Ormai da anni la presenza dei Ceo italiani di aziende tecnologiche al forum Ambrosetti di Cernobbio alza l’attenzione sul potenziale della tecnologia a favore del business. Non c’è dubbio che la relazione Tecnologia-Vita sia diventata sempre più forte in un crescendo da secoli e che l’impatto delle tecnologie sulla trasformazione di società, aziende, sanità, educazione, pubblica amministrazione sia imprescindibile, ma è un’onda che non si arresta, né nella portata dell’innovazione né negli impatti su ricerca, Pil, etica, lavoro, famiglia…

Ricorda Valerio De Molli, Ceo di The Ambrosetti House nel suo keynote inaugurale al Forum 2023, gli innovatori che hanno fatto la storia con innovazioni disruptive per sottolinearne la portata e la giovane età, oggi che stiamo vivendo in Italia “un inverno demografico”.

Tassi di natalità - Fonte: Keynote Valerio De Molli, Ceo di The European House – Ambrosetti, al Forum Ambrosetti 2023 di Cernobbio
Tassi di natalità – Fonte: Keynote Valerio De Molli, Ceo di The European House – Ambrosetti, al Forum Ambrosetti 2023 di Cernobbio

Un rallentamento che impatta su crescita economica (“una popolazione di 51 milioni di persone in Italia nel 2050 porterà a una perdita economia pari a un terzo del Pil”), sulla produttività (“con circa 8 milioni di persone in meno la produttività dovrebbe raddoppiare, e questo fatto impossibile richiede un ridisegno del modello economico del Paese”), sulla sostenibilità dei conti pubblici (“il modello di welfare attuale in uno scenario di minore immigrazione e natalità sarebbe messo in discussione. Nel 2070 ogni persona alla nascita si troverà con in debito 3 volte l’attuale, pari a 127mila euro), sull’intero impianto statale (“il rapporto tra pensionati e lavoratori passerà dall’attuale 1:4 a 1:1 nel 2050, rendendo impossibile sostenere il sistema”), sulla creatività, legata secondo De Molli all’equazione più giovani = più innovazione = più cambiamento = futuro migliore per tutti.

Gli esempi? Leonardo Da Vinci già geniale a 20 anni, Guglielmo Marconi inventa la radio a 23, Thomas Edison la lampadina a 32, Albert Einstein teorizza la relatività generale a 26 anni, Marie Curie vince il Nobel per la fisica a 36 anni…. per arrivare poi ai giorni nostri, Tim Berners-Lee inventa il web a 35 anni, Bill Gates fonda Microsoft a 20 anni, Mark Zuckerberg Facebook a 19 anni, Evan Spiegel SnatChat a 21, Brian Chesky AirBnb a 26 anni… Mi fermo qui.

Età degli innovatori più disruptive - Fonte: Keynote Valerio De Molli, Ceo di The European House – Ambrosetti, al Forum Ambrosetti 2023 di Cernobbio
Età degli innovatori più disruptive – Fonte: Keynote Valerio De Molli, Ceo di The European House – Ambrosetti, al Forum Ambrosetti 2023 di Cernobbio

Quale l’impatto dell’AI nel futuro

Quest’anno l’intelligenza artificiale generativa – sdoganata lo scorso novembre dalla diffusione anche mediatica di ChatGpt – è stata al centro dei dibatti di Cernobbio, grazie ai risultati di uno studio condotto da The European Ambrosetti e Microsoft i cui insight sono stati colti dagli addetti ai lavori come un segnale di una rivoluzione già in corso.

Abbiamo interpellato sul tema, e sull’impatto che l’AI e la tecnologia piu in generale potranno avere sul futuro delle aziende e del Paese, cinque Ceo italiani di grandi filiali multinazionali, presenti a Cernobbio, per cogliere dalle loro testimonianze la portata dell’innovazione. Partendo da una prima evidenza legata al Pil: se a Cernobbio gli economisti hanno confermato la crescita del Pil italiano dell’1% nel 2023, nello stesso tempo le stime dello studio The European House – Ambrosetti e Microsoft affermano che l’utilizzo pervasivo dell’AI generativa potrebbe portare a una crescita annuale del +18% del Pil, elevando l’Italia a un livello di produttività unico mai raggiunto. Una sfida interessante. Ma come sarebbe possibile? Ne parliamo con Gianmatteo Manghi (AD di Cisco), Vincenzo Esposito (AD di Microsoft), Stefano Rebattoni (presidente e AD di Ibm), Claudio Bassoli (presidente e AD di HPE), Filippo Giannelli (Area VP & country manager di ServiceNow). 

