeguati in questo senso. 

Oracle Cloud Infrastructure, stack completo end-to-end

Oracle offre un stack end to end completo ineguagliato: sia la parte applicativa (servizi SaaS), sia quella tecnologica (PaaS), sia infrastrutturale (IaaS). “Può farlo sulla scorta dello sviluppo di tecnologie che in modo trasparente possono essere fruite come si preferisce (on-premise, sul cloud, e in modalità Cloud At Customer) – spiega Sinopoli -.  Questo è stato fatto per consentire al cliente, in qualunque momento del suo percorso di digitalizzazione si trovi, di agganciarsi alla proposta più conveniente. Gli sviluppi di piattaforma, tutti, facilitano questa integrazione in modo nativo. Oracle sta investendo in modo importante anche su tutta la componente SaaS (HR, Erp, CX ovvero Crm, sales e marketing) dove è riconosciuta da Gartner come riferimento e in posizione di leadership ormai da diversi anni. Anche a livello applicativo sono inseriti infatti gli stessi concetti di automazione e di utilizzo dell’AI sfruttata in ambito tecnologico.

In più, la disponibilità applicativa da parte di un unico vendor permette didisporre di un unico data model condiviso che semplifica l’integrazione con i processi aziendali”. Il data model supportato dalla tecnologia DB convergente prevede che, indipendentemente dal linguaggio che l’applicazione richiede al DB e dal tipo di query, sia possibile offrire un’unica soluzione dati in grado di interagire con applicazioni che parlano diversi linguaggi. La Oracle Cloud Infrastructure è già pensata a sua volta per ospitare questi elementi di innovazione e automazione con i relativi paradigmi di AI e ML, anche all’interno dell’infrastruttura. Da qui la possibilità di offrire un unico stack coerente.

Gli analisti riconoscono l’impegno superiore di Oracle nel cloud e l’azienda ha raggiunto la percentuale maggiore di crescita proprio sulle scorecard che sono alla base del rilascio dei magic quadrant. Gartner in proposito sottolinea che il cloud enterprise di Oracle propone l’azienda come partner di riferimento da considerare non solo per ospitare in cloud i carichi di lavoro già Oracle, ma anche per le azioni di “lift and shift” di workload da mondi non Oracle. E questo ben oltre le valutazioni sul confronto tra prezzo e performance (che vedono Oracle in vantaggio nel confronto con altri hyperscaler), ma con alta attenzione anche rispetto alla possibilità di ottenere i massimi vantaggi anche sfruttando altre tecnologie.
Tra le iniziative in questa direzione, per esempio, Oracle ha in corso una partnership strategica con Vmware che prevede che il servizio Vmware sul cloud Oracle offra un layer di secondo livello sul network, per cui il cliente continua a mantenere perfetta autonomia di gestione dei mondi virtualizzati Vmware, mentre su altri cloud una gestione di questo livello non sarebbe possibile. 

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