Già ora, ed ancora di più nei prossimi anni, si gioca la partita per la nostra sanità. La disponibilità dei fondi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e a React-EU (un pacchetto complessivo di circa 20 miliardi di euro) consente di investire per realizzare la rete delle componenti di prossimità, in alcune regioni quasi “reinventare” la sanità territoriale, puntare sulla ricerca con la digitalizzazione come elemento trasversale e pervasivo. I fondi però, da soli, senza una “visione progettuale” non risolvono il tema ed anzi, potrebbero esporci a rischi importanti che pagherebbero le generazioni successive. Si tratta di evitare l’erogazione “a pioggia”, puntare su progetti concreti, definiti, monitorare la realizzazione nei tempi. Si tratta inoltre di individuare progetti effettivamente “trasversali” al sistema che possano portare effetti positivi su tutto il territorio, e per fare questo servono capacità di monitoraggio e coordinamento, nuovi modelli di “procurement”, partnership tra gli attori coinvolti, nell’idea di passare dall’idea di One Health a quella di One Digital Health

Fernanda Gellona
Fernanda Gellona, direttore generale Confindustria Dispositivi Medici

“La pandemia prima di tutto ha evidenziato il valore fondamentale di un “progetto sanità” ed il riconoscimento della salute come area strategica per il Paese, anche dal punto di vista economico, per cui servono e sono fondamentali le risorse per passare da un’idea di “sistema sanitario” a un’idea di “ecosistema sanitario” – esordisce Fernanda Gellona, direttore generale Confindustria Dispositivi Medici. Questo passaggio richiede di tenere al centro la digitalizzazione e di modellare l’assistenza territoriale facendo leva sui dati per organizzare meglio le prestazioni, riorganizzare gli ospedali a partire anche dal rinnovamento del parco tecnologico, in modo che l’ospedale diventi un centro di eccellenza specializzato per gli “acuti”. “Progetti impensabili da realizzare però senza prima riuscire a superare il problema della banda larga.

Andrea Cavalli, principal nvestigator Computational and Chemical Biology per conto di Iit

E’ il punto cui si allaccia anche Andrea Cavalli, Principal Investigator – Computational and Chemical Biology presso l’Istituto Italiano di Tecnologia: “La digitalizzazione carente è il primo problema da superare, in primis per approdare ad un’effettiva valorizzazione del dato. Lo stesso Fascicolo Sanitario Elettronico, realizzato a macchia di leopardo, potrebbe essere ripensato in questa prospettiva, sfruttando il vero vantaggio dei metadati. Innescando effettivamente una serie di vantaggi anche per la realizzazione di modelli di telemedicina di eccellenza, cui siamo molto, molto distanti oggi nella pratica e che è evidente che nelle sue migliori espressioni necessità delle migliori reti (5G)”. Serve quindi una cabina di regia chiara perché il Pnrr possa liberare tutto il suo potenziale. Vi sono, per fortuna già, punti fermi di riferimento. “Entro il 2026 è fissato il termine ultimo per “digitalizzare” il Paese – si inserisce Marco Gay, presidente Anitec-Assinform –  e se il mercato digitale in Italia nel periodo della pandemia (2020) di fatto è rimasto flat, proprio durante il blocco di tante attività la tecnologia ha offerto il supporto necessario per assicurare l’operatività, alla sanità in primis; hanno lavorato bene le startup, hanno prevalso i vantaggi della cosiddetta open innovation, e comunque le tecnologie legate ai digital enabler hanno continuato a crescere a doppia cifra”.

Marco Gay, presidente Anitec-Assinform
Marco Gay, presidente Anitec-Assinform

Ora tutto il comparto Ict è tornato a crescere, bisogna fare in modo che la digitalizzazione nella sanità come negli altri verticali e per tutto il Paese non avvenga a velocità diverse “ed in questo, il partenariato pubblico/privato e coltivare le competenze, oltre alla mera proposizione tecnologica giocheranno un ruolo fondamentale”.

Gli ultimi due anni, pur in emergenza, hanno rappresentato un’importante palestra nell’attivare una serie di “slanci” impensabili prima.

Si tratta di non perdere il “boost” e riuscire a fare diventare “ordinario” quanto si è fatto di buono giorno per giorno, “di coniugare ora sui progetti attenzione e tempestività che sarà un fattore di successo anche nell’approntare i progetti legati al Pnrr.

Giovanni Migliore, presidente Fiaso

Giovanni Migliore, presidente Fiaso: “Bisognerebbe di fatto riuscire a ragionare come se i cinque anni disponibili fossero già passati, per non lasciare ai figli in eredità, oltre alla restituzione di parte delle risorse concesse, un nulla di fatto”. Il Servizio Sanitario Nazionale rappresenta un valore immenso proprio con le sue caratteristiche di “universalità” e la capacità di fare squadra dimostrata nei momenti più critici dovrebbe essere il tesoro da preservare.