Gianmatteo Manghi, Cisco: “AI e quantum sono collegati”

Il ragionamento di Gianmatteo Manghi, amministratore delegato di Cisco Italia, parte da un dato di fatto e da una preoccupazione: l’AI è una tecnologia che necessita di enormi risorse di calcolo, anche energetiche, oltre che di grandi competenze, sia per essere governata e sia per essere utilizzata in modo produttivo e inclusivo, perché rimane alto il rischio che possa essere impiegata anche per scopi impropri, per alimentare la creazione di minacce informatiche. “In queste considerazioni ci sono i tre elementi su cui lavorare: infrastruttura e reti da rafforzare, con grande attenzione alla sostenibilità della tecnologia, formazione e riqualificazione delle persone, cybersecurity”.

Ma avere la consapevolezza che l’AI possa generare tanto valore rappresenta un elemento in più per non prestare il fianco ad alibi quando si tratta di investire sull’innovazione, a livello pubblico o privato. Ma AI non è solo generativa. C’è l’AI nel futuro delle reti che noi stiamo costruendo, per renderle capaci di configurarsi, funzionare al meglio e proteggersi; c’è l’AI nello sviluppo di quelle funzionalità che aumentano la visibilità, l’osservabilità sulle reti e sulle applicazioni e servizi che su di esse fanno affidamento. Questa ‘altra’ AI, probabilmente meno visibile, è altrettanto importante per aumentare l’efficienza e la competitività delle nostre imprese, ed è su questo punto che, come Cisco, siamo particolarmente focalizzati”. 

Gianmatteo Manghi, amministratore delegato di Cisco Italia
Gianmatteo Manghi, amministratore delegato di Cisco Italia

Di fatto l’intelligenza artificiale rimane una parte del tutto. “Vorrei ricordare l’altra grande rivoluzione della tecnologia quantum, che nell’arco di cinque-sette anni ci consentirà di creare nuovi modi di trasmettere dati sulle reti, nuovi modi di cifrarli e di mantenerli sicuri, e abiliterà un potenziale di calcolo enorme. AI e quantum sono collegate, perché il quantum offrirà le risorse necessarie a rendere pervasiva a livello globale l’AI in tutte le sue diramazioni. E’ necessario quindi portarsi avanti anche su questo versante, su cui Cisco sta già investendo molte risorse”.

Rimangono evidenti le criticità, la prima è legata alla mancanza di risorse che fa diventare primaria la sfida delle competenze (“Le nostre Networking Academy nell’ultimo anno hanno formato oltre 62.000 persone, ma non c’è dubbio che ci sia la necessità di una spinta di sistema ancora più forte”) la seconda è la criticità legata alla sicurezza, come ogni anno ci ricorda il Rapporto Clusit (un aumento del 169% degli attacchi nel nostro paese nel 2022). “La sicurezza è un problema che riguarda tutti. Le dinamiche degli attacchi più frequenti, come quelli di ransomware, dimostrano che c’è ancora tantissimo da fare anche a livello di educazione verso comportamenti corretti. Ma occorre rimboccarsi le maniche anche per essere un passo avanti rispetto ai criminali informatici e al cyber warfare, che usano mezzi sempre più sofisticati. Il tema è critico per il paese e per le sue infrastrutture e in questo senso credo nell’unione tra le forze di pubblico e privato. In Cisco, ad esempio, abbiamo un gruppo di ricerca, chiamato Talos, composto da circa 500 ethical hacker che intercettano e analizzano miliardi di attacchi informatici ogni giorno. Per condividere informazioni rilevanti e svolgere attività di formazione a favore del nostro Paese, abbiamo stipulato un accordo con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale“.

