“Con la continua evoluzione dei requisiti necessari per indirizzare il lavoro ibrido, le organizzazioni si trovano a dover monitorare con maggior frequenza i cambiamenti, applicare nuove policy in modo tempestivo e implementare flussi di lavoro. Riteniamo che l’automazione alimentata dalla data science possa migliorare ]…[ l’efficienza operativa e trasformare la forza lavoro IT”, così Shankar Iyer, senior vice president e general manager, End-User Computing, Vmware, delinea i tratti che hanno ispirato l’evoluzione di Workspace One, la piattaforma per il digital workspace di Vmware, basata sull’AI e pensata per distribuire e gestire in sicurezza qualsiasi app sui dispositivi. 

Con gli aggiornamenti frequenti e rapidi delle applicazioni, le aziende si trovano in difficoltà a dover gestire le esigenze della forza lavoro ibrida e crescono le complessità operative mentre gli strumenti utilizzati diventano obsolescenti più velocemente. Per soddisfare questi bisogni Vmware Workspace One registra alcuni cambiamenti radicali a livello architetturale, volti a migliorare la scalabilità in ambito enterprise addirittura fino a milioni di endpoint e, con Vmware App Volumes, riduce i tempi di gestione e i costi infrastrutturali degli ambienti desktop e app virtuali. 

Shankar Iyer Vmware
Shankar Iyer, senior vice president e general manager, End-User Computing, Vmware

Accade nel solco delle esigenze di mercato, infatti – secondo una recente ricerca Vmware l’87% delle organizzazioni dichiara di aver incrementato gli investimenti in automazione negli ultimi due anni ed ora i miglioramenti della piattaforma Anywhere Workspace annunciati consento di integrare l’automazione in ogni fase del flusso di lavoro IT.

Oggi, dietro Vmware Workspace One, opera un’architettura SaaS con prestazioni e scalabilità migliorate. Si tratta di un’architettura containerizzata per offrire soluzioni innovative più velocemente.
In particolare, con l’ultima evoluzione disponibile i clienti possono scalare i propri deployment, mantenendo prestazioni elevate sui carichi di lavoro delle risorse. Questo include prestazioni di distribuzione delle risorse fino a 10 volte migliori per le app e i profili su tutte le piattaforme di dispositivi e tempi di caricamento della console arricchiti per una migliore esperienza di amministrazione.

L’architettura modulare però consente anche di sviluppare nuove funzionalità con la reattività necessaria mantenendo elevata l’affidabilità, così che che i team IT dei clienti possano contare su Vmware per il supporto delle funzionalità. L’architettura odierna infine alimenta nuovi servizi di piattaforma, tra cui Workspace One Freestyle Orchestrator e Desired State Management. Significa disporre di un kit di strumenti automatizzati e low-code per risolvere problemi di business di ordine superiore nella gestione degli endpoint, nella sicurezza e nell’esperienza utente.

Vmware Workspace One, la strategia

Un aspetto è importante sottolineare: da una parte continua la maturazione delle tecnologie per l’endpoint management unificato (Uem) e dall’altra Vmware modernizza la propria piattaforma SaaS, e si posiziona in modo da garantire una maggiore velocità delle funzionalità e miglioramenti delle prestazioni, come dichiara

Phil Hochmuth
Phil Hochmuth, program VP Endpoint Management and Enterprise Mobility, Idc

Phil Hochmuth, program vice president, Endpoint Management and Enterprise Mobility, Idc: “I team di gestione degli endpoint svolgono un ruolo fondamentale nel migliorare l’efficienza operativa e la sicurezza dell’ambiente di lavoro digitale. A tal fine, le capacità di automazione e di gestione dello stato desiderato che Workspace One è in grado di fornire sono molto promettenti per aiutare queste organizzazioni”.

Ecco quindi che il framework di orchestrazione unificato estende l’uso delle funzionalità di Freestyle Orchestrator oltre i casi d’uso Uem, rendendole disponibili per tutti i servizi Workspace One e le applicazioni di terze parti, così i clienti di Workspace One Intelligence esistenti vedono ora le automazioni legacy sostituite dal canvas unificato di Freestyle Orchestrator ed è possibile creare flussi di lavoro basati su policy, ma con un’interfaccia utente low-code.
Oltre ai passi avanti relativi all’orchestrazione arriva il nuovo Workspace One Marketplace con le integrazioni per collegare applicazioni cloud di terze parti con soluzioni preconfezionate che includono azioni, modelli e script. Le soluzioni preconfezionate e l’orchestrazione low-code semplificano i casi d’uso come l’onboarding e l’offboarding, l’ottimizzazione delle licenze, i flussi di lavoro di quarantena della sicurezza e altro ancora.

Per quanto riguarda inoltre il delivery applicativo, con Apps on Demand for Publised Apps l’IT può ridurre i tempi di gestione e i costi di infrastruttura dei tradizionali deployment di app pubblicate, mentre è con Vmware App Volumes, che è possibile eliminare la necessità di un’infrastruttura di app farm dedicata con un modello di app delivery moderno che distribuisce le app on-demand man mano che gli utenti vi accedono su server Rdsh generici. Significa abbattere ulteriormente i costi di gestione e quelli infrastrutturali delle tradizionali app farm pubblicate, costruite in base ai requisiti di picco di utilizzo. Ma l’aspetto più importante di App Volumes è che consente di separare completamente il livello applicativo dai sistemi operativi, per la gestione semplificata delle prime e dei secondi e la riduzione del numero di immagini che l’IT deve creare e gestire, indipendentemente dall’ambiente cloud o on-premise. 

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