“I fondi disponibili – fa eco Michele Nicchio, presidente Aioppossono rappresentare un aiuto fondamentale, a patto di capire innanzitutto come si vuole sia il nuovo sistema, evidentemente non solo nell’ottica dei problemi che Covid-19 ha portato alla luce, e per non perdere la prospettiva generale”.

Da una parte quindi giusto ripensare alle strutture di ricezione, al parco tecnologico da rinnovare, ma anche al Fascicolo Sanitario, “consapevoli della stretta necessaria relazione tra il tema della digitalizzazione e quello dell’assistenza territoriale, così come del fatto che nel confronto con gli altri Paesi europei, non è vero che la spesa per la sanità italiana sia maggiore rispetto al Pil”.

Michele Nicchio, presidente Aiop
Michele Nicchio, presidente Aiop

Ma è certo invece che le risorse sul territorio per funzionare hanno bisogno di avere “dietro” medici, infermieri, personale competente di cui c’è carenza, e pur muovendoci ora continuerà ad esserci anche per i prossimi anni. In un contesto in cui la domanda di servizi continuerà a crescere, “l’innovazione digitale sarà fondamentale per fare sì che questa domanda sia sostenibile, dopo decenni di programmazione errata e la perdita di migliaia di risorse, anche per i numeri chiusi nelle università e le carenze di borse di studio per la specializzazione”

La gestione delle tecnologie e delle risorse sul territorio per certi aspetti rappresenta davvero la “prima sfida”, ed i fondi del Pnrr rappresentano in questo senso una risorsa fondamentale, “ma il contesto è decisamente complesso – spiega Lorenzo Leogrande, past president Aiic -.

Lorenzo Leogrande, past president Associazione Italiana Ingegneri Clinici

Perché si tratta di capire come gestire tecnologie e risorse sul territorio, fuori dagli ospedali, di coniugare le progettualità sulla componente strutturale, infrastrutturale ed organizzativa, “ben lungi dall’idea di mettere in campo progetti tecnologici fine a loro stessi o spese importanti su tecnologie di macchinario, che senza dubbio sono indispensabili, ma da sole proiettano vantaggi solo nel breve termine e non di sistema”. “Che sono quelli che servono sulla base di quattro concetti chiave – interviene Giuseppe Seghi Recli, rappresentante Farmindustriauna società che ponga al primo posto la salute all’interno di un framework predictable, quindi che comprende anche politiche attente all’industria farmaceutica, come infrastruttura “critica” per il Paese. Non solo dal punto di vista dell’economia tout court, ma anche delle economie dei dati che nei “silo” non possono produrre valore e di fatto restano inutilizzati.

Giuseppe Seghi Recli, rappresentante Farmindustria
Giuseppe Seghi Recli, rappresentante Farmindustria

Serve quindi un modello unitario integrato con un’ampia ma tutelata disponibilità del dato il cui alto valore è evidente, per operare bene. L’accesso ai dati secondari è quindi importante, per l’industria, e può essere organizzato senza rinunciare alla necessaria supervisione del processo da parte di un ente predisposto, per esempio, a vantaggio della possibilità di adire modelli predittivi validi che sono fondamentali. “Strutturare in modo organico i progetti, perché i loro vantaggi non si esauriscano con la fine della disponibilità dei fondi sarà la vera scommessa – riprende Michele Uda, direttore generale Egualia – e il tema dell’attenzione verso l’industria farmaceutica non può non interessare.

Michele Uda, direttore generale Egualia
Michele Uda, direttore generale Egualia

La governance del farmaco, ripensare alle politiche di acquisto pubbliche e l’attenzione riguardo dove insistono le logiche di produzione di medicinali essenziali (dal punto di vista geografico, con relativa centralità dell’Europa), non possono essere capitoli trascurabili, tanto quanto l’integrazione effettiva tra gli strumenti che già abbiamo a disposizione e l’effettiva loro accessibilità “digitale”.

“Inoltre, impostare percorsi diagnostici/terapeutici integrati con il digitale senza accessi digitali efficienti su tutto il territorio non è possibile”. Per questo è vitale che qualsiasi piano sia congruo ad indirizzare  tre aspetti chiave – organizzazione, digitale e competenze digitali (sia dal punto di vista della reale disponibilità che della loro alfabetizzazione digitale) – e che sia esteso l’orizzonte prospettico alla valorizzazione del dato “sanitario” anche per quanto riguarda tutti i percorsi amministrativi”.

 Leonardo Vingiani, direttore Federchimica Assobiotec
Leonardo Vingiani, direttore Federchimica Assobiotec

“Consola – chiude Leonardo Vingiani, direttore Federchimica Assobiotec – che nella visione alla base del Pnrr, la salute riacquisti un’importante centralità, consapevoli che i fondi in questo settore sono “soldi investiti, non spesi e rafforzare il sistema sanitario nazionale di fatto significa rafforzare l’intero ecosistema”. Così come gli impegni nell’ambito lifescience, un ambito in cui il trasferimento delle competenze scientifiche e digitali, private e pubbliche è fondamentale e rappresenta un patrimonio su cui insistere e lavorare.

 

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