L’ultimo punto di attenzione è l’aspetto energetico legato alla digitalizzazione delle infrastrutture chiave, con un peso enorme in termini di sostenibilità. “Dal punto di vista dell’infrastruttura di rete fissa abbiamo fatto grandi passi avanti nella banda larga, mentre rimane importante accelerare la diffusione del 5G. D’altro canto accelerare la digitalizzazione delle grandi infrastrutture energetiche significa abilitare la transizione all’energia pulita: questo è un altro ambito dove non possiamo fermarci”.

Claudio Bassoli, Hpe: “L’impatto dell’AI deve smuovere le Pmi”

Gli ultimi anni ci hanno aiutato a capire come il digitale sia non solo una leva di competitività e crescita del sistema ma anche un elemento fondamentale per dare vita ad un nuovo modello di sviluppo più resiliente e sostenibile. “In questo contesto, l’arrivo dell’AI generativa rappresenta senza dubbio un elemento che moltiplicherà questi benefici, grazie alla sua sorprendente rapidità di adozione e alla conseguente corsa tra aziende e consumatori per utilizzarla e implementarla” esordisce Claudio Bassoli, presidente e amministratore delegato di HPE.
Tutti noi siamo all’inizio di un viaggio per comprendere la reale portata di questa nuova tecnologia. “Se gli ultimi mesi sono stati una guida, i prossimi anni saranno un giro sulle montagne russe caratterizzato da innovazione frenetica e nuove scoperte tecnologiche che ci porteranno a ricalibrare la comprensione dell’impatto dell’AI sul nostro lavoro e sulle nostre vite”.
In particolare, l’AI potrà avere un impatto significativo sulle piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale del sistema economico, generando benefici per i principali settori produttivi. “Tuttavia, per sfruttarne a pieno il valore aggiunto è fondamentale che le Pmi diventino attori e non solo fruitori di questa nuova tecnologia, sviluppando prodotti e servizi innovativi finalizzati ad automatizzare i processi, gestire grandi quantità di dati e personalizzare l’esperienza del cliente”.

Claudio Bassoli, presidente e amministratore delegato di Hpe Italia
Claudio Bassoli, presidente e amministratore delegato di Hpe Italia

È importante dunque comprendere correttamente come e dove ci stiamo muovendo, secondo Bassoli. “Dalla nostra prospettiva, è necessario trasmettere la consapevolezza che l’intelligenza artificiale non potrebbe esistere senza i supercomputer. Questi potenti strumenti, riconosciuti come risorse strategiche dalle principali nazioni del mondo, rappresentano l’infrastruttura fondamentale per il suo funzionamento. Chi sarà leader nel campo del supercomputing avrà un’influenza significativa sull’AI e sull’economia nei prossimi cinquant’anni. Inoltre, data la crescente velocità dell’evoluzione tecnologica, occorre puntare sull’importanza di accelerare la riqualificazione della forza lavoro. In definitiva sono proprio questi gli strumenti per sviluppare il potenziale che può creare un enorme valore per l’economia globale in un momento in cui si riflette sugli enormi costi di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico e si aprono sfide cruciali come la ricerca di cure per le malattie rare, l’esplorazione spaziale e la ricerca di nuove risorse minerarie ed energetiche”.

Ma Bassoli tiene a precisare quanto sia fondamentale che lo sviluppo dell’AI generativa si basi su alcuni principi etici fondamentali: “Innanzitutto, è importante monitorare e controllare come vengono utilizzati i dati attraverso una “governance dei dati” ben definita. In secondo luogo, l’AI deve essere sviluppata in modo da rispettare i diritti umani e la dignità dei cittadini. Il terzo principio fondamentale riguarda l’inclusività dell’AI, che non dovrebbe mai essere sviluppata con l’intenzione di creare disuguaglianze e danneggiare le persone. C’è poi la responsabilità, un concetto cruciale nel campo dell’AI perché implica che le persone e le istituzioni sono ritenute responsabili delle loro azioni o omissioni relativamente allo sviluppo di questa nuova tecnologia. Infine, è fondamentale che tutte le soluzioni di AI siano robuste, in modo che siano mitigati gli usi impropri e sia garantito il rispetto dei più elevati standard di sicurezza”.

In questo scenario in continua evoluzione, è prioritario che istituzioni, aziende e stakeholder lavorino insieme per garantire che l’AI generativa mantenga la sua promessa di creare valore significativo per tutti i cittadini. Perché in una società sempre più data driven, essere in grado di gestire i dati ed estrarne valore consente di produrre effetti positivi per tutti i settori, dalla sanità all’energia, dal turismo alla manifattura, dall’agricoltura allo spazio. “Secondo un’indagine condotta da YouGov e presentata da Hpe quest’anno, è emerso che il livello medio di data maturity delle organizzazioni italiane si attesta a 2,6 su una scala di 5. Questo costituisce una sfida significativa sia per il settore privato che per il settore pubblico nel raggiungere obiettivi cruciali, come l’incremento delle vendite e il progresso verso la sostenibilità ambientale. Per sbloccare il pieno potenziale dei dati, è essenziale collocarli al centro dei percorsi di trasformazione digitale delle organizzazioni, al fine di colmare le attuali lacune, potenziare l’autonomia aziendale e promuovere la collaborazione tra gli ecosistemi”.

Ma per sviluppare tutte le nuove tecnologie necessarie per gestire in modo efficace una quantità sempre crescente di dati è necessario avere a disposizioni infrastrutture di ultima generazione, performanti e sicure. “La piena e integrata digitalizzazione del Paese sarà inoltre possibile solo se, parallelamente all’implementazione delle infrastrutture e allo sviluppo delle nuove tecnologie, si punterà sulla diffusione della cultura digitale tra la popolazione”, versante sul quale scontiamo ancora un gap rilevante rispetto ai partner europei, come dimostrano i dati dell’Indice Desi 2022 della Commissione Europea che posiziona l’Italia al quartultimo posto nella classifica relativa alle competenze digitali di base.
“Per raggiungere questi obiettivi, serve un piano nazionale che promuova una strategia di medio-lungo periodo mettendo in sinergia aziende pubbliche, private e centri di ricerca. Altro tema prioritario, e che diventerà sempre più centrale con la trasformazione digitale, è quello della sicurezza dei nostri dati: aziende e PA devono dotarsi di piani strutturali di cybersecurity e utilizzare tecnologie avanzate che garantiscono i massimi standard di sicurezza mantenendo sul territorio italiano la gestione e la conservazione dei dati, soprattutto quelli più sensibili. E’ questo un dovere costituzionale per lo Stato, esattamente come la tutela della salute e degli altri diritti fondamentali dell’individuo”.

Vincenzo Esposito, Microsoft: “L’AI è un copilota dell’innovazione”

Come calare le potenzialità della tecnologia nella vita produttiva del paese? “L’impatto dell’AI e i benefici che è in grado di generare non hanno precedenti rispetto alle rivoluzioni digitali fino ad ora conosciute, come l’avvento del browser o dei cellulari – esordisce Vincenzo Esposito, amministratore delegato di Microsoft Italia -. Siamo di fronte a un fenomeno senza pari, che contribuirà a migliorare il mondo in cui viviamo e a raggiungere obiettivi finora impensabili”

Lo dice la ricerca condotta da The European House – Ambrosetti secondo la quale – come già accennato – l’utilizzo diffuso dell’AI generativa potrà generare una crescita del Pil pari al 18%, “come se in Italia si aggiungesse la produttività di una seconda Lombardia”.

Vincenzo Esposito, amministratore delegato di Microsoft Italia
Vincenzo Esposito, amministratore delegato di Microsoft Italia

“Siamo convinti che l’AI sarà un copilota di tanti aspetti della nostra vita: un amplificatore del lavoro delle persone e delle aziende, capace di liberare tempo da attività di routine, aumentare la creatività e dare spazio a crescita, innovazione e ingegno umano: è stato calcolato un risparmio annuo di 5,4 miliardi di ore lavorate, tempo prezioso che può essere dedicato ad attività a maggior valore. È un treno che l’Italia non può perdere, non sfruttarne il potenziale dell’AI non sarà solo un’opportunità mancata ma metterà l’Italia in difficoltà in termini di competitività, in un mercato globale che sarà sempre più plasmato dalla diffusione pervasiva di questa tecnologia”.

Le aziende italiane si stanno già avvicinando a queste tecnologie, cogliendone gli immediati benefici: un’impresa su due ha già provato a utilizzare soluzioni di AI e il 70% di coloro che le hanno testate dichiarano di aver ottenuto vantaggi di produttività. “Come Microsoft stiamo lavorando con 80 aziende ma occorre accelerare”.

In questo contesto, insieme alla rete di partner sul territorio, la società sta attivando AI Lab un programma nazionale per supportare le imprese, il mondo accademico, della ricerca e quello della pubblica amministrazione per individuare gli scenari strategici di innovazione in ambito AI, supportandone l’implementazione e la formazione di studenti e lavoratori. “Per cogliere davvero tutte le opportunità dell’intelligenza artificiale generativa, occorre stimolare la digitalizzazione delle imprese, con particolare attenzione alle Pmi e sviluppare le giuste competenze”.

Secondo la ricerca, per raggiungere concretamente un +18% del Pil, è necessario accelerare la digitalizzazione di più di 113mila Pmi del Paese: uno sforzo di digitalizzazione senza precedenti. Parallelamente, è fondamentale investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze per avere una forza lavoro in grado di beneficiare dei vantaggi dell’AI generativa. “In questo senso, all’Italia mancherebbero 3,7 milioni di occupati con competenze digitali di base e 137mila iscritti in più a corsi di laurea Ict per abilitare l’implementazione di soluzioni di AI generativa nel tessuto economico italiano”, senza trascurare gli aspetti etici. “È infatti necessario da parte di tutti gli attori coinvolti un senso di responsabilità condivisa, caratterizzato da trasparenza, affidabilità, sicurezza ed equità, indispensabili per sviluppare e utilizzare questa tecnologia in sicurezza”.

Ci sono alcuni settori chiave dove l’AI generativa può dare un contributo significativo all’accelerazione e alla crescita, secondo Microsoft: i settori finanziario, manifatturiero e sanitario (e scienze della vita) sono i mercati più maturi, mentre i processi aziendali che ne stanno traendo maggiori benefici, grazie a una più efficiente gestione di grandi quantità di dati, sono la R&D, la progettazione e la produzione e supply chain, ambiti chiave della nostra economia e del made in Italy.

Stefano Rebattoni, Ibm: “Investire nella ‘giusta’ AI, etica e sostenibile”

La rivoluzione dell’AI generativa, pari a quella vissuta con l’avvento di Internet, avrà un forte impatto sull’operatività delle imprese chiamate, già da oggi, a coglierne il potenziale se vorranno trarne beneficio in termini di crescita della produttività e, di conseguenza, di competitività. “I benefici saranno trasversali al business e andranno da una tempestiva e personalizzata gestione del cliente a livello di esperienza digitale, con gli assistenti virtuali che interagiscono con l’utenza, fino ad una migliore e più efficiente operatività interna all’impresa, come nello sviluppo di software o di nuovi prodotti in cui assisteremo a un forte incremento di produttività” commenta Stefano Rebattoni, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia. 

Stefano Rebattoni, Presidente e AD di IBM
Stefano Rebattoni, Presidente e AD di Ibm Italia

Un recente studio di Ibm condotto su 3.000 Ceo (2023 Ibm Ceo Decision-Making in the Age of AI) indica che, a livello globale, il 75% dei Ceo è convinto del vantaggio competitivo che l’AI generativa può portare al business e che il 50% sta già integrando funzionalità di AI generativi a propri prodotti e servizi. A livello italiano, 6 grandi imprese su 10 hanno avviato progetti di AI. “La democratizzazione dell’AI generativa che si è raggiunta in questi mesi sta facendo sì che l’intelligenza artificiale sta rapidamente diventando più accessibile e applicabile a tutte le organizzazioni, indipendentemente dalle loro dimensioni e risorse. Quindi anche per le Pmi. Non solo per una maggiore facilità d’uso, ma anche perché l’AI generativa basata su modelli fondativi ha abbassato le barriere di ingresso in termini di investimento e di competenze necessarie”. E ora che prodotti e soluzioni di AI sono di più facile accesso e integrabili nei sistemi e nei processi esistenti, le organizzazioni più piccole, con un minor numero di sistemi legacy, sono in una posizione migliore per sviluppare e implementare l’AI rispetto al passato. 

Ma cosa è necessario fare? “Le tre chiavi del successo sono visione, risorse e fiducia. Investire nella giusta AI, quella che può essere implementata in modo sicuro, etico, responsabile e trasparente e con rischi sono adeguatamente mitigati, perché questo può aggiungere un enorme valore a un’organizzazione. E investire in formazione e sviluppo di competenze in AI perché è il disallineamento tra percorsi formativi e modo del lavoro che dovrebbe maggiormente preoccuparci rispetto al timore che l’AI possa sostituire l’essere umano. Il gap, tra formazione e mondo del lavoro, può essere colmato solo da un rinnovato impegno sinergico tra pubblico e privati, con un grande impegno da parte delle imprese a formare capitale umano. Dobbiamo elevare il baricentro delle competenze professionali perché i lavori più ripetitivi e scarso valore umano aggiunto potranno essere svolti da automazione e AI, a vantaggio di altri più qualificanti”. 

Dal momento che l’incertezza globale è destinata a permanere nel 2023 –  per assetti geopolitici, crisi delle catene di produzione e di approvvigionamento, costo dell’energia e delle materie prime, inflazione e aumento del costo del denaro, aumento degli attacchi informatici e cambiamenti climatici – “occorre strutturarsi per navigare tra le incertezze, elevare il grado di resilienza agli eventi inattesi e aumentare la capacità competitiva facendo leva su innovazione, tecnologia e competenze professionali“. Questo per i leader aziendali significa essere consapevoli delle tendenze globali che influenzano le loro attività a breve e a lungo termine. Intraprendere azioni tempestive per trarre il massimo vantaggio da esse. “Tali azioni saranno tanto più efficaci nel breve periodo se attivate con intensità e, nel lungo termine, se sostenute da un percorso continuo e coerente”.

Un recente rapporto di Ibm, dal titolo Seven Bets, esplora le sette tendenze globali che avranno un impatto sui settori di industria nei prossimi tre anni e le scommesse che i leader dovrebbero cogliere per capitalizzarle appieno. “Tra queste, ne spiccano tre – la sostenibilità, la riconfigurazione delle supply chain globali e l’ascesa dell’intelligenza artificiale generativa – che, sebbene sembrino sfide complesse, in realtà rappresentano importanti opportunità per le imprese di incrementare la propria efficienza e competitività”.

La cybersecurity, d’altro canto, continua a rimanere un tema di grande attenzione: l’ultimo Cost of a Data Breach Report 2023 realizzato da Ibm e condotto su 553 organizzazioni (di cui 24 in Italia), ha analizzato in modo approfondito i vari fattori che influenzano il costo di una violazione dei dati, rilevando i vantaggi portati dall’intelligenza artificiale e dall’automazione. “Secondo questo report, AI e automazione hanno il maggiore impatto sulla capacità di un’organizzazione nell’accelerare il processo di identificazione e contenimento delle violazioni. Le aziende che fanno largo uso di AI e automazione nella gestione della sicurezza hanno registrato un ciclo di vita della violazione dei dati più breve e un impatto dei costi inferiore”.

Giannelli, ServiceNow: “L’AI enterprise poggia sulla qualità dei dati”

In casa ServiceNow, il percorso di introduzione dell’intelligenza artificiale è iniziato anni fa, in modo mirato su use case specifici, ma oggi la grande novità dell’AI generativa permette un’interazione tra umano e macchina mai sperimentata prima. Con un approccio differente per l’AI in ambito aziendale. “Le obiezioni sui concetti di sicurezza, privacy delle informazioni e correttezza delle risposte dell’AI generativa, sono più che fondate in un ambito di interazione generico. La differenza nell’adozione in ambito enterprise, pubblico e privato, la faranno due elementi fondamentali: la knowledge base su cui questa intelligenza dovrà essere istruita e la qualità dei dati presenti nella stessa knowledge base.

Filippo Giannelli, Area VP & country manager, Italy di ServiceNow
Filippo Giannelli, Area VP & country manager, Italy di ServiceNow

In ambienti aziendali con informazioni certificate, si potrà diminuire la percentuale di risposte non corrette in modo significativo, facilitando l’adozione e aumentando la produttività in modo significativo. Vantaggi su dati e processi già certificati inseriti nella piattaforma ServiceNow, che facilita anche la comunicazione e l’interazione dentro e fuori ogni organizzazione”. Diversi scenari prevedono l’AI generativa, dalla gestione clienti e dipendenti, a quella di sistemi, processi e dati, per aumentare la produttività, consentendo a dipendenti, clienti, fornitori e executive di poter aver più tempo su attività core e non su attività ripetitive e scarsamente produttive per il business. 

“La sfida delle competenze è tra le principali da affrontare nel corso del 2024. In ambito IT, servono specializzazioni di valore in tutti gli ambiti, e le risorse presenti sul mercato sono inferiori di molto alla richiesta. La soluzione per coprire questo gap risiede nell’adozione di soluzioni low-code e no-code supportate da algoritmi di AI generativa. In questo modo la creazione di applicazioni, ad esempio, potrà essere accelerata in modo decisivo e potrà soddisfare le necessità di nuovi servizi, sia interni che esterni all’azienda”. 
A questa segue l’ambito della sicurezza “decisivo per la reputazione, la compliance e la riduzione del rischio di tutte le aziende pubbliche e private, perché una trasformazione digitale veloce richiede l’utilizzo di sistemi che abbiano la sicurezza come elemento fondante del proprio modello”.

Ma il Pnrr, un tema un po’ in sordina?

Il Pnrr ha tenuto banco in modo importante nell’edizione del Forum lo scorso anno mentre nell’edizione 2023 il tema è rimasto un po’ in sordina. Il grande slancio legato alla Missione 1 di digitalizzazione del Paese ha creato molte aspettative anche tra i fornitori di tecnologia, che lo hanno considerato un importante volano di progetti e di business. Ma non tutto è andato come ci si aspettava. Un’ultima battuta da tutti i Ceo sul tema. A che punto siamo?

Giannelli, Service Now: “Nella precedente legislatura sono stati ridotti i tempi dei bandi e delle gare, ed è un bene. Aumentare la velocità di assegnazione e di esecuzione dei progetti risulta un parametro decisivo per il successo del Pnrr e in alcuni settori questo volano ha funzionato, perché è riuscito a infondere entusiasmo in tutto l’ecosistema. In sintesi, abbiamo notato nel mercato un ottimo riscontro sulle nostre soluzioni e abbiamo visto che il Pnrr ha permesso di accelerare progetti esistenti con grande successo. Il punto fondamentale per il successo della missione di digitalizzazione del Pnrr risiederà nell’execution continua dei piani annunciati.
Rimangono alcuni settori chiave in ambito pubblico che devono ancora mettere a terra le diverse progettualità, e ciò è necessario per non interrompere il buon ritmo imposto diversi mesi fa”.

Bassoli, Hpe: “Il Pnrr rappresenta un’opportunità unica per completare la piena e integrata digitalizzazione del nostro Paese e colmare i gap che ancora sconta rispetto ai principali partner europei e internazionali. Tuttavia, come dimostra la revisione del Pnrr che il Governo ha presentato nelle scorse settimane alla Commissione Europea, sono evidenti le difficoltà che l’Italia sta affrontando per attuare in modo efficace e nei tempi previsti i progetti previsti dal Piano: si registrano infatti ancora, soprattutto a livello locale, molte stratificazioni normative, regolamentazioni complesse, inadeguate e non omogenee che ritardano la trasformazione digitale e aggravano i divari tra le aree.
Occorre quindi che tutte le forze della società lavorino insieme per raggiungere gli obiettivi del Piano. Il nuovo Codice degli Appalti ha rappresentato senza dubbio un primo importante passo in questa direzione, che speriamo prosegua nei prossimi mesi attraverso una serie di politiche mirate a incentivare e supportare le aziende che investono per completare la transizione digitale dell’Italia e che sono impegnate a mettere a terra i progetti”.  “D’altro lato il 5G privato – che ricopre un ruolo centrale nel Pnrr e nella Nuova Strategia per la Banda Ultralarga presentata ad agosto dal sottosegretario Butti – offre alle aziende, che devono affrontare sfide complesse di connettività in ambiti vasti e in zone remote, i livelli di copertura, affidabilità e mobilità necessari per innovare i propri sistemi produttivi e modelli di business”.

Manghi, Cisco: “Alcuni progetti della Missione 1 del Pnrr sono finalmente partiti e hanno già realizzato significativi progressi, come il progetto del Polo Strategico Nazionale (Psn), la piattaforma cloud pubblica nazionale per razionalizzare centinaia di data center distribuiti in altrettanti enti pubblici, creando maggiore efficienza e dando l’opportunità di migliorare sensibilmente la qualità dei servizi. E’ già attivo e potrà accelerare la transizione dei dati e delle applicazioni nei prossimi mesi verso una piattaforma cloud sicura e ad alte prestazioni.  Sul fronte privato, questa edizione del Forum avviene in un momento in cui i dati macroeconomici riflettono alcune criticità registrate negli ultimi dodici mesi, in particolare legate all’inflazione, ai costi energetici, alle difficoltà in alcune supply chain globali di grande valore. Queste criticità stanno ora mostrando un deciso miglioramento, che consente di guardare al futuro con maggiore positività e con la consapevolezza che l’innovazione digitale rimane centrale per aumentare la competitività delle imprese, sviluppare le competenze più richieste sia nel settore pubblico che privato, e favorire la sostenibilità dei processi produttivi.
A dimostrazione di ciò, ad un sondaggio lanciato durante il Forum tra i partecipanti, oltre la metà ha risposto che intende aumentare i propri investimenti, anche in digitale, nei prossimi 12 mesi. “E le prossime fasi del Pnrr non possono che aiutare questa tendenza positiva e offrire nuove interessanti opportunità”.

Esposito, Microsoft: “Il digitale resta e resterà un punto chiave del Pnrr e una delle leve di crescita del Paese. Stiamo vedendo i primi progetti prendere vita in particolare sul fronte della pubblica amministrazione per modernizzare servizi a cittadini ed imprese. Restiamo convinti che sia necessario favorire ulteriormente l’accesso ai fondi da parte delle imprese in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, anche su scenari innovativi come quello dell’intelligenza artificiale, favorendo al contempo la creazione delle giuste competenze digitali. Serve continuare a investire per accelerare su nuovi scenari, accelerare la digitalizzazione di più di 113mila Pmi del Paese: uno sforzo senza precedenti che colmerebbe il gap accumulato sul fronte digitale e innovazione in tanti anni”.

Rebattoni, Ibm: “Il Pnrr rappresenta una grande opportunità, una rotta da seguire seppure con gli opportuni aggiustamenti richiesti dallo scenario attuale, per il rilancio del Paese. Un rilancio che si basa sul potenziale trasformativo del blu e sulla leva del green per una crescita sostenibile nel tempo. Un dato fra tutti: il Pnrr italiano destina il 25% delle risorse alla digitalizzazione e circa il 37% per investimenti in ambito green, con percentuali più alte rispetto agli altri Paesi. Risorse che consentono di gestire l’emergenza e le crisi, energetica, economica e sociale, ma che al contempo consentono di indirizzare una roadmap di trasformazione del Paese all’insegna della resilienza e della competitività. Un piano ambizioso che richiede un approccio di sistema, facendo rete e mettendo a disposizione la rispettiva esperienza per dare il proprio contributo, nel quadro della governance e dei processi definiti dalle Istituzioni”. 

In questa ottica, Ibm ha avviato già nel 2020 un percorso di analisi del Pnrr, volto a fornire spunti e proposte supporto del Piano. Tale percorso è proseguito nel tempo e nel 2023, alla luce di un contesto profondamente mutato ed in ragione dell’evoluzione del Pnrr, ha elaborato il Documento “Costruiamo insieme i cantieri per un Paese pronto al futuro“, che rappresenta il punto di vista di Ibm per fornire un contributo concreto, alla gestione delle sfide attuali e future e all’implementazione del Piano.